Covid e riaperture, perché la variante indiana spaventa il Regno Unito

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Tiziana Prezzo

In Inghilterra è il giorno della fase tre: tornano in attività cinema e teatri, pub e ristoranti possono servire anche nei propri locali interni e non solo negli spazi esterni.  Tolto pure il divieto di viaggiare, sostituito da un “sistema a semaforo”. Ma la diffusione della mutazione del coronavirus, individuata per la prima volta nel subcontinente, sta raffreddando gli entusiasmi e ha fatto dire al premier Boris Johnson che l’uscita ultima dal lockdown potrebbe essere posticipata. (La corrispondente da Londra)

LONDRA - Dicono ora che il premier Boris Johnson abbia ritardato il più possibile lo stop dei voli da e per l’India per non scontentare il premier indiano Narendra Modi. Bojo sarebbe dovuto partire a fine aprile proprio per un bilaterale, e poi c’era da tenere in considerazione la delegazione indiana da ospitare, a inizio maggio, a Londra, per il G7 dei ministri degli esteri allargato ad altri paesi. Ma era già risaputo da almeno metà aprile che la variante indiana si stava diffondendo nel Paese. Con i giornalisti che gli chiedevano conto della situazione, Johnson, fino all’ultimo, ha minimizzato, e ha cancellato il viaggio in India solo quando era ormai evidente che avrebbe rappresentato un rischio troppo grosso.

La doppia mutazione vaccino resistente

Non si sapeva allora, però, che una prima variante indiana (B.1.617.1) arrivata in Uk a dispetto di tutti i controlli, in una fase in cui per una lista di paesi “rossi” era già in vigore la quarantena obbligatoria in alberghi scelti dal governo (curiosamente nell’elenco era compreso il Pakistan ma non l’India), presentava una doppia mutazione e sembra presentasse problemi di resistenza ai vaccini.  Fortunatamente è stata poi un’altra variante indiana a diffondersi rapidamente: la B.1.617.2 che avrebbe perso la seconda mutazione (quella che, appunto sarebbe risultata vaccino resistente).

LONDON, ENGLAND - MAY 14: Britain's Prime Minister Boris Johnson listens to a question from the media during a press conference about the ongoing coronavirus outbreak at Downing Street on May 14, 2021 in London, England. (Photo by Matt Dunham-WPA Pool/Getty Images)

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Più contagiosa della variante inglese

Un problema importante però permane ed è legato alla contagiosità della variante, come spiegato dallo stesso Johnson, in conferenza stampa, venerdì.  Stando ai dati (fondamentali per andare avanti con la “Roadmap to freedom”), in posti come Bolton e Blackburn, entrambi non lontani da Manchester, il numero di contagi è raddoppiato nelle ultime due settimane di aprile, ed è di nuovo raddoppiato nella prima settimana di maggio. La variante indiana sarebbe un 50% più contagiosa di quella inglese.

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La corsa a vaccinare

“A Bolton – ha spiegato il ministro della salute Matt Hancock - ci sono diverse persone in ospedale con la nuova variante indiana, la maggior parte delle quali erano state chiamate per il vaccino ma non si sono presentate. Le nuove varianti rappresentano la più grande minaccia alle riaperture.  La velocità con cui si propagano fa sì che un focolaio si possa presto trasformare in un incendio tra i gruppi che non si sono vaccinati”. Glasgow e a Moray, in Scozia, si trova in una condizione simile, a tal punto che oggi resteranno a livello di guardia 3 e non passeranno al 2 come previsto nella tabella di marcia delle riaperture comunicate dalla First Minister Nicola Sturgeon. Tra i decessi degli ultimi giorni da Covid 19, almeno quattro hanno riguardato questa variante, che a detta di Chris Witty, a capo della task force scientifica che aiuta il governo, scavalcherà presto quella inglese in numero di contagi compressivi.

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L’unica cosa che può dunque fare il governo di Londra è accelerare ulteriormente la propria campagna vaccinale. Johnson ha annunciato una riduzione da 12 a 8 settimane per le persone sopra i 50 anni di età e per le persone con malattie croniche. L’impegno è quello di cercare l’ammontare delle dosi 

UnÕinfermiera maneggia un tampone per il Covid presso uno dei centri Artemisia Lab di Roma, 2 novembre 2020. ANSA/CLAUDIO PERI

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