Spot politici in Usa, Senato propone legge per regolamentarli sul web

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L'aula del Senato degli Stati Uniti d'America (Getty Images)
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Un disegno di legge bipartisan, caldeggiato da John McCain, vuole obbligare i giganti del web a rivelare i nomi di coloro che acquistano spazi promozionali di natura elettorale

Una richiesta bipartisan di regolamentazione delle pubblicità politiche su internet. È quella contenuta nel disegno di legge proposto da tre senatori degli Stati Uniti d'America, un repubblicano e due democratici, per obbligare i colossi della rete, tra cui Facebook e Google, a rivelare l'identità degli inserzionisti di spot politici.

Una richiesta contro le ingerenze russe

La proposta legislativa, caldeggiata dall'ex candidato presidente repubblicano John McCain, è promossa anche dai due democratici Amy Klobuchar del Minnesota e Mark Warner della Virginia. Nella normativa presentata in aula giovedì 19 ottobre, i tre senatori richiedono che le compagnie operative sul web rivelino l'identità di coloro che acquistano pubblicità di natura politica in rete. Una misura che, secondo i suoi promotori, si renderebbe necessaria dopo le rivelazioni riguardanti alcuni operatori di nazionalità russa che avrebbero acquistato annunci ingannevoli durante le elezioni presidenziali del 2016. Come riporta il New York Times, le aziende che potrebbero essere coinvolte nella nuova normativa, sono già al lavoro con un team composto da lobbisti e avvocati, per prendere parte alla regolamentazione della materia.

L'eccezione dei controlli su Internet

Dal 2006, la maggior parte delle attività politiche svolte online negli Stati Uniti è stata resa esente dai rigorosi regolamenti applicati nei confronti della pubblicità politica televisiva, delle radio e della carta stampata. La Commissione elettorale federale, l'agenzia indipendente che regola il finanziamento delle campagne elettorali, ha giustificato questa differenza sostenendo che il web rappresenta "un modo unico e in continua evoluzione della comunicazione di massa e dei discorsi politici" e che per questo motivo "si distingue dagli altri media". Un'eccezione prima gradita sia dai repubblicani che dai democratici, ma che ha perso molti degli iniziali consensi dopo le ultime rivelazioni riguardanti la campagna presidenziale del 2016, Facebook ha venduto più di 100mila dollari in spazi pubblicitari a una società russa legata al Cremlino. Un comportamento vietato dalla legge elettorale federale che impedisce agli stranieri di finanziare le campagne elettorali che si svolgono negli Stati Uniti.

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