52 anni di mascotte "Mondiali": dal leone Willie al lupo Zabivaka

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Le mascotte dei Mondiali 2018 (Zabivaka), 2014 (Fuleco), 1994 (Striker), 1990 (Ciao) e 1966 (Willie) Foto: Getty
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Il pupazzo ideato per la Coppa del mondo 2018, il cui nome vuol dire “colui che segna”, è il 19esimo portafortuna da quando nel 1966 apparve il primo in Inghilterra. Rappresentano le nazioni ospitanti, ma non sempre hanno portato bene alla squadra locale: eccoli tutti

Si chiama Zabivaka e il suo nome vuol dire letteralmente "colui che segna". È un lupo la mascotte ufficiale del Mondiale di Russia 2018, il 19esimo portafortuna da quando nel 1966 apparve per la prima volta il leone Willie nell’edizione inglese della Coppa del mondo. Presentato nell’ottobre 2016, Zabivaka è stato ideato da Ekaterina Bocharova, una studentessa di design. Prima di diventare la mascotte ufficiale, però, ha dovuto battere - attraverso un sondaggio lanciato dalla Fifa nel quale ha ottenuto il 52,8% dei voti - la concorrenza di altri due progetti: una tigre siberiana e un gatto. A partire dall’esordio della nazionale ospitante (il match inaugurale si gioca tra Russia e Arabia Saudita), sarà questo lupo ad animare l’intera competizione (Lo speciale di Sky Sport). 

Fuleco, Zakumi, Goleo e il "tris" asiatico

Zabivaka sarà protagonista del Mondiale 2018 e raccoglie l’eredità di un altro animale: Fuleco. Nella scorsa edizione della Coppa del mondo in Brasile, infatti, la mascotte scelta è stata un armadillo. Si tratta di una razza endemica del nordest brasiliano il cui nome, Fuleco appunto, deriva dalle parole portoghesi futebol (calcio) ed ecologia. Un animaletto che però non portò molta fortuna ai padroni di casa, battuti in semifinale dalla Germania con un umiliante 7-1. Quattro anni prima di Fuleco, invece, fu il turno del leopardo Zakumi. Era l’edizione 2010 che si giocava in Sudafrica e il nome di questo leopardo nacque dal termine "Za", acronimo di "Sudafrica" in lingua afrikaans, e dal vocabolo "Kumi", che significa "dieci" in vari dialetti locali. Come Fuleco, anche Zakumi non si rivelò un vero portafortuna visto che la nazionale sudafricana non riuscì neppure a superare il primo turno. Non ai padroni di casa ma alla nostra nazionale portò invece molta fortuna Goleo, il leone mascotte di Germania 2006. Il suo nome è la fusione delle parole gol e leo (leone in latino). Insieme a lui c’era anche Pille che in lingua tedesca rappresenta il nome familiare del pallone da calcio. Una doppia mascotte che accompagnò l’Italia di Marcello Lippi alla conquista del Mondiale. Nel 2002, per la Coppa del mondo di Corea e Giappone, le mascotte non erano animali ma innovative creazioni colorate fatte al computer. Erano Ato, l'allenatore, mentre Kaz e Nik erano i giocatori.

Footix, Striker, Ciao e Pique

L’edizione del Mondiale 1998, quella giocata in Francia, è da sempre considerata una delle più belle. In quell’occasione, la mascotte era Footix. Si trattava di un galletto francese il cui nome rappresentava la fusione tra la parola Football e Asterix, uno dei personaggi transalpini per eccellenza. Footix portò bene alla Francia visto che proprio i galletti vinsero quel Mondiale battendo in finale il Brasile per 3-0. Nel 1994, per la prima e fino al 2026 unica Coppa del mondo giocata negli Stati Uniti, venne scelta la figura di Striker, un cane il cui nome vuol dire "attaccante". In realtà, né la mascotte né la nazionale americana ebbero grande successo. Discorso totalmente diverso per Ciao, il simbolo di Italia ’90. Nelle "Notti magiche" di quel Mondiale, una figura stilizzata di calciatore con il corpo composto da elementi cubici colorati di verde, bianco e rosso e un pallone al posto della testa accompagnò le gesta di Schillaci e compagni. In quell’occasione, la scelta del più comune saluto italiano come nome della mascotte avvenne tramite un sondaggio effettuato dagli italiani settimanalmente sulle schedine del Totocalcio. Quattro anni prima, nel 1986, il simbolo del Mondiale messicano si chiamava Pique, un peperoncino che incarnava tutti gli stereotipi della popolazione locale: baffi e sombrero. Una mascotte che portò fortuna all’Argentina, a Maradona e alla sua "Mano de Dios".

Naranjito, Gauchito, Tip-Tap, Juanito e Willie

Non lo ricordano in tanti, ma fu un’arancia di nome Naranjito la mascotte che fece da sfondo all’Italia campione del mondo di Spagna ’82. Sicuramente sono più vive le immagini dell’urlo di Tardelli o dei gol di Paolo Rossi, ma quel frutto stilizzato con un pallone in mano portò molta fortuna alla nostra nazionale e non a quella spagnola padrona di casa. Molto più "casalinga", invece, la mascotte dell’edizione ’78 giocata in Argentina. Era Gauchito, "ragazzino" in spagnolo, che indossando la maglia della squadra di casa e un tipico sombrero argentino portò alla vittoria proprio la selezione ospitante. Allo stesso modo, i due ragazzi che indossano la maglia della Germania Ovest con le lettere WM (Weltmeisterschaft, Campionato del mondo) e il numero 74 portarono bene al team organizzatore: Tip e Tap furono le mascotte di Germania ’74 con i tedeschi campioni del mondo. Nel 1970, invece, la mascotte che in Messico salutò il terzo Mondiale vinto dal Brasile di Pelé fu Juanito, un ragazzo con addosso la maglietta del Messico e, ovviamente, un sombrero. Infine - anzi, all'inizio di questa tradizione - c’è Willie, un leone, simbolo tipico dell’Inghilterra e della nazionale inglese (chiamata appunto il team dei tre leoni). Fu lui la prima mascotte in assoluto, visto che dalla prima edizione dei Mondiali del 1930 a quella del 1962 non erano ancora state introdotte.

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