Stop al nucleare, referendum in bilico: esplode la polemica

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Un errore, un autogol, una truffa per affossare il voto contro il legittimo impedimento. Sui giornali si infiamma il dibattito sulla decisione dell’esecutivo. Ma il ministro Romani: “L’atomo tornerà quando vorrà l’Europa”. RASSEGNA STAMPA

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(in fondo all'articolo tutti i video sui referendum di giugno)

“Elezioni denuclearizzate”, “Nucleare italiano, la fuga radioattiva”, “Centrali nucleari, abbiamo scherzato”. All’indomani del dietrofront del governo sull’energia atomica le prime pagine dei giornali (qui la rassegna stampa) sono dedicate alle polemiche e alle analisi sul valore politico della decisione presa dall’esecutivo.
L’emendamento presentato dall’esecutivo allo stesso decreto omnibus, che sarà votato oggi dal Senato, stabilisce lo stop alla realizzazione delle quattro centrali previste dal programma di rientro dell'Italia nell'energia atomica e rimanda a dopo l'estate le prossime decisioni in materia energetica.

Per l’opposizione e i fautori del referendum infatti la mossa di Palazzo Chigi nasconde solo l’ennesimo trucco del governo per aggirare il voto popolare e per rientrare poi quanto prima nel piano nucleare. "Lo stop non è per convinzione, ma per paura e necessità: paura di perdere le elezioni amministrative e di venire travolto dal referendum del 12 e 13 giugno" ha commentato il presidente dei Verdi Angelo Bonelli. Antonio Di Pietro parla dell' "ennesima truffa agli italiani. E' evidente - sottolinea - che l'esecutivo ha capito che la partita referendaria è persa e la vuole far finire prima del tempo. L'unico scopo è di affossare il voto che trascinerà con sé quello sul legittimo impedimento. Hanno paura - insiste il leader dell'Idv - che la politica giudiziaria, che poi è l'unica politica di questo esecutivo, verrà sconfessata dagli italiani". Per il segretario del Pd Pier Luigi Bersani il governo “scappa dalle sue stesse decisioni”.

Il dibattito continua sui giornali. Il ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani difende la scelta dell'esecutivo e spiega, in un'intervista a Il Sole 24 ore, che l'atomo elettrico tornerà "solo con una decisione coordinata di tutta l'Europa”. E ancora: "Abbiamo deciso di abrogare le norme che prevedono la localizzazione dei nuovi impianti nucleari ma non certo quelle che hanno istituto l'Agenzia per la sicurezza nucleare, né quelle che dovrebbero facilitare una soluzione al problema dello smaltimento delle scorie".
II ritorno al nucleare potrà essere riprogrammato "solo quando verranno chiarite tutte le conseguenze e le incognite del disastro di Fukushima". Nel frattempo il governo andrà avanti con una "soluzione equilibrata" che garantisca "lo sviluppo a costi sostenibili" delle energie rinnovabili.

Per il ministro Matteoli, intervistato da Il Messaggero, si tratta di una sospensione, non di un addio. Il ministro dei Trasporti dice comunque di non essere "contento" di questa decisione. "Anche se mi rendo conto - rileva - che  dopo ciò che è accaduto in Giappone era in qualche modo inevitabile". "Resto dell'idea - prosegue - che prima o poi l'Italia debba  entrare nel nucleare". Infatti, assicura Matteoli, la ricerca va avanti e "prima o poi con il nucleare bisognerà farci i conti". Quanto al rischio-quorum determinato anche sugli altri  referendum "chi vorrà andare a votare ci andrà. Non c'è nulla -  sottolinea il ministro - che possa bloccare chi ha intenzione di votare".

Critiche alla scelta del governo arrivano anche dai giornali più vicini al centrodestra. “Che errore la ritirata tattica sul nucleare” titola Vittorio Macioce su Il Giornale, quotidiano di proprietà della famiglia Berlusconi. E spiega: “L’atomo è scomparso un’altra volta. Non per scelta. Non per scienza. Non per calcolo. Ma così, per quieto vivere, perché di questi tempi non si sa mai (… )Questa volta il governo ha mancato di coraggio”. L’unico lato positivo è che si blocca il referendum “che avrebbe bocciato tutto per sempre”. A pagina 7 segue un’analisi di Franco Battaglia sull’importanza di andare avanti sull’energia atomica dal titolo: “Un dietrofront che ci lascerà al buio”. Anche su Libero la scelta di rinunciare al nucleare viene definita un errore. “Un’elezione non può bloccare il progresso” scrive Gianluigi Paragone.

Repubblica, in un articolo di Francesco Bei, ricostruisce il retroscena della decisione del governo e parla della “mossa antiquorum per evitare la bocciatura del legittimo impedimento”. “L’ultimo sondaggio, planato due settimane fa sul tavolo da Berlusconi ha certificato il baratro che stava per aprirsi al governo: i contrari al nucleare, dall’incidente di Fukushima, erano balzati avanti di venti punti, arrivando a sfiorare il 70 per cento. E tra questi, notizia ancora più allarmante, anche il 50% degli elettori”. Percentuali preoccupanti soprattutto in vista delle amministrative. “La scelta italiana appare dettata unicamente da motivazioni di carattere politico. Tanto da far sorgere il sospetto che anche nel rilancio del nucleare l’aspetto veramente importante fosse il possibile dividendo politico” scrive sul Corriere della Sera Sergio Rizzo in un commento dal titolo: “Ma quanto ci costerà questa marcia indietro?”.
Sull’Unità, infine, un’intervista al leader dell’Api Francesco Rutelli: “Hanno cambiato idea quattro volte. Abbiamo vinto noi”.



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