Pinotti: meno militari in Iraq e Afghanistan, più in area Mediterraneo

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La ministra spiega la strategia sulle missioni internazionali alle commissioni Esteri e Difesa. Il governo ha deciso di “rimodulare l'impegno nelle aree di crisi geograficamente più vicine e che hanno impatti più immediati rispetto ai nostri interessi strategici”

Ridurre i militari italiani in Iraq e Afghanistan, aumentare la loro presenza nell'area del Mediterraneo. È questa la strategia del nostro governo per quanto riguarda le missioni internazionali. A spiegarla è stata la ministra della Difesa Roberta Pinotti che, insieme al titolare della Farnesina Angelino Alfano, ha parlato alle commissioni Esteri e Difesa di Senato e Camera, riunite in seduta congiunta. La ministra ha detto che la nuova missione in Niger, “non combat ma di addestramento”, vedrà impegnato un numero massimo di 470 militari e quella in Libia conoscerà un lieve aumento, fino a 400 unità complessive (dalle attuali 370). La rimodulazione delle missioni internazionali, poi, prevede un alleggerimento dei contingenti in Medio Oriente: in Iraq sarà dimezzato, mentre in Afghanistan ci saranno 200 uomini in meno. Complessivamente, nel 2018 saranno 6.698 i militari impegnati in teatri internazionali, per una spesa di 1,5 miliardi di euro.

“Cuore dei nostri interventi è il Mediterraneo allargato”

Il governo ha deciso di “rimodulare l'impegno nelle aree di crisi geograficamente più vicine e che hanno impatti più immediati rispetto ai nostri interessi strategici. E il cuore dei nostri interventi è il Mediterraneo allargato, dai Balcani al Sahel, al Corno d'Africa”, ha detto Pinotti. Il Sahel, ha aggiunto Alfano, “è una regione di preminente valore strategico per l'Italia”. Il ministro ha anche annunciato uno stanziamento di 100 milioni di euro per il Niger, “Paese molto fragile che raccoglie oltre 150mila rifugiati”.

In Niger missione di addestramento

Proprio verso il Niger, crocevia del traffico dei migranti che raggiungono la Libia, si apprestano a partire i militari italiani che saranno impegnati nella nuova missione: 120 unità nel primo semestre, per poi raggiungere il numero massimo di 470 entro fine anno. Verranno inviati anche 130 mezzi terrestri e due aerei. La spesa prevista per l'operazione è di 49,5 milioni di euro per tutto il 2018. Non sarà, ha assicurato la titolare della Difesa, “una missione combat e non pensiamo di mettere i nostri militari a fare da sentinelle ai confini di quel Paese: è una missione di addestramento”. “È il Niger – ha ricordato Pinotti – che ci ha chiesto aiuto, dicendo che ha un problema a controllare i confini: vogliono che li aiutiamo a essere capaci di controllarli. Sappiamo che si tratta di zone pericolose, ma non c'è nulla di neocoloniale e nascosto. L'Italia pensa che non può far gestire la migrazione da reti criminali”.

L’impegno in Libia

In Libia, invece, la ministra ha spiegato che saranno accorpati in una nuova missione i compiti dei due attuali interventi (Operazione Ippocrate con ospedale da campo a Misurata e il supporto alla Guardia costiera libica) e ci saranno nuove attività, anche in questo caso soprattutto di addestramento e favore delle forze di sicurezza locali, nonché ripristino infrastrutture. Quattrocento i militari impegnati, con 130 mezzi terrestri, mentre aerei e navi saranno tratti dall'operazione Mare Sicuro. La spesa prevista per il 2018 è di 49 milioni di euro. Pinotti, dopo gli scontri tra milizie locali e forze di sicurezza a Tripoli e le vittime nello scalo civile dell'aeroporto di Mittiga, ha detto che “il personale italiano è stato posto in sicurezza e una nave è ormeggiata nel porto e pronta se necessario a muoversi. La situazione appare comunque in via di miglioramento”. 

Diminuiranno contingenti in Iraq e Afghanistan

La ministra della Difesa ha parlato anche di Tunisia, dove andrà in visita il 23 gennaio. “Non possiamo lasciarla da sola”, ha detto. Così l'Italia ha messo a disposizione un contingente di 60 militari per la missione che il Paese ha chiesto alla Nato. All'aumento dell'impegno militare in Africa, però, corrisponderà un alleggerimento dei contingenti in Iraq e in Afghanistan. Daesh, ha puntualizzato Pinotti, “è stato sconfitto militarmente, anche se rimane alto il pericolo terrorismo. Pensiamo così di ridurre il nostro impegno nella coalizione anti-Isis arrivando a un dimezzamento del contingente (forte di circa 1.500 unità, ndr): in questo periodo abbiamo addestrato 30mila militari e 10mila forze di polizia irachene”. Riduzione anche per l'Afghanistan, dove la consistenza del contingente tricolore scenderà dalle attuali 900 a 700 unità.

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