Scissione Pd, Letta: non può finire così. Orlando: se serve mi candido

Politica

Si lavora ad oltranza per evitare la scissione e riconciliare le varie anime del partito dopo l’assemblea di domenica. Il ministro della Giustizia insieme a Cuperlo e Damiano starebbe pensando di dare vita ad una nuova area. Il governatore Rossi annuncia: “Pronto a restituire la tessera”. Pisapia: "Non si può essere uomo solo al comando"

All'indomani di un'assemblea che ha confermato le divisioni interne nel Pd, le varie anime del partito democratico proseguono le trattative per scongiurare la scissione in attesa della riunione della direzione di domani, martedì 21 febbraio.

 

Orlando contro la scissione - "Se la mia candidatura è in grado di far ripensare chi ha preso la strada della scissione io sono in campo, più importante di noi è il destino del Pd”, ha detto il ministro della Giustizia, Andrea Orlando. "Ancora nulla è successo, bisogna lavorare per evitarla, finché qualcuno non metterà la parola fine, noi continueremo a lavorare”, ha dichiarato il ministro. “Ho parlato con Emiliano, con Speranza, con Rossi in questi giorni. Non so bene con che risultati, ma continuerò a farlo fino all'ultimo minuto utile per evitare che questa vicenda, che ha un segno doloroso, si compia”. Secondo Orlando la scissione “non è un punto di forza per il governo, che comunque deve rimanere finché ha la fiducia delle Camere”.

 

Intanto il ministro della Giustizia starebbe lavorando con Gianni Cuperlo e Cesare Damiano alla nascita di una nuova area dentro il Pd. I tre esponenti ex ds, che domenica in assemblea hanno caratterizzato i loro interventi all'insegna dell'unità del partito e dell'equidistanza, si sono trovati d'accordo, nella riunione, sulla necessità di un'area larga che avanzi una proposta politica nuova per rifondare il Pd. 

 

Lo sfogo di Letta - L’ex premier Enrico Letta ha invece affidato il suo commento a Facebook. "Guardo attonito al cupio dissolvi del Pd. Mi dico che non può finire così. Non deve finire così. Oggi non ho altro che la mia voce e non posso fare altro che usarla così, per invocare generosità e ragionevolezza. Mai avrei pensato 3 anni dopo che si potesse compiere una simile parabola".

 

 

Pisapia: "Non si può essere uomo solo al comando" - "Se si pensa di essere un uomo solo al comando si sbaglia". Giuliano Pisapia, ex sindaco di Milano, si è riferito così a Matteo Renzi e alle difficoltà del Pd. "Essere un uomo solo al comando non permette di agire. Bisogna avere il coraggio di riflettere e di correggere il tiro se necessario, invece di continuare a scusarsi". Secondo l'ex primo cittadino lombardo, "una scissione è sempre una sconfitta. Abbiamo nel Paese milioni di persone di sinistra e di centrosinistra che hanno idee diverse. Facciamo un 'condominio' in modo tale che si stia assieme ma non si litighi ad ogni assemblea".

 

Le voci della minoranza - E mentre Michele Emiliano attende l’ultima risposta da Renzi, altri esponenti dell’area bersaniana Sinistra Riformista hanno fatto sapere che non prenderanno parte domani alla direzione del Pd. "Per me non ci sono le condizioni per stare nel congresso, e non credo andrò alla prossima direzione del Pd dopo quello che è accaduto ieri", ha detto Speranza. "Ci aspettavamo che nelle repliche di Renzi ci fosse un messaggio di riapertura della discussione. Non è avvenuto. Lui ha fatto una scelta molto chiara, che va nella direzione di rompere il Pd”.

 

Tra i leader dell’opposizione interna al Pd c’è anche Enrico Rossi, governatore della Toscana che ha accusato Renzi per la possibile scissione. "Stavo pensando di rispedire la tessera alla mia sezione. Non c'è spazio in questo partito". Poi ha paventato la possibilità che nasca un nuovo gruppo "formato da chi esce dal Pd e chi esce da Sinistra Italiana, ma che sosterrà il governo Gentiloni".

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