Bersani: "Serve una riforma della Repubblica"

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A Roma si è chiusa l’Assemblea nazionale del Partito Democratico. Il segretario Pd: "Vogliamo dare una nuova agenda al Paese. Berlusconi ha messo se stesso al centro e ha paralizzato l'Italia”. D'Alema: "Ci vuole un governo costituente". VIDEO

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Pd esce dalla propria Assemblea nazionale con più convinzione sulle proprie capacità di porre fine al "decennio di Berlusconi".
L'aver approvato un programma complessivo per l'Italia che va dal fisco, al lavoro al welfare, lo mette in condizioni di proporre a tutte le opposizioni, compreso il Terzo Polo, una "Agenda di governo" che non è più solo "contro Berlusconi, ma va oltre Berlusconi", come ha detto Pierluigi Bersani.
Ai possibili partner di questa "alleanza repubblicana", rilanciata da Massimo D'Alema e Dario Franceschini, il Pd offre un altro elemento: la propria unità e il superamento di quella che Enrico Letta ha definito "la sindrome di Niccolai", cioè il complesso dell'autogol.

"Siamo un partito di governo" - Il massimo organismo dei Democrat ha approvato i documenti programmatici su welfare, sanità, pubblica amministrazione, cultura, sicurezza e Mezzogiorno.
Ora il programma è completo e Bersani commenta soddisfatto: "Siamo un partito di governo" anche se "certi commentatori non si sono accorti che il Pd ha una proposta completa su tutto".
Il Pd, ha sottolineato Bersani, ha "un'agenda per il Paese che parte dagli italiani", ben diversa "dall'agenda di Berlusconi, che ha messo al centro se stesso, le proprie inconcludenti giornate e le proprie discutibili notti".
Ma al cuore delle critiche del Pd alla destra non c'è lo stile di vita di Berlusconi, bensì "il fallimento del decennio berlusconiano", come ha sottolineato il segretario; "il decennio della crescita zero", ha spiegato D'Alema.

D'Alema: "Un'alleanza costituente" - Il presidente del Copasir è stato durissimo con "un governo che si regge sulla corruzione, esibita, di parlamentari".
"Ora arriveranno poltrone e auto blu - ha infierito - per quel gruppo di deputati che con ironia si è autodefinito dei responsabili". D'Alema ha rilanciato la necessità di un'alleanza repubblicana, "un'alleanza tra diversi" che permetta a "quel 60 per cento di italiani che non vogliono più Berlusconi di reagire al degrado".
La frenata di Berlusconi sul ritorno alle urne, ha aggiunto D'Alema, dimostra che anche il premier "è consapevole" che il vento è girato.
Comunque, il passaggio al dopo Berlusconi non sarà un pic-nic, sottolinea Dario Franceschini il quale vede all' orizzonte "colpi di coda" con nuovi attacchi alla magistratura e agli organi di garanzia.
Di qui, ha insistito, la necessità di "un'alleanza costituente".

"Restiamo uniti" - Quanto a Vendola e alle sue "legittime ambizioni di premiership", Franceschini avverte: tenga conto che "sono meno importanti della salvezza della democrazia italiana". Tutti applaudono tutti.
Bersani afferma che la riunione dei Modem al Lingotto "è stata utile" e viene ricambiato con l'apprezzamento finale di Walter Veltroni. "Siete dispiaciuti che è scoppiata l'unita"', scherza Beppe Fioroni. Viene sminato anche l'unico terreno di scontro, quello dei temi etici. Due ordini del giorno presentati da Ignazio Marino e appoggiati dai dalemiani su Testamento biologico e unioni civili vengono ritirati. Di questo si parlerà in una commissione guidata da Rosy Bindi che elaborerà una posizione comune del partito, ferma restando la libertà di coscienza: in questo organismo siederanno le varie anime del Pd, compreso Marino.

Il nodo delle primarie - Le proposte verranno approvate da una prossima direzione. L'unica nota distonica arriva da Napoli. Il segretario Pd della Campania, Enzo Amendola, chiede "scusa" per quanto accaduto alle primarie partenopee; Umberto Ranieri tuona contro i "cinici avventurieri" che ci sono nel Pd che "nel Sud deve essere rifondato", mentre gli uomini di Andrea Cozzolino distribuiscono dossier in cui si dimostra che l'eurodeputato ha comunque vinto le primarie.

Ascolta l'intervento di D'Alema:



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