Elezioni, a Palermo la sfida su Twitter è anche in dialetto

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Per l'Istituto Cattaneo nel capoluogo siciliano, più che nelle altre città al voto, i candidati a sindaco "cinguettano" in maniera "strategica". Tra i più attivi Orlando, con i frequenti battibecchi con l'ex compagno di partito Ferrandelli

di Alberto Giuffrè

Dieci candidati a sindaco su undici sono presenti. Ma solo due di loro - Leoluca Orlando e Fabrizio Ferrandelli - utilizzano "tutte le potenzialità" dello strumento. A Palermo, più che a Genova e nelle altre città chiamate al voto il 6 e il 7 maggio, Twitter è un mezzo "strategico" per la campagna elettorale. Lo rivela l'ultima analisi sul rapporto tra politica e internet che Sky.it ha commissionato all'Istituto Carlo Cattaneo in vista delle prossime elezioni amministrative. Uno studio, condotto tra il 28 aprile e il 3 maggio, da cui emerge anche il "basso livello di interattività con i cittadini" e la propensione al dialetto di alcuni candidati. Quasi tutti gli sfidanti comunque sfruttano, oltre a un profilo personale, quello delle coalizioni, dei partiti e dei comitati. In un rimpallo di tweet e retweet che, si legge nel rapporto, ha un ruolo "fondamentale nella diffusione dei discorsi in rete legati ai candidati". E' il caso di Alessandro Aricò, supportato dal profilo di Futuro e Libertà di Palermo. O di Massimo Costa, sostenuto anche dall'account Pdl Palermo.

A sinistra si lotta in dialetto - Lo scontro tra Leoluca Orlando e Fabrizio Ferrandelli ha caratterizzato tutta la campagna elettorale. Da compagni di partito nell'Idv i due sono diventati acerrimi nemici. E dopo la contestata vittoria di Ferrandelli alle primarie del centro-sinistra, l'ex sindaco di Palermo ha deciso di candidarsi. Nonostante la sconfitta nei panni di vice di Rita Borsellino. Inevitabile che lo scontro tra i due si trasferisse anche online. Così il senatore Idv ha cavalcato un hashtag per attaccare il suo ex-pupillo: #ferrandellinonlosafare. Un riferimento allo slogan scelto da Orlando per la sua campagna: "Il sindaco lo sa fare". Che tradotto nel linguaggio di twitter è diventato il dialettale #usinnacusafira. "#orlandocopiaferrandelli", replica l'avversario che twitta al grido di #amunìpalermo ("Andiamo Palermo"). Dal giovane vincitore delle primarie, appoggiato dal Pd, sono arrivate altre stoccate all'ex compagno di partito. Ad esempio sul tema dei costi della campagna elettorale: "@LeolucaOrlando1, insieme a Di Pietro, di giorno grida contro il finanziamento pubblico dei partiti. Di notte stanziano più di 200mila E di risorse provenienti proprio dal finanziamento pubblico all'Idv per la campagna elettorale di #Palermo". Al di là dei battibecchi Ferrandelli tende a utilizzare Twitter come piattaforma di live blogging, mentre l'ex sindaco preferisce sottolineare alcune problematiche della città.

A destra: Fli vince su Twitter, il Pdl preferisce Facebook - Tra i candidati più attivi su Twitter c'è anche Alessandro Aricò. Il candidato appoggiato da Fli, dall'Mpa di Raffaele Lombardo, dall'Api e da alcune liste civiche dimostra di muoversi con disinvoltura tra hashtag, chiocciole e retweet. Spesso i cinguettii vengono utilizzati per aggiornare i follower sugli appuntamenti in agenda. "Ma senza un vero e proprio 'invito' a partecipare da parte del cittadino", fa notare l'Istituto Cattaneo.
Diverso l'utilizzo di Massimo Costa, candidato del Pdl, Udc, Grande Sud e Udc. Costa ha come slogan elettorale "Palermo attraente": "Ha impostato la comunicazione sui social media specialmente sulla visualizzazione di immagini che lo vedono partecipare a eventi della campagna elettorale in compagnia di altri politici o dei cittadini", spiega il rapporto. "Queste immagini tendono a sottolineare spesso la prestanza fisica del candidato e il suo passato sportivo (è stato infatti campione europeo di kick-boxing)". Per questo motivo, aggiunge l'Istituto, uno strumento come Facebook viene preferito a Twitter perché permette una migliore e immediata visualizzazione delle immagini del candidato sindaco.

Twitter come cassa di risonanza -
Caratteristica comune a molti candidati è l'utilizzo di Twitter come "cassa di risonanza dei social media e dei media tradizionali". Un fenomeno già visto a Genova e a Verona che spinge gli aspiranti primi cittadini a sfruttare il servizio di microblogging solo per ripubblicare contenuti creati su altri social network (Facebook e Youtube) o sul sito personale. O per segnalare la propria presenza sui media tradizionali.

Poche risposte ai cittadini -
Tanti tweet, poche risposte. "A differenza di quanto emerso nella campagna elettorale di Genova, i candidati palermitani non hanno frequentemente un contatto diretto con i loro potenziali elettori su Twitter", spiega l'Istituto Cattaneo. Probabilmente l’elevato numero di follower che i candidati delle coalizioni principali hanno impedisce loro un contatto diretto con gli utenti. Alcuni contatti diretti tra candidati e cittadini sono presenti nei profili Twitter di Ferrandelli e Riccardo Nuti del Movimento 5 Stelle e riguardano più frequentemente alcune accuse rivolte ai candidati piuttosto che richieste specifiche rispetto a un tema della campagna. Come nella recente polemica per le dichiarazioni sulla mafia di Beppe Grillo. Ma, si legge nel rapporto, "risulta piuttosto complesso riuscire a comprendere se questa comunicazione avvenga effettivamente con cittadini o con persone coinvolte come volontari nella campagna elettorale dei candidati".
Ci sono infine cittadini che sono riusciti a introdurre alcuni temi nell'agenda del dibattito politico. E' il caso di "Mobilita Palermo", gruppo di persone che ha portato il problema del traffico al centro del dibattito della campagna elettorale. Ma i flussi di comunicazione dei candidati e quelli dei cittadini sono fortemente intrecciati. E così, conclude l'Istituto Cattaneo, "risulta complicato distinguere se la creazione e la diffusione dei discorsi su Twitter siano alimentate 'dall’alto' o 'dal basso'"

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