Siria, raid governativi sulla Ghouta: circa 200 morti

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I bombardamenti governativi hanno colpito la regione della Ghuta, a est di Damasco (Foto: Getty Images)

Secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani, da domenica ci sarebbero almeno 57 bambini e 14 donne tra le vittime degli attacchi delle forze lealiste nella regione controllata dai ribelli. Si tratta della peggiore strage dal 2015

Sarebbero circa duecento, tra cui almeno 57 bambini e adolescenti e 14 donne, le vittime provocate a partire da domenica 18 febbraio dai raid aerei e di artiglieria delle forze governative siriane sulla regione della Ghouta orientale, alle porte di Damasco. La zona è assediata dalle truppe lealiste e controllata da gruppi armati delle opposizioni. Lo rende noto l'Osservatorio siriano per i diritti umani. Le vittime, però, potrebbero aumentare perché i feriti sono centinaia, alcuni dei quali in condizioni critiche. Secondo l'Osservatorio, le persone uccise sono almeno 194, di cui 127 nella sola giornata di lunedì. Sarebbe la perdita più pesante di civili in un solo giorno dall'inizio del 2015 in Siria. I bombardamenti sono proseguiti anche oggi, martedì 20, con un bilancio di almeno 50 morti, di cui 13 minori. Secondo l'Unicef potrebbe trattarsi di un eccidio peggiore rispetto a quello di Aleppo.

L'invito dell'Ue

L'Unione europea, intanto, attraverso l'Alto rappresentante Federica Mogherini e il Commissario per le crisi umanitarie Christos Stylianidesha, ha invitato tutte le parti in conflitto in Siria, nonché i garanti delle quattro aree cuscinetto, ad "adottare tutte le misure necessarie per garantire che diminuisca la violenza, si protegga il popolo siriano nel rispetto del diritto internazionale umanitario e si avvii urgentemente l'accesso umanitario". Mogherini e Stylianides hanno ribadito che "non esiste una soluzione militare al conflitto" e hanno chiesto "a tutte le parti di impegnarsi seriamente nel processo politico guidato dall'Onu".

Unicef: "Se cifre confermate, è un eccidio peggiore di Aleppo"

"Se le notizie sugli ultimi attacchi aerei nel Ghouta Orientale saranno confermate, ieri in Siria sono morti altri 100 civili, di cui decine di bambini. Bambini che si uniscono ai 60 uccisi nel solo mese di gennaio e alle migliaia di vittime di questa guerra. È un eccidio peggiore di quello di Aleppo", ha sottolineato Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia. "Sette anni di guerra hanno portato la Siria al collasso: nel Ghouta orientale, dove vive il 95% dei siriani sotto assedio oggi, mancano i servizi fondamentali come scuole ed ospedali e i beni di prima necessità come cibo, acqua e medicine".

"Una continua strage di innocenti"

"È una vera emergenza umanitaria", ha detto ancora Iacomini, affermando che "solo negli ultimi mesi la malnutrizione è aumentata di cinque volte, centinaia di bambini sono gravemente malati e hanno bisogno di lasciare la città per essere curati. Si tratta - afferma il portavoce di Unicef Italia - di una continua lotta per la sopravvivenza: è una continua strage di innocenti. Fermiamoci un secondo e torniamo a guardare quello che accade in Siria. La guerra non è finita e l'indignazione a intermittenza - conclude - non è bastata per fermare questa strage di bambini".

La denuncia di Save The Children

Una denuncia è arrivata anche da Save The Children: sono "350.000 i civili intrappolati nel Ghouta orientale a causa dei bombardamenti intensi delle ultime ore", si legge in un comunicato. "Ieri sono stati colpiti 4 ospedali. Nei rifugi sotterranei i bambini sono senza acqua e servizi igienici, esposti al rischio di contrarre malattie - prosegue il testo -. Le strade sono completamente deserte a parte le sirene delle ambulanze che trasportano i feriti in cliniche di fortuna. In alcune parti del Ghouta orientale la distruzione ha infatti raggiunto livelli più elevati di quelli registrati durante il picco della crisi di Aleppo nel 2016". "La situazione è a dir poco terribile. Gli attacchi aerei non si sono fermati neanche per un secondo durante tutta la notte. La popolazione chiede l'intervento delle Nazioni unite e delle altre organizzazioni. Non vogliamo altro che la fine dei bombardamenti e degli attacchi", ha raccontato un portavoce di Syria Relief, partner di Save the Children.

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