Milano, Lassini conferma: "Se eletto, resto al mio posto"

Politica
Roberto Lassini, il candidato del Pdl alle comunali di Milano, indagato per i manifesti con scritto 'Fuori le Br dalle Procure, arriva nella sede del suo comitato elettorale per annunciare la sua rinuncia alla camapgna elettorale, 19 aprile 2011. ANSA/DANIEL DAL ZENNARO

L’autore dei manifesti anti-pm spiega a SkyTG24: "Non posso non rispettare la volontà degli elettori milanesi. Che fare? Andare contro la Costituzione?". Intanto intorno al Pdl milanese è bufera anche per Marco Clemente, intercettato con i boss. VIDEO

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Aveva detto che si sarebbe dimesso. Poi ci aveva ripensato e adesso conferma l'ultima versione: "Se sarà eletto, non potrò non rispettare la volontà di chi mi ha votato". In un'intervista a SkyTG24, Roberto Lassini, il presidente dell'associazione che tappezzato Milano con la scritta "Fuori le Br dalla procure" rivela di voler andare dritto per la sua strada.
Che è anche quella del sindaco uscente Letizia Moratti, che si era definita "incompatibile con Lassini", ma non ha potuto farci niente.
Il presidente dell'associazione dalla parte della democrazia è candidato a Milano proprio nella lista del Pdl, quella dell'attuale sindaco che sfiderà il 15 e 16 maggio il candidato di centrosinistra Giuliano Pisapia.

Il candidato Pdl e i sospetti sui legami con i boss
- Ma intanto nel Pdl scoppia anche la grana Marco Clemente, un altro candidato alle prossime elezioni comunali milanesi. Clemente sarebbe stato intercettato nell’ambito di un’inchiesta sulla ‘ndrangheta mentre, parlando con un boss, avrebbe detto: “Speriamo che muoia come un cane".  Il cattivo auspicio era riferito al titolare di un locale notturno milanese vittima, stando alle indagini, delle estorsioni di una cosca. Clemente non è indagato. La conversazione emerge dall'ordinanza firmata dal gip di Milano Giuseppe Gennari che lo scorso marzo ha portato a 35 arresti, su richiesta del procuratore aggiunto Ilda Boccassini e dei pm Alessandra Dolci, Paolo Storari e Galileo Proietto. Il candidato del Pdl era stato al centro di una polemica tra Giuliano Pisapia e Letizia Moratti: l'aspirante sindaco del centrosinistra aveva contestato la candidatura di Clemente proprio perché il suo nome compariva nell'inchiesta e l'attuale sindaco aveva ribattuto definendo "forcaiolo" Pisapia.
La difesa di Clemente è stata: “Non mi riconosco in quelle parole”. Ma le polemiche non sono mancate, con il portavoce di Pisapia, Maurizio Baruffi, che ha detto: “La Moratti si circonda di persone discutibili”. Anche il capolista del Pd a Milano, Stefano Boeri, ha chiesto una risposta dal sindaco.

La replica del sindaco Moratti - "Continuo a dire da sempre che la magistratura deve fare bene e con rapidità il suo lavoro, da sempre dico che i comportamenti criminali devono essere sanzionati con il massimo rigore - ha detto il sindaco di Milano, Letizia Moratti, in una nota pubblicata su Internet - Dopo 3 anni di indagini la Direzione Distrettuale Antimafia di Milano diretta da Ilda Boccassini, nota per la sua capacità e meticolosità, ha ritenuto di non dover neppure indagare il dott. Marco Clemente. Dunque i magistrati non hanno rilevato comportamenti penalmente rilevanti a suo carico".

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