Pesto italiano bocciato dal Regno Unito: "Troppo salato"

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Uno studio inglese solleva dubbi sul pesto italiano (Foto d'archivio)
pesto

Sul quotidiano "The Guardian" le analisi dell'associazione Cash secondo le quali la specialità a base di basilico venduta al supermercato conterrebbe una concentrazione di sale superiore all’acqua del mare

Dopo il Prosecco, sul banco degli imputati a fine estate con l'accusa di nuocere ai denti, dal Regno Unito arriva una critica contro un'altra eccellenza italiana: il pesto. Un articolo pubblicato sul "The Guardian" riporta il risultato di uno studio condotto sul prodotto dal Cash (Consensus Action on Salt e Health) secondo il quale il pesto da supermercato conterrebbe eccessive quantità di sale.

La tesi del Cash

Il Cash è un'organizzazione nata nel 1996 e che si occupa di studiare gli effetti del sale sulla salute in un Paese - la Gran Bretagna - in cui anche il governo ha lanciato una campagna per ridurre il sodio negli alimenti. Quello che sarebbe emerso dalle loro analisi condotte su 75 diversi marchi di pesto industriale è che la concentrazione di sale al loro interno è al di sopra dei limiti consigliabili per la salute e starebbe anche aumentando negli ultimi anni.

I dati

L'accusa riguarda in primis due prodotti di uno dei marchi di riferimento per il pesto nel Regno Unito: secondo il Cash, entrambi avrebbero circa il 30% di sale in più dell'acqua marina e conterrebbero rispettivamente il 18% e il 32% di sodio in più rispetto al 2009; con un 1,5 grammi di sale ogni cento di alimento sarebbero molto più salati di un hamburger. Altri brand analizzati fanno registrare concentrazioni di sale anche dai 2 ai 2,5 grammi ogni cento di prodotto.

Condimento popolare

Quello che preoccupa ulteriormente - secondo quanto è scritto nell'articolo apparso su "The Guardian" - è che "il pesto è un ingrediente conveniente molto popolare tra i bambini", che invece dovrebbero mangiare prodotti poco salati per evitare di incorrere, da "grandi", in patologie come la pressione alta e l'infarto.

Il precedente del Prosecco

Quando i media britannici, tra cui sempre "The Guardian", alla fine dello scorso agosto si scagliarono contro il Prosecco criticandone l'eccessiva acidità "corrosiva", la reazione del nostro Paese fu forte e unanime: dal ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina - che bollò la notizia come "fake news" - al presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, passando per la Coldiretti, che in quell'occasione aveva tirato in ballo la Brexit e lo spirito protezionistico della Gran Bretagna.

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