Trionfa Grillo, crolla il Pdl. Il voto fa tremare i partiti

Politica

Exploit del Movimento 5 Stelle. Tiene il Pd. Male i berlusconiani e il Terzo polo. La Lega vince a Verona, ma perde nelle sue enclave. E il voto di protesta e anti-sistema rischia di influire anche sul governo Monti

di Serenella Mattera

Vince Beppe Grillo. Capitola il Pdl. Tiene botta il Pd. Indietreggia la Lega. Poco si nota il Terzo polo. La ‘pagella’ che gli elettori italiani consegnano ai partiti nel segreto delle urne è impietosa. Una sonora bocciatura. Quasi un ultimo avvertimento, a un anno dalle elezioni politiche. Perché, anche a voler distinguere i risultati di ciascuno, risuona forte per tutti il campanello d’allarme di un astensionismo in aumento di quasi 7 punti (l’affluenza scende dal 73,7% al 66,9%) e di un exploit del Movimento 5 Stelle andato oltre ogni previsione.
Dalle comunali 2012, la geografia politica italiana esce stravolta. La bocciatura di Pdl e Terzo polo fa vacillare due dei tre pilastri che reggono l'esecutivo Monti. L’avanzata di Grillo dà fiato alla protesta anti-governo e anti-sistema. Nei prossimi mesi se ne vedranno le conseguenze.

“E’ solo l’inizio” – “Questo è solo l’inizio. Ci vediamo in Parlamento!”. Le parole che Beppe Grillo scandisce dalle pagine del suo blog, risultano quanto mai 'minacciose' alle orecchie dei partiti. Perché il M5S, nato nel 2009 e da allora in costante crescita nelle urne, fa un poderoso balzo in avanti.
A Parma il candidato 5 Stelle arriva al ballottaggio con il 19,4% dei voti. A Genova e Verona gli aspiranti sindaci ‘grillini’ fanno meglio di quelli targati Pdl. A Sarego (Vicenza), sede del Parlamento padano, arriva il primo sindaco del M5S, Roberto Castiglion. A Mira (Venezia), Comacchio (Ferrara) e in altri Comuni ce la si gioca al ballottaggio. E pure al Sud, da sempre nota dolente, i grillini non sfigurano (4% circa a Palermo).
Insomma, lo sbarco in Parlamento non è più un miraggio. Tanto che Grillo, galvanizzato, si fa beffa dei partiti: “Mi avete detto di tutto: maiale, populista, demagogo, arruffapopoli, stronzo. Tanto per arrivare al 100% dei voti, dovreste continuare a offendermi”. E poi se la ride di Giorgio Napolitano: “Dalla rigenerazione di cui sparlava il nostro presidente della Repubblica, siamo passati alla liquefazione: i partiti si stanno liquefacendo in una diarrea politica. I cittadini si riappropriano delle istituzioni”.

La “sconfitta” – “Registriamo una sconfitta”, ammette Angelino Alfano. Macché, “il risultato è ben al di sopra delle aspettative”, lo corregge Silvio Berlusconi, che si è rifugiato in Russia, al giuramento dell’amico Putin. Ma anche a voler vedere il bicchiere mezzo pieno, con il tradizionale ottimismo del Cavaliere, le percentuali di voto svelano impietosamente che le cose vanno male per il Pdl. Se infatti si eccettua la vittoria al primo turno a Lecce, la sconfitta è innegabile nella ex enclave di Palermo e a Verona, Genova, Parma e pure L’Aquila, dove i pidiellini non arrivano neanche al secondo turno, fermandosi a volte sotto il 10%. Tanto che, se è vero che nessuno chiede le dimissioni di Alfano, nel partito c’è già chi, come Gianni Alemanno, invoca “la convocazione urgente del congresso”.
“Paghiamo un prezzo per il bene dell’Italia”, si difende il segretario, alludendo al sostegno a Monti. Ma se nel partito si fanno più forti le pressioni di chi vorrebbe staccare al più presto la spina all’esecutivo, Alfano e Berlusconi assicurano che non lo faranno. Anche perché, osserva qualcuno, andare al voto adesso vorrebbe dire una sicura debacle. Prima, come fa già in serata Berlusconi, bisogna almeno provare a recuperare l’alleanza “con i moderati”.

Centro smarrito – Ma anche i moderati escono parecchio ammaccati da questa tornata elettorale. Il Terzo polo va infatti al ballottaggio a Genova, con Enrico Musso. Ma, complice anche la scelta di presentarsi in ordine sparso in numerose città, fa registrare risultati spesso modesti. “L’opzione politica resta – afferma il finiano Italo Bocchino – E di fronte al crollo del Pdl può trovare maggiori consensi”. Ma finora non si è verificato.

Resiste il centrosinistra – “Di 26 comuni capoluogo il centrodestra ne aveva 18 e il centrosinistra 8. In questo momento il dato è totalmente ribaltato: il centrosinistra è avanti in 17/18, il centrodestra in 8”, fa i conti Pier Luigi Bersani, che parla di un “nettissimo rafforzamento del Pd e del centrosinistra”.
Ma se, mentre il Pdl crolla, i democrat non sembrano indietreggiare, di certo non sfondano. Tant’è che nei grandi comuni al Pd non riesce di vincere al primo turno. E guardando al voto della sinistra Nichi Vendola parla di una “mezza vittoria”. ‘Colpa’ anche di certi pasticci come quello di Palermo, dove al ballottaggio il vincitore delle primarie Fabrizio Ferrandelli (ex Idv), dovrà provare a rimontare su Leoluca Orlando, che corre da solo con l'Idv di Antonio Di Pietro.

Tosi e la Lega – La Lega degli scandali crolla, come previsto. Perde la maggior parte dei feudi lombardi e si fa battere anche a Cassano Magnago, paese natale di Umberto Bossi, e a Mozzo, dove vive Roberto Calderoli. Certo, il trionfo al primo turno di Flavio Tosi a Verona fa gioire il Carroccio. Ma appare una sconfitta di Umberto Bossi, che fino all’ultimo ha osteggiato la lista civica con cui Tosi ha stravinto Tosi. Mentre Roberto Maroni, cui il sindaco di Verona è molto vicino, sembra fare un altro passo verso la segreteria del partito. E gongola: “Nonostante tutto, la Lega sopravvive e ha successi anche clamorosi come Verona”.

Monti e il voto – Dal presidente del Consiglio non arriva nessun commento ai risultati delle amministrative. Ma certo pesano le cattive performance di Pdl e Terzo polo e soprattutto l’avanzata di un voto di protesta e anti-sistema. Elementi che minacciano di rendere ancor più complicato il lavoro del governo Monti.
Alfano ha già annunciato che non prenderà più parte ai vertici 'Abc', con Bersani e Casini. E a Palazzo Chigi ci si attende che il Pdl alzi sempre più la voce sui singoli provvedimenti. Ma non sembrano esserci grandi timori che qualcuno dei partiti della maggioranza possa arrivare a staccare la spina prima del 2013: quale vantaggio avrebbe, infatti, ad andare alle urne anticipate, con l’aria che tira?

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