Venezuela, soldati sparano su indigeni: 2 morti. Onu: emigrato l'11% della popolazione

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A seguito della crisi politica ed economica, 3,4 milioni di persone avrebbero lasciato il Paese. Intanto i militari venezuelani hanno aperto il fuoco contro un posto di blocco di indigeni Pemon a Gran Sabana

Da quando è iniziata la crisi politica ed economica in Venezuela, 3,4 milioni di persone, poco meno dell'11% della popolazione, sono emigrate in altri Paesi. Il bilancio arriva dall'Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr) e dall'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim). Intanto i militari venezuelani hanno aperto il fuoco contro un posto di blocco di indigeni Pemon a Gran Sabana, vicino alla frontiera con il Brasile, uccidendo due persone e ferendone 12. Le Forze Armate "sono dispiegate su tutto il territorio nazionale per garantire la pace e la difesa integrale del paese", ha detto però il presidente Nicolas Maduro.

Nel 2019 potrebbe emigrare il 17% della popolazione

L’Unhcr e l’Oim stimano che in media nel 2018 hanno lasciato lo Stato 5 mila venezuelani e se il flusso continua a fine 2019 gli emigrati sarebbero 5,3 milioni, ovvero il 17% della popolazione.

Generale della Guardia di Maduro trattenuto dai Pemon

Sull'attacco dei militari venezuelani, Tamara Suju, avvocatessa specializzata nella difesa dei diritti umani ha informato che José Miguel Montoya, generale della Guardia Nazionale, "che ha comandato il tragico attacco" è ancora "trattenuto" nella comunità indigena. Tra le vittime c'è una donna Zoraida Rodriguez, che sarebbe stata raggiunta da una pallottola vagante durante lo scontro, avvenuto nella località di Kumarakapay.

La situazione in Venezuela

Il 23 gennaio Juan Guaidò (CHI È), il presidente del parlamento venezuelano, si è autoproclamato presidente ad interim del Venezuela. In poco tempo ha ottenuto il riconoscimento dei vari governi come gli Usa, il Canada e alcuni Stati europei. Guaidò è a favore di un'economia di mercato e del federalismo fiscale ed è il leader dell’opposizione. Recentemente Guaidò ha annunciato di non escludere la possibilità di chiedere un intervento armato per risolvere la crisi istituzionale a Caracas. Il presidente del Parlamento, inoltre, ha presentato una denuncia all'Onu contro la Procura Generale e il Tribunale Supremo di Giustizia (Tsj) di Caracas, accusandoli di "mancare di indipendenza ed imparzialità" con azioni che puntano a "intimidire" il leader dell'opposizione.

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