Riforme, Renzi: "Basta scontri sul lavoro"

Politica

Botta e risposta tra il premier e la leader della Cgil Susanna Camusso, che dice: "E' stato lui a innescare il confronto, tocca a lui risolverlo". Statali sabato in piazza, pronti a fare il primo sciopero da dieci anni

Ancora un duro botta e risposta, a distanza, tra il premier Matteo Renzi ed il leader della Cgil, Susanna Camusso. "Guai a pensare che si possa fare del mondo del lavoro il terreno dello scontro", dice il presidente del Consiglio dall'inaugurazione del nuovo stabilimento di Piaggio Aerospace a Villanova d'Albenga, in provincia di Savona. E' "stato Renzi a innescare lo scontro sul lavoro", dividendo anche i lavoratori (tra "pubblici e privati, tra stabilizzati e non stabilizzati", tra i 'vecchi' e i 'nuovi') e togliendo i diritti invece di estenderli, e quindi tocca a lui "risolverlo", ribatte il numero uno del sindacato di corso d'Italia. Che poi rincara: "Noi ci mettiamo la faccia, stiamo con i lavoratori e prendiamo le manganellate", riferendosi agli scontri tra operai e forze dell'ordine al corteo per l'Ast della scorsa settimana.

Renzi: "Non dividere il mondo del lavoro" - Già nei giorni scorsi il premier, intervenendo all'assemblea degli industriali a Brescia, aveva parlato di "un disegno per dividere il mondo del lavoro" (tra "lavoratori e padroni") andando allo "scontro verbale e non solo". E aveva ammonito a non "sfruttare il dolore dei cassintegrati e dei disoccupati" per attaccare il governo. Pronta era arrivata la replica della Cgil ("evoca fantasmi e complotti"), secondo cui la strada intrapresa da Renzi "e' proprio quella che divide il Paese".

Camusso: "E' Renzi che ha proposto la linea della divisione" - Il premier torna, quindi, sull'appello già "fatto" e che "rifarò", dice parlando proprio della riforma del mercato del lavoro, affinché ci sia la "capacità di non mettere gli uni contro gli altri" ("si possono avere idee diverse, opposte, è normale, è la bellezza del confronto e della dialettica democratica" ma "guai", appunto, a farne un terreno di scontro). Affinché ci sia il senso di "appartenenza" alla fabbrica, al luogo di lavoro, dice citando Gaber. Per Camusso, invece, Renzi "deve interrogarsi sulla linea che ha proposto", quella "della divisione", e "deve risolvere lo scontro". E la premessa è che "dobbiamo ragionare su un mondo del lavoro unito e unitario e per questo la prima condizione è togliere di mezzo le divisioni e le volontà di ulteriori divisioni".

Statali scendono in piazza - Ma intanto si alza la tensione anche sul fronte degli statali.  In 50 mila sfileranno sabato per le vie del centro della Capitale contro quello che considerano l'ultimo smacco: l'ulteriore, il sesto, anno di blocco salariale. A manifestare stavolta non sono le tute blu ma i travet, per una protesta che, non era mai accaduto prima d'ora, vedra' insieme non solo la Cgil, la Cisl e la Uil, ma anche tutte le categorie del pubblico impiego, dalla scuola alla sanita', dai ministeri agli enti locali. Tutti già  pronti, fanno sapere i sindacati, a incrociare le braccia per il primo sciopero dopo quasi dieci anni.



P.A. pronta allo sciopero generale -  "Domani la piazza ci suggerirà di decidere lo sciopero generale - ha detto Giovanni Torluccio, della Uil Fp - ed è chiaro che va fatta prima dell'approvazione della legge di stabilità".  I sindacati sembrano pronti a una battaglia senza quartiere, oltrepassando le forme tradizionali di protesta. La Cgil, ad esempio, invita i supplenti delle scuole superiori che "non vengono pagati" dallo Stato a "mandare le loro bollette direttamente al presidente del Consiglio, così le pagherà lui". Le preoccupazioni più forti sono concentrate sui precari della Pa (120 mila escluso il settore dell'istruzione). E si teme anche per i dipendenti delle province, che seppure a tempo indeterminato, si troveranno ad affrontare una riforma che porta al superamento di quel livello di governo. Ma Madia rassicura: "il posto verrà garantito a tutti" anche attraverso il ricorso alla mobilità: "un grande processo" di cui "nessuno deve "avere paura".

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