Commissione su pedofilia, premier Australia: emersa tragedia nazionale

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Malcolm Turnbull ha annunciato che darà vita ad una task force per esaminare le raccomandazioni della Commissione (Getty Images)
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La Royal commission sulle risposte istituzionali agli abusi sessuali sui minori ha reso pubblico il rapporto finale dopo 5 anni di lavoro. Al suo interno sono state identificate più di quattromila istituzioni in cui sono stati commessi reati di questo tipo

L'inchiesta della Commissione sulla pedofilia in Australia "ha portato alla luce una tragedia nazionale". Lo ha dichiarato il premier Malcolm Turnbull a seguito della pubblicazione del rapporto finale della Royal commission sulle risposte istituzionali agli abusi sessuali sui minori che, dalla sua costituzione cinque anni fa, ha ricevuto le deposizioni di oltre 15mila persone e udito a porte chiuse oltre ottomila vittime. Il report, stilato dopo indagini approfondite su chiese, enti di beneficenza, governi locali, scuole, organizzazioni comunitarie, gruppi di boy scout, club sportivi e polizia, tra il 1950 e il 2015, è costituito da 17 volumi e presenta un totale di 189 raccomandazioni.

"Le istituzioni hanno tradito i nostri bambini"

La Commissione d’inchiesta governativa, composta da sei membri, è stata istituita nel 2013 dal governo laburista di Julia Gillard, e in questi cinque anni ha intimato e ottenuto il rilascio di 1,2 milioni di documenti, identificando più di quattromila istituzioni in cui sono stati commessi abusi. Un lavoro che ha portato alla segnalazione di quasi 2600 persone e all’avviamento di oltre 230 azioni penali. Per decenni "molte istituzioni hanno tradito i nostri bambini", ha dichiarato il presidente della Commissione Peter McClellan, che ha spiegato nel report finale come "i sistemi di protezione dell'infanzia e di giustizia civile abbiano abbandonato le vittime". La polizia in molti casi, ha aggiunto McClellan, non ha creduto alle denunce dei bambini non aprendo le indagini. In questo modo il sistema di giustizia penale ha creato "molte barriere" che hanno impedito l’avviamento di procedimenti giudiziari nei confronti dei presunti colpevoli.   

Nel rapporto 189 raccomandazioni

Nel rapporto finale la Royal commission ha inserito 189 raccomandazioni in ottemperanza alla sua funzione di "indicare proposte per evitare il ripetersi di situazioni analoghe". Tra queste, la Commissione chiede l’istituzione di un nuovo reato per facilitare procedimenti penali a carico di istituzioni che hanno mancato di proteggere i minori, e la creazione di un Ufficio nazionale per la sicurezza dei minori che preveda un sito web e un telefono amico per denunciare gli abusi. I sei membri della Commissione hanno dato delle indicazioni anche per quanto riguarda la Chiesa cattolica in Australia, che secondo la Royal commission, ha dimostrato "fallimenti catastrofici di leadership", specie prima degli anni 1990. Nello specifico il report mette in evidenza che tra le vittime che hanno riportato abusi in istituzioni religiose, oltre il 60% ha dichiarato che sono stati subiti da preti e religiosi della chiesa cattolica. Per questa ragione la Commissione chiede l’abolizione del segreto della confessione, per consentire ai sacerdoti di riportare alla polizia abusi sessuali rivelati durante il sacramento, e l'opportunità per la Conferenza episcopale australiana di rendere il voto di castità volontario per gli uomini di chiesa. Un’ipotesi che, secondo i membri della commissione, contribuirebbe a diminuire gli abusi ai minori.

Task force per esaminare le raccomandazioni

A seguito della pubblicazione del rapporto finale, il governo avrà sei mesi per mettere a punto una risposta formale a quanto rivelato e un anno per consegnare una relazione sull'attuazione delle misure di prevenzione consigliate dagli estensori del report. A tal proposito Malcolm Turnbull ha annunciato che darà vita ad una task force per esaminare le raccomandazioni e che il governo stanzierà 52,1 milioni di dollari (circa 34 milioni di euro) per l'assistenza alle vittime. Parlando del rapporto, il premier australiano ha lodato il coraggio di quest’ultime e dei loro parenti che hanno condiviso - "spesso per la prima volta" le loro "storie strazianti" per fare avanzare l'inchiesta.

La chiesa cattolica si scusa

"Ribadisco a nome dei vescovi e dei leader religiosi cattolici, le nostre scuse incondizionate per questa sofferenza e il nostro impegno a garantire giustizia per le persone colpite", ha detto ai giornalisti Denis Hart, l'arcivescovo di Melbourne, che ha assicurato che "ci impegneremo ad affrontare la questione degli abusi sessuali". Per quanto riguarda le proposte della commissione l’arcivescovo ha sottolineato la difficoltà di porre fine alla segretezza della confessione, considerato un sacramento "inviolabile". "La pena per ogni sacerdote che spezza il sigillo - ha spiegato Hart - è la scomunica, quindi è una questione reale, seria, spirituale". Dall’altro canto, però, l'arcivescovo di Melbourne ha rivelato che il Vaticano sta prendendo in "seria considerazione" la possibilità di introdurre il voto di castità volontario per i suoi ministri.

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