Dopo il B-Day, ecco cosa può succedere il 15 dicembre

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Berlusconi saluta con un pugnetto Bossi dopo la fiducia ottenuta alla Camera lo scorso 29 settembre
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Il premier Silvio Berlusconi è atteso dalla doppia sfiducia, alla Camera e al Senato. Se il 14 non dovesse ottenere il via libera del Parlamento sarebbe costretto a dimettersi. A quel punto, dal voto anticipato al reincarico, tutto è possibile…

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Si avvicinano i giorni del B-Day, quando il governo ma soprattutto il premier Silvio Berlusconi capirà se potrà continuare ad andare avanti con lo stesso esecutivo (anche se lui sembra convinto di farcela, come ha fatto capire in diverse occasioni). Il 13 dicembre il presidente del Consiglio si recherà prima in Senato e poi alla Camera per il suo discorso davanti alle assemblee. Il giorno dopo, il 14, Palazzo Madama voterà una mozione di sostegno al governo, mentre a Montecitorio la stessa mattina si voteranno due mozioni di sfiducia: una presentata da parte di Pd e Idv, l'altra a targa Fli-Api-Udc-Mpa-LibDem.
Tre le possibili vie d’uscita, ecco cosa può accadere prima o dopo il 14 dicembre.

1) BERLUSCONI OTTIENE LA FIDUCIA
Sembra certo che il governo ottenga la fiducia del Senato, mentre alla Camera il risultato è sul filo di lana. Qualora ottenesse la fiducia - grazie a qualche assenza "tattica", a passaggi da una parte all'altra, o a gesti di fedeltà al Pdl dell'ultima ora - si potrebbe trattare di uno scarto di pochi voti non sufficiente per consentire al premier di attuare il programma immune da incidenti. Berlusconi potrebbe decidere di andare avanti oppure rimettere il mandato nelle mani del Capo dello Stato aprendo formalmente la crisi.

2) BERLUSCONI NON OTTIENE LA FIDUCIA

Se Berlusconi non ottenesse la fiducia solo alla Camera sarebbe comunque costretto a dimettersi e Napolitano avvierebbe le consultazioni per verificare l'esistenza di una maggioranza in Parlamento.
Tre le possibilità:

- Voto anticipato: Il presidente della Repubblica, dopo aver verificato che non c'è alcuna maggioranza alternativa, scioglie le Camere e si va al voto a 70 giorni dalla data di scioglimento, quindi presumibilmente nei primissimi mesi del 2011 con l'attuale legge elettorale. Tale ipotesi viene invocata da Berlusconi nelle dichiarazioni ufficiali come unica soluzione possibile in caso di sfiducia, per evitare ribaltoni. Molte però sono le forze politiche che non vogliono andare al voto. Anche la Lega ha smesso di parlarne. La crisi dei debiti sovrani che potrebbe investire anche l'Italia gioca contro questa ipotesi.

- Reincarico a Berlusconi: Napolitano decide dopo le consultazioni di ridare l'incarico a Berlusconi che deve cercare di formare un nuovo governo, molto probabilmente allargandolo ai centristi. Qualora ci riuscisse andrebbe in Parlamento a chiedere la fiducia; in caso contrario rimetterebbe l'incarico, ridando la parola al Capo dello Stato.

- Incarico a personalità diversa da Berlusconi: Napolitano può decidere di affidare un mandato esplorativo per assumere ulteriori informazioni sulla situazione politica ed eventuali soluzioni. Questo incarico potrebbe essere affidato ad una personalità istituzionale (dal presidente del Senato Renato Schifani all'ex premier Giuliano Amato). Se l'operazione andasse a buon fine, Napolitano potrebbe affidare l'incarico di formare un nuovo governo o a persona indicata dallo stesso premier, dunque a lui gradita, (si parla di Gianni Letta, Beppe Pisanu, Angelino Alfano, Giulio Tremonti), o a un tecnico (in pole position Mario Monti e Mario Draghi). Il presidente può decidere - verificato che non è possibile ricostituire maggioranze stabili - di affidare un incarico per formare un governo, seppure senza maggioranza parlamentare, ma che traghetti il Paese fino alle elezioni anticipate.

3) BERLUSCONI SI DIMETTE PRIMA DEL 14 DICEMBRE

Fli e Udc avevano chiesto a Berlusconi, annunciando la mozione di sfiducia, di dimettersi prima di arrivare al voto del 14 dicembre per dare vita a una nuova fase politica con un nuovo governo. Tale ipotesi è remota. Berlusconi è infatti intenzionato ad andare allo scontro finale.

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