Mafia, due mozioni di sfiducia contro il ministro Romano

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Idv e Fli attaccano il titolare delle Politiche Agricole, per il quale è stato chiesto dalla Procura di Palermo il rinvio a giudizio per concorso in associazione mafiosa. Lui scrive alla Commissione Antimafia: “Ascoltatemi, non sono un colluso"

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L'Italia dei Valori e Futuro e Libertà hanno presentato due mozioni di sfiducia nei confronti del ministro per le Politiche Agricole Saverio Romano, per il quale mercoledì 13 luglio è stato chiesto il rinvio a giudizio dalla procura di Palermo per concorso in associazione mafiosa. Il capogruppo alla Camera del Pd Dario Franceschini ha detto che anche il Partito democratico è pronto a firmare la sfiducia individuale.

"Senza voler anticipare l'esito del giudizio penale che sarà celebrato nei confronti del ministro Romano, appare tuttavia necessario che l'Italia e le sue Istituzioni siano salvaguardate nel loro prestigio e nella loro dignità", dice la mozione di Fli. “Ragioni di opportunità e di precauzione dovrebbero indurre il governo ad evitare che un imputato di così gravi delitti, espressivi di una collusione tra politica e sodalizi criminosi, in attesa di dimostrare la sua innocenza, possa continuare ad esercitare le proprie funzioni di governo peraltro in un ruolo così rappresentativo. Impegniamo il governo a ritenere incompatibile la permanenza del ministro Saverio Romano nell'esecutivo".

Anche l'Italia dei Valori ha presentato la sua mozione, con la quale "impegna il governo nel rigoroso rispetto delle procedure giuridiche ed amministrative in tema di revoca e conferimento di incarichi, ferme restando le prerogative del Capo dello Stato, ad avviare immediatamente le procedure di revoca dell'incarico di Ministro all'onorevole Saverio Romano". "La compagine governativa è stata recentemente colpita da numerose dimissioni, conseguenti ad una stagione di fatti apparsi espressivi di collusione tra politica e sodalizi criminosi, di rapporti apparsi malsani tra politica ed interessi economici, concretizzatasi nella sensazione di una personalizzazione del potere, di titolari delle istituzioni pronti più ad un uso personale e distorto delle loro prerogative che a servire il Paese", si legge nella mozione dell'Idv.

Il ministro si difende e, in una lettera alla Commissione Antimafia, scrive: "In questa rappresentazione tragica, qualcuno vuole assegnarmi la parte del colluso con la mafia, io non sono d'accordo! Le chiedo di convocarmi in Commissione per una audizione".

Romano, che a marzo ha sostituito Giancarlo Galan al ministero delle Politiche Agricole, è coinvolto in un'indagine che prende il via dalle dichiarazioni del pentito Francesco Campanella, che aveva parlato di lui come persona "a disposizione" e votata dai boss di Villabate, Nicola e Nino Mandalà. Nell'ambito di questa inchiesta, a novembre 2010 i pm palermitani avevano chiesto l'archiviazione per Romano per mancanza di riscontri sufficienti. Venerdì 8 luglio, invece, il gip ha respinto la richiesta di archiviazione e chiesto l'imputazione coatta nei confronti di Romano, che è coinvolto assieme ad altri politici anche in un'altra inchiesta, quella sul tesoro accumulato illecitamente dall'ex- sindaco palermitano Vito Ciancimino, condannato per mafia e morto nel 2002. Per questa vicenda, il ministro dell'Agricoltura è iscritto nel registro degli indagati della Dda di Palermo dal 2009 per concorso in corruzione aggravata dal favoreggiamento di Cosa Nostra assieme ai politici dell'Udc Totò Cuffaro e Salvatore Cintola e del Pdl Carlo Vizzini.

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