Wikileaks, confermato il mandato d'arresto per Assange

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Lo ha deciso la Westminster Magistrates' Court di Londra. Il 46enne resta nell'ambasciata dell'Ecuador, dove si trova come rifugiato da 5 anni, nonostante siano state archiviate le accuse di stupro nei suoi confronti

La situazione legale di Julian Assange non cambia: i giudici britannici hanno confermato il mandato di cattura per il fondatore di Wikileaks. La Westminster Magistrates' Court di Londra ha respinto il ricorso con cui Assange richiedeva l'annullamento del mandato d'arresto britannico che pende su di lui fin dal 2012, per non essersi presentato in tribunale per un'udienza sulla sua cauzione.

Per Assange il mandato aveva perso di significato

"Non sono persuasa del fatto che il mandato d'arresto debba essere revocato", ha detto il giudice Emma Arbuthnot al termine di un’udienza che, nelle speranze del fondatore di Wikileaks, avrebbe potuto aprirgli le porte dell’ambasciata dell’Ecuador a Londra. Per i legali di Assange, che da più di cinque anni vive come rifugiato nell'ambasciata, il mandato aveva invece perso di significato essendo cadute le controverse accuse di molestia sessuale sollevate anni fa dalla magistratura svedese.

Archiviate le accuse di stupro

Lo scorso maggio la Svezia aveva archiviato le accuse di stupro nei confronti di Assange. Il capo della Procura, Marianne Ny, aveva annunciato la chiusura del caso, durato sette anni, perché, aveva spiegato, non c'è la possibilità di arrestare Assange "per l'immediato futuro”. Nei confronti di Assange era stato ritirato anche il mandato di cattura europeo. Scotland Yard, però, aveva fatto sapere che arresterebbe comunque Assange se dovesse lasciare l’ambasciata londinese dell'Ecuador, motivo per cui il fondatore di Wikileaks si trova ancora recluso in quell'edificio.

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