Referendum Catalogna, Mossos d'Esquadra identificano proprietari seggi

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Un'immagine dalla manifestazione pro-indipendenza per la Catalogna (Getty Images)
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Gli agenti catalani sono entrati nelle scuole e negli edifici coinvolti nella consultazione dell'1 ottobre per avvertire i proprietari che il voto è "illegale" per Madrid. Il presidente indipendentista Puigdemont: se vince il "sì", inizia periodo di transizione

Ancora tensioni tra Madrid e Barcellona in vista del referendum sull’indipendenza catalana previsto per il prossimo 1 ottobre, ma dichiarato illegale dalla Corte costituzionale spagnola. I Mossos d'Esquadra, la polizia della Catalogna, hanno iniziato oggi a identificare i proprietari dei locali indicati dal governo catalano come sede dei seggi elettorali per il referendum di domenica, come aveva ordinato dalla procura spagnola, il 25 settembre. La giustizia spagnola ha anche ordinato alla polizia catalana di recintare i seggi per impedirne l'accesso.

Mossos d'Esquadra in scuole e uffici

Gli agenti catalani si sono recati nelle scuole o negli uffici per identificare le persone responsabili, informandole che il referendum è stato dichiarato "illegale". Il comando dei Mossos, così come il governo catalano, si oppone però al tentativo di Madrid di porre la polizia regionale, con la Guardia Civil e la Policia Nacional, per impedire lo svolgimento del referendum dell’1 ottobre. 

“Recintare i seggi”

La procura spagnola ha anche ordinato alla polizia catalana di recintare tutti i locali indicati come seggi elettorali per il referendum di indipendenza del 1 ottobre per impedire il voto. Il procuratore capo Jose' Maria Romero de Tejada ha anche ordinato che nessuno possa entrare nei locali e che non si possa votare nel raggio di 100 metri dai seggi.

L’appello di Rajoy: “Tornare al buon senso”

"Spero si torni al buon senso e che questa storia possa terminare al più presto": così il premier spagnolo Mariano Rajoy nella conferenza stampa alla Casa Bianca con Donald Trump è tornato sulla questione della Catalogna. "Questa vicenda non porta nulla di buono ai cittadini. Dobbiamo avviare una nuova fase in cui sia centrale il dialogo".

Puigdemont: se vince il "si" periodo di transizione

Intanto, il 25 settembre, il procuratore dello Stato spagnolo, José Manuel Maza, aveva ipotizzato l’arresto del presidente della Catalogna, l’indipendentista Carles Puigdemont che, a sua volta, aveva avvertito: "Non sarebbe una buona idea". E oggi, lo stesso Puigdemont, durante un'intervista, è tornato a garantire che se al referendum vincerà il “Sì”, dal giorno dopo il governo catalano aprirà un periodo di transizione verso l'indipendenza nel quale proporrà l'avvio di un dialogo a Spagna e Unione Europea. Sulla questione si è poi espresso anche l’ex-presidente catalano Artur Mas che ha denunciato lo "stato di polizia" instaurato in Catalogna dal governo spagnolo che "cerca direttamente di distruggere le persone e le famiglie". Contrario invece l'ambasciatore spagnolo a Roma, Jesus Garcia, che ha attaccato Barcellona: "Il grave problema è che il governo regionale della Catalogna non rispetta le leggi e le sentenze della Corte costituzionale".

"Spagna come Corea Nord" per chiusura siti internet

Il governo catalano è passato all’attacco anche sulla questione dei siti internet chiusi per via del referendum, definendo la Spagna al pari della Corea del Nord. Il paragone arriva dopo la chiusura ordinata da un giudice spagnolo del portale web della Assemblea Nazionale Catalana, la prima organizzazione della società civile indipendentista e presieduta da Jordi Sanchez. Nell'ultima settimana, sono 140 le pagine digitali che sono state bloccate dalla Guardia Civil spagnola su ordine giudiziario, per l'appoggio alla consultazione indipendentista. Il portavoce del 'Govern' catalano, Jordi Turull, ha denunciato che il sito della Anc è stato chiuso "mentre rimane aperto quello della Fondazione Francisco Franco", dedicata al dittatore morto nel 1975. 

La Catalogna rivendica il diritto di votare

La popolazione della Catalogna, intanto, da giorni rivendica il suo diritto a votare, nonostante il parere contrario di Madrid. L'assemblea dei contadini catalani (Ap), per esempio, ha lanciato un appello a tutti i produttori perché l’1 ottobre difendano con i loro trattori i seggi dove si svolgerà il voto del referendum di indipendenza, in modo che la Guardia Civil spagnola non possa sequestrare le urne e impedire il voto. Inoltre, ieri, anche la Chiesa catalana si è schierata con il referendum e più  di 420 ecclesiastici avevano chiesto al Papa di avviare una mediazione con Madrid che permettesse lo svolgimento del voto fermando "la repressione". 

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