Roma, i nodi da sciogliere dalla giunta Raggi sul nuovo stadio

Politica
Un rendering del progetto dello stadio dell'As Roma, in una immagine del 30 maggio 2016

Due le posizioni sull'impianto a Tor di Valle. La prima, guidata dall'assessore in bilico Paolo Berdini, è per un taglio drastico delle cubature. La seconda, con la sindaca e altri importanti esponenti del M5S, è per un taglio più morbido. Decisione entro il 3 marzo

Una decisione deve essere presa entro il 3 marzo, come richiesto dalla Conferenza dei servizi. Ma i nodi da sciogliere sul nuovo stadio della Roma a Tor di Valle rimangono tanti. Primo fra tutti quello sulle cubature. Con una parte del Movimento 5 Stelle che spinge per un taglio drastico e un’altra a favore di un taglio più morbido. A complicare tutto c’è la posizione dell’assessore all'Urbanistica Paolo Berdini, che ha in mano il dossier e guida il fronte del taglio drastico: dopo il discusso “colloquio” con un giornalista della Stampa e gli attacchi rivolti alla sindaca Virginia Raggi, il suo ruolo all’interno della giunta è sempre più in bilico.

Il progetto - Per capire le diverse posizioni sullo stadio della Roma, bisogna partire dall’inizio. Il progetto della società giallorossa prevede di realizzare a Tor di Valle uno stadio con una capienza massima di 60mila spettatori, il nuovo centro sportivo della prima squadra, tre torri alte fino a circa 200 metri (da adibire a uffici e un albergo), un'area commerciale di 5 ettari e aree verdi per 63 ettari. Per collegare il tutto alla città saranno realizzate anche opere pubbliche per un totale nel progetto di 445 milioni di euro, tra cui due ponti pedonali e uno per le auto, uno svincolo di collegamento con la Roma-Fiumicino e un finanziamento per un trasporto pubblico su ferro. Ma ci sono anche opere infrastrutturali come l'unificazione della via del Mare con Via Ostiense dal Gra allo stadio e la messa in sicurezza del Fosso del Vallerano. In totale, il progetto prevede 974mila metri cubi di cemento.

La posizione di Berdini - Il nodo è tutto sulle cubature inserite nel progetto, considerate di gran lunga troppo ampie dall'urbanista di sinistra della giunta cinquestelle. Berdini, che più volte ha ribadito “sapete benissimo che lo stadio lo voglio fare quindi evitate di dire bugie”, chiede di tornare nell'ambito del Prg di Roma e crede quindi che vada costruito solo lo Stadio e poco più, e non il complesso edilizio presentato nel masterplan. Insomma, “i grattacieli no!", come ha tuonato a novembre. In una lettera al Fatto quotidiano, dopo la bufera per i commenti sulla Raggi, l'assessore si dice vittima di una “macchina del fango” e aggiunge che “la posta in gioco è alta e si chiama Stadio di Tor di Valle, la più imponente speculazione immobiliare del momento in Europa”.

Il dialogo sulle cubature - Ai primi di febbraio il progetto iniziale è stato bocciato dal Campidoglio, che ne ha chiesto la modifica. La posizione di Berdini e dei suoi, favorevoli a un drastico taglio di cubature, sembra però ormai sorpassata da quella dell'ala “dialogante” del M5S, pronta a chiudere un accordo con una diminuzione delle cubature tra il 20 per cento e il 40 per cento. Si passerebbe, così, dai circa 900mila metri cubi del vecchio progetto a meno di 600mila. Una bella sforbiciata al cemento, certo, ma ben lontana dall'idea di Berdini, fermo a 330mila in ossequio al piano regolatore vigente. Fanno parte dei “dialoganti” l'assessore allo Sport Daniele Frongia e la stessa Virginia Raggi, che hanno scelto la strada del compromesso con i proponenti, cioè la As Roma e il costruttore Parnasi.

Il rischio ricorso - La posizione del taglio morbido sulle cubature, quindi, al momento è quella ufficiale del Campidoglio. E poggia su almeno due pesanti pilastri. Il primo è il timore di un ricorso da parte della Roma e di Parnasi (i loro avvocati sarebbero già stati messi in pre-allarme), che sarebbe salatissimo in termini economici per le già disastrate casse capitoline. E poi c'è il pubblico consenso, di cui Raggi in questo momento della sua vicenda politica ha bisogno più che mai, specie dopo il pressing esplicito di Francesco Totti e Luciano Spalletti con l'hashtag #famostostadio. I tempi però sono molto, molto stretti: la deadline della Conferenza dei servizi è il 3 marzo.

Di Maio e Di Battista d'accordo con Raggi - “In questi giorni ci siamo molto concentrati sulla revisione finale del progetto per la realizzazione dello stadio a Tor di Valle. Sulla base di un percorso di confronto avviato nelle ultime settimane per verificare gli atti necessari alla conclusione della procedura entro il 3 marzo, abbiamo attivato dei tavoli tecnici con i proponenti. Obiettivo: lavorare con determinazione alla fattibilità del progetto nel rispetto delle regole”, ha scritto qualche giorno fa Raggi sul sito del Comune. Ad appoggiarla ci sono anche altri esponenti di spicco del Movimento 5 Stelle. Come Luigi Di Maio: “Noi in campagna elettorale abbiamo detto che andava fatto e questo è un nostro obiettivo. Su come va fatto ci sono delle trattative in corso per rispettare i valori del nostro programma". E Alessandro Di Battista: “Quando il Movimento dice che una cosa si fa, si fa. Ma non posso tollerare che il progetto Stadio sia una minima parte di un progetto di un enorme quartiere. Sono sicuro che si metteranno d'accordo e troveranno una soluzione".

Nel 2014 le obiezioni del M5S - Sono passati poco più di due anni da quando, il 22 dicembre 2014, sul blog di Beppe Grillo veniva pubblicato un decalogo, firmato dal M5S di Roma (all'epoca all'opposizione), con le obiezioni contro lo stadio della Roma. La prima era: "Con la scusa dello stadio si costruisce un intero quartiere , intasando un quadrante della città". La decima: "L’area è palesemente inidonea dato l’elevato rischio idrogeologico".

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