Liste, pubblicato il decreto. L'opposizione scende in piazza

Politica
Sit in del popolo viola davanti a Montecitorio contro il decreto legge interpretativo
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Il capo dello Stato ha firmato il dl interpretativo che oggi è sulla Gazzetta Ufficiale. Centrosinistra insorge e mobilita la piazza. Di Pietro: valutare impeachment per Napolitano. Fini: decreto male minore. I radicali potrebbero ritirarsi dalle elezioni

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La maggioranza tira un sospiro di sollievo, ma tutte le opposizioni, dall'Udc alla sinistra radicale, sono in rivolta e, come raramente accade, si ritrovano compatte sullo stesso fronte contro un governo che - è l'accusa - "uccide la democrazia": è l'effetto del decreto salva-liste, che ha visto la luce ieri sera a palazzo Chigi dopo un lungo e travagliato parto. La sostanza è che già lunedì le liste escluse potranno essere ripresentate. Il principio che ispira i tre articoli del testo è che "il diritto all'elettorato attivo e passivo è preminente rispetto alle formalità".
Il decreto è stato pubblicato nel pomeriggio in Gazzetta Ufficiale entrando dunque ufficialmente in vigore.

Pd in piazza - Il centrosinistra si mobilita compatto contro il decreto salva-elezioni. Una nota del Pd annuncia che sabato prossimo si terrà a Roma una manifestazione nazionale, ma già oggi sit-in di protesta sono in programma in molte città. "Il decreto è un vero e proprio condono - si legge nella nota - un provvedimento che serve solo a occultare gli errori e le divisioni, a sanare il vero e proprio pasticcio combinato da una destra che pensa di vincere calpestando le regole". Le forze del centrosinistra danno appuntamento oggi a Roma alle 16.30 al Pantheon, a Milano alle 17 in via Dante, e in altre città italiane e promuovono una manifestazione nazionale a Roma, che si svolgerà sabato prossimo nel pomeriggio.

I Radicali - Di fronte all'approvazione del decreto interpretativo i Radicali potrebbero anche abbandonare la corsa elettorale. In una nota distribuita al termine di un incontro durato circa quatto ore si legge infatti: "E' stato affrontato il dilemma delle scelte da assumere: se sia possibile tuttora continuare a giocare con i bari, in una situazione in cui lo Stato non riesce a rispondere ad esigenze che non siano di regime. Si è deciso di convocare un'assemblea nazionale dei Radicali per martedì prossimo, a Roma, in luogo da precisare, per discutere pubblicamente delle decisioni da assumere". La decisione definitiva sarà presa dunque martedì prossimo.


Il popolo viola - La prima reazione in mattinata è stata un sit-in autoconvocato del popolo viola sotto il Quirinale (GUARDA LE FOTO). Circa cento persone, a poche ore dal varo del decreto salva-liste da parte del Consiglio dei ministri e dalla conseguente controfirma da parte del Capo dello Stato, si sono sedute e sdraiate nella piazza del Quirinale con lumini e candele accese. Alcuni manifestanti hanno imbracciato cartelli. Su uno di questi la frase, ormai tardiva, "Presidente non firmare". E oggi si replica. Su Facebook, nel gruppo del popolo viola, sono stati fissati due appuntamenti, a Roma e Milano. 


Di Pietro chiede impeachment - Udc, Pd, Idv insieme alla sinistra "extraparlamentare" sparano a zero contro l'esecutivo e contro Silvio Berlusconi in procinto di sanare le liste del centrodestra nel Lazio e in Lombardia; con Antonio Di Pietro che ha chiamato "alle armi", sia pure "democratiche", i cittadini per una mobilitazione di piazza contro il "dittatore". Iperattivo il leader di Idv che ha parlato di "golpe" di "abuso di potere" spingendo alla protesta e alla mobilitazione i cittadini-elettori. Ma poi ha tirato in ballo anche il presidente della Repubblica: "C'è la necessità di capire bene il ruolo di Napolitano in questa sporca faccenda onde valutare se non ci siano gli estremi per promuovere l'impeachment nei suoi confronti per aver violato il suo ruolo e le sue funzioni".

La reazione di Fini - "La prima cosa che non bisogna fare è tirare in ballo, in nessun modo, il Capo dello Stato": ha replicato subito il presidente della Camera, Gianfranco Fini, che sul decreto ha aggiunto: "La via del decreto mi sembra il male minore, e tutto quello che e' stato detto e che si sarebbe verificato in mancanza di una interpretazione autentica della legge".

Decisione del Tar - La decisione del tribunale amministrativo della Lombardia è atteso per le ore 17.

Le altre reazioni  - Continua la linea dura di Pier Luigi Bersani (con Dario Franceschini che si è trasformato in un suo supporter), nel suo tour al nord. Il segretario del Pd ha bocciato scorciatoie, e "trucchi per coprire pasticci", ha annunciato una dura opposizione. E  poi è partita la stoccata finale: se sono in grado pensino al paese, pensino a dare risposte ai problemi altrimenti facciano le valigie. Niente sconti al governo anche da Pier Ferdinando Casini per il quale "in questo Paese le regole valgono per i deboli, e per i forti non valgono mai e questo è intollerabile". Arrabbiata Rosy Bindi secondo cui il decreto "cambia le regole" e così facendo "il governo umilia la Costituzione". La Bindi ha quindi delineato uno scenario inquietante: la bocciatura del provvedimento da parte della Consulta con il rischio di elezioni-bis.

Intanto, però - è la controaccusa che sale dalla sinistra - il paese vive la sua "notte della Repubblica" come dice Oliviero Diliberto leader del Pdci, il partito che ha distribuito volantini listato a lutto per annunciare la "morte della democrazia". E Angelo Bonelli, leader dei Verdi, che parla di "pirateria istituzionale",e "sfregio" alla Costituzione dice che bisogna "fermare le elezioni".

Caos liste e decreto, le reazioni politiche:






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