Pd, Epifani: "Congresso l'8 dicembre. No ad aumento Iva"

Politica
Il segretario Pd Guglielmo Epifani sul palco dell'assemblea a Roma (Ansa)

Il segretario, all'Assemblea democratica, dà la sua indicazione per fissare l'appuntamento in cui sarà eletto il suo successore. Poi chiede al governo che non scatti l'aumento dell'imposta. Renzi: "Ora parliamo dei temi che interessano gli italiani"

"Fissare la data del congresso l'8 dicembre". E' quanto propone il segretario Pd Guglielmo Epifani all'assemblea nazionale del Pd, riunita venerdì 20 settembre. Un incontro, quello dell'assemblea, atteso perché il Partito democratico è diviso al suo interno. Epifani ha specificato che si tratta appunto di una proposta visto che l'indizione spetta alla presidenza. La data indicata già circolava come quella più accreditata, lontana sia dalle richieste dei renziani che avevano proposto il 24 novembre, sia dai bersaniani che erano orientati sul 15 dicembre.
La proposta suscita l'ironia di Renzi: "Pare che abbiano deciso per l'8 dicembre... Prima era il 24 novembre, poi il 15 dicembre... - dice - Basta che non sia Natale. L'importante è che finalmente il Pd smetta di parlare di regole, date, organizzazione e cominci a ragionare finalmente sulle cose che interssano gli italiani".



Le richieste al governo - Durante l'assemblea, Epifani ha preso la parola dal palco di Roma chiedendo "al governo che non scatti l'aumento dell'Iva. Troverei fortemente sbagliato che dopo aver tolto l'Imu si vada ad aumentare un punto dell'Iva" andando a pesare sui ceti popolari (GUARDA IL VIDEO). Sempre sull'Iva ha aggiunto che non ci sarebbe la discussione sull'aumento "se il governo di centrodestra, quando il Paese era sull'orlo del baratro, non fosse stato costretto a contrattare in Europa" un patto per "non finire come la Grecia".
Epifani ha sottolineato che il Pd non è il partito delle tasse: "Siamo il partito del fisco giusto ed equo di chi non vuole più condoni, difensori del principio che chi più ha più paga, chi meno ha meno paga".

Lo scontro col Pdl - Il segretario ha poi ribadito fermezza nella questione della decadenza di Silvio Berlusconi: "Mentre la priorità è la vera condizione del Paese tutto sembra puntare sul rapporto tra le vicende giudiziarie di Berlusconi e le conseguenze sulla vita del governo". Sul voto in Giunta, Epifani ha detto: "Noi rappresentiamo il primo partito del Paese. Dobbiamo essere coerenti con quello che ci chiedono gli elettori. Questa posizione l'abbiamo tenuta nel voto della giunta: il voto lo dimostra e lo dimostrerà nel resto del percorso". Rimane però il nodo della maggioranza in bilico: "La caduta del governo mi pare fuori dall'orizzonte delle cose che possono convenire nell'ottica del centrodestra. Ma il rischio è quello di un logoramento, una fibrillazione continua, una minaccia e un ricatto continuo che si alterna alla blandizia. Non è accettabile".
"Il tema della pacificazione non ha fondamento", ha detto il segretario riferendosi alle parole di Napolitano. "Per noi il governo di servizio è un'altra cosa: traghettare il paese verso un piano economico e sociale meno inclinato". "Tutto il mondo civile - ha aggiunto Epifani - non fa altro che applicare le sentenze della magistratura".

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