Sicilia, vince Crocetta. Boom di M5S e astensionismo

Politica

Il candidato Pd-Udc ottiene il 30,4%, Grillo primo partito con il 18,1%. All’indomani del risultato storico ampio spazio sui giornali a riflessioni e possibili conseguenze: dal non voto che rischia di pesare alle politiche "all’ultima chiamata" per il Pdl

E' arrivato solo a notte fonda il dato definitivo del voto in Sicilia: Rosario Crocetta è il nuovo presidente della Regione siciliana, eletto con il 30,4%. Il candidato di Pd, Udc, Socialisti e Api ha preceduto Nello Musumeci (Pdl, Cantiere popolare e Alleanza di centro) che si è fermato al 25,7%, a cui, comunque, spetta un seggio di deputato all'Ars. Giancarlo Cancelleri, candidato del Movimento 5 stelle, ha ottenuto il 18,1%. A seguire Gianfranco Micciché, sostenuto da Grande Sud, Pds-Mpa, Fli, Ppa con il 15,4%, Giovanna Marano (Sel e Idv) con il 6,0%. E ancora Mariano Ferro (Movimento dei Forconi) con l'1,5%, Cateno De Luca (Rivoluzione siciliana) con l'1,2%, Gaspare Sturzo (Sturzo presidente) con lo 0,9%, Giacomo Di Leo (Partito comunista dei lavoratori) con lo 0,2% e Lucia Pinsone (Volontari per l'Italia) con lo 0,1%.

Un risultato, quello siciliano, che apre nuovi scenari politici e pone diversi interrogativi ai partiti “tradizionali”. Così, sui quotidiani del 30 ottobre, ampio spazio è dedicato a commenti e riflessioni su questa tornata elettorale. E sulle sue possibili conseguenze anche in vista delle elezioni politiche che si terranno in primavera. Sicilia, terremoto alle urne è il titolo di Repubblica. “Prima dell’uragano di New York arriva lo tsunami di Sicilia. Basta che Beppe Grillo attraversi a nuoto lo Stretto di Messina e l’onda anomala investe l’isola. Devasta quasi tutto, a partire dalle “vecchie casematte” del potere di centrodestra. Tra le macerie si erge un’alleanza di centrosinistra, fragile e non autosufficiente. E si staglia un Movimento 5 stelle, agile e destabilizzante. Se questo esito del voto siciliano si proiettasse su scala nazionale, ne verrebbe fuori un quadro indecifrabile. E un Parlamento ingovernabile” scrive Massimo Giannini. Sempre su Repubblica, in un'intervista, il vincitore Crocetta assicura: "Con me Cosa Nostra farà le valigie".

Sul Corriere della Sera Massimo Franco si sofferma sull’alta percentuale di astensionismo, su quel “non voto che peserà in primavera”. E lo interpreta così: “E’ la voragine lasciata dalla triste decadenza di Silvio Berlusconi e del suo sistema di potere, che si traduce per ora in astensionismo, frammentazione e derive populiste. E riconsegna un’Italia senza vere maggioranze. E’ una prospettiva da non augurarsi, ma neppure da rimuovere: se non altro per non rimanere spiazzati”.

I giornali vicini al centrodestra mettono in evidenza la sconfitta del Pdl. Ultima chiamata per il Pdl. Quid o Morte titola il Giornale. “Non è andata bene, e questo si sapeva. Ma in Sicilia la caduta del Pdl non ha superato, se pur di poco, il punto di non ritorno, cosa che era nel novero delle possibilità” scrive Alessandro Sallusti. Batosta in Sicilia. Una crocetta sul Pdl titola Libero. E sotto: “L’isola al candidato del Pd. Ora il rischio è che nel centrodestra parta la caccia all’Angelino espiatorio. Non è lui che non va, ma tutti i dirigenti. E una linea politica incomprensibile”. “Chissà se adesso capiranno o faranno finta di nulla. Chissà se riconosceranno gli errori oppure, come già è capitato nel passato, tireranno avanti come prima. Io, dovendo scegliere, scommetterei su quest’ultima ipotesi, ovvero che neppure la batosta siciliana basterà a farli rinsavire” scrive Maurizio Belpietro.

L’Unità
sottolinea anche la debacle siciliana dell’Idv, Idv processa Di Pietro: No al partito personale e di Vendola che ha preso il 3% con una lista che inglobava anche Rifondazione, il Pdci e i Verdi. Ma che assicura: "Abbiamo la coscienza a posto, in Sicilia non potevamo fare altrimenti".

L'Avvenire lancia un monito ai partiti: dalle urne siciliane emerge prima di tutto "il dato di una premeditata e urlante diserzione dalle urne, frutto di amara disillusione. Non rendersene conto sarebbe pericoloso come guidare a fari spenti di notte" scrive il direttore Marco Tarquinio.

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