Referendum Catalogna, cittadini in piazza a Barcellona. Seggi occupati

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Daniele Brunetti

Gli aventi diritto al voto, secondo il governo catalano, sono 5.343.358 (Getty Images)

La Generalitat catalana ha diffuso i dettagli organizzativi per lo svolgimento del voto, che però Madrid continua ad osteggiare fortemente. Intanto centinaia di trattori si stanno schierando davanti ai seggi per ostacolare eventuali interventi delle forze dell'ordine

Le minacce non sono bastate, il governo catalano ha deciso di andare dritto per la sua strada. Il portavoce del Generalitat de Catalunya, Jordi Turull, ha annunciato che domenica primo ottobre, dalle 8 alle 20, nonostante il divieto ordinato dal governo centrale di Madrid, i catalani potranno recarsi alle urne per esprimere il loro voto in merito al referendum sull'indipendenza della Catalogna. Già nella serata di venerdì alcuni cittadini hanno cominciato a manifestare per strada e ad occupare pacificamente alcuni seggi per impedire che la polizia li chiuda. La consultazione non sarà una novità assoluta: già nel novembre 2016 gli abitanti della regione avevano espresso il loro parere in una consultazione "informale" che aveva raccolto l'80% dei voti favorevoli alla secessione ma con solo il 36% di affluenza.

I dettagli organizzativi

Per dar luogo al voto, ha spiegato Turull nel corso di una conferenza stampa organizzata a Barcellona, "saranno impegnate 7.235 persone" che lavoreranno "in 6.249 seggi organizzati in 2.315 collegi". Gli aventi diritto al voto sono 5.343.358 e dovranno esprimersi sulla domanda: "Volete che la Catalogna sia uno Stato indipendente, in forma di Repubblica?". Un quesito a cui i catalani l’1-O (la sigla utilizzata dai media spagnoli per indicare il primo ottobre), secondo Turullm, potranno rispondere "pacificamente". "Né il governo né i cittadini della Catalogna stanno facendo nulla di male", ha aggiunto il vicepresidente del Generalitat, Oriol Junqueras, denunciando "lo stato di eccezione" instaurato da Madrid.

Puigdemont "ne risponderà in tribunale"

Pochi minuti dopo la conferenza stampa nella quale sono stati svelati i dettagli organizzativi, il portavoce del governo spagnolo Inigo Mendez de Vigo ha dichiarato che "non ci sarà nessun referendum il primo ottobre", e che il governo catalano del presidente Carles Puigdemont dovrà "rispondere davanti ai tribunali" per la "grave slealtà istituzionale" di cui si è reso responsabile. "Siamo in presenza di un processo di disobbedienza costituzionale - ha accusato il portavoce del governo - contro una democrazia europea consolidata e prestigiosa come quella spagnola, in pieno XXI secolo". Il 7 settembre il Tribunale costituzionale spagnolo ha sospeso la legge sul referendum approvata dalla Generalitat de Catalunya, vietando ai sindaci della regione e ai funzionari del governo di partecipare all’organizzazione della consultazione.

Urne "cinesi"

Per impedire lo svolgimento di un referendum ritenuto "illegale", lo scorso 20 settembre, Il ministero dell'Interno spagnolo ha annunciato di aver sequestrato 10 milioni di schede e qualche giorno prima Madrid aveva disposto un provvedimento analogo anche per quanto riguarda le urne. Per questa ragione il governo catalano in vista del voto ha dovuto comprare dei nuovi contenitori dove depositare le schede durante il voto. Nello specifico la Generalitat si è rivolta a una società cinese, la Smart Dragon Ballot Export, che ha venduto al governo di Barcellona le nuove urne al costo di 5 euro l’una. L'azienda, secondo El Pais, avrebbe già venduto questo tipo di materiale a diversi paesi africani e asiatici tra cui l’Australia, il Chad, il Ghana e il Niger.

La partita dell’accesso ai seggi

Il governo centrale di Madrid sta vagliando l’ipotesi di impedire l’accesso alle urne attraverso l’utilizzo delle forze dell’ordine. A tal proposito sono stati inviati di rinforzo in Catalogna 10mila agenti della Guardia civil e della Policia Nacional. Al momento è incerto l'atteggiamento che terranno i 17mila uomini dei Mossos d'Esquadra, la polizia catalana che però formalmente è stata "commissariata" dal ministero degli Interni spagnolo. Intanto l'Agenzia di protezione dei dati ha minacciato di imporre multe fino a 600mila euro alle persone che formeranno i seggi elettorali al referendum. Le sanzioni potrebbero essere imposte per "l'uso fraudolento" dei dati dei 5,3 milioni di elettori catalani. Il ministro della giustizia catalano, Carles Mundó, però ha definito "una menzogna" la diffida rivolta dall'Agenzia spagnola perché "non è competente per la Catalogna", precisando che è comunque il governo di Barcellona responsabile per l'uso dei dati, non i singoli cittadini. I membri dell’esecutivo catalano hanno fatto sapere che il primo ottobre saranno tra i primi a votare concentrando l’affluenza tra le 9 e le 11.

Trattori a difesa del voto

Nel pomeriggio del 29 settembre 2.150 i mezzi agricoli hanno aderito all'appello dei leader separatisti e si schiereranno davanti ai seggi per ostacolare eventuali interventi delle forze dell'ordine. Stando a fonti sindacali, 400 trattori si trovano già a Barcellona, 100 a Tortosa, mille a Tarragona, 150 a Manresa e 500 a Girona.

Sondaggi e scenari

Secondo i principali istituti il fronte dei favorevoli all’indipendenza sarebbe in leggero vantaggio, con un'affluenza prevista del 60% (per questa consultazione non è previsto quorum), sulla quale però grava l’incognita della possibilità di accedere ai seggi. Nel caso in cui il referendum si svolgesse regolarmente la vittoria del "sì" comporterebbe l’avvio unilaterale da parte della Catalogna della procedura per dire addio alla Spagna, inasprendo ulteriormente lo scontro con Madrid. Una maggioranza di "no", invece, porterebbe allo scioglimento del parlamento catalano con conseguenti nuove elezioni.

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