Siria, Save the Children: violenze su migliaia di bambini a Raqqa

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Un combattente siriano ad Aleppo, nel 2012 (archivio Getty Images)
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Nella città simbolo del conflitto anti-Isis, la metà della popolazione è costituita da minori. Chi è riuscito a scappare racconta di bombe e decapitazioni. L'appello dell'organizzazione umanitaria per garantire una via di fuga e assistenza psicologica 

Intrappolati a Raqqa ed "esposti a brutali violenze e a bombardamenti". Sono i bambini che ancora vivono nella città siriana, senza possibilità di fuga. Quanti sono? Secondo Save the Children, che ha raccolto le testimonianze di chi è riuscito a scappare, tra i 9 e i 12mila.

Il bilancio della battaglia

"Decapitazioni ed esplosioni – afferma l'organizzazione umanitaria – sono entrate a far parte della loro quotidianità, in una vita di disperazione e deprivazione". Dal novembre 2016, cioè dall'avvio dell'operazione "Ira dell'Eufrate" (promossa dai curdo-siriani per liberare Raqqa dall'Isis) sono sfollate 271mila persone. Il 75% dei quartieri della città è oggi abbandonato: solo 6 su 24 sono popolati. Tra le case distrutte e le poche ancora in piedi, metà dei residenti è rappresentata da bambini, costretti ad affrontare condizioni durissime: "Il ricollocamento forzato nelle aree controllate dall'Isis e la carenza di cibo e acqua sono una minaccia costante alla loro sopravvivenza e al loro benessere", sottolinea Save the Children. La battaglia ha coinvolto e coinvolge i civili, soprattutto a causa degli attacchi aerei. "Le famiglie – continua l'organizzazione fondata nel 1919 – sanno di poter perdere la vita a causa di una bomba restando a Raqqa, così come sono consapevoli del rischio di morire tentando la fuga".

Le testimonianze

I giovanissimi superstiti incontrati da Save the Children, ora nel campo per rifugiati di Ain Issa, a nord di Raqqa, sono stati testimoni ravvicinati di esecuzioni e offensive militari. Raccontano di essere stati costretti a restare chiusi in casa per mesi, con la corrente elettrica a disposizione per poche ore al giorno, senza poter giocare né andare a scuola. "L’Isis ha decapitato delle persone e lasciato i loro corpi a terra. Noi abbiamo visto tutto. Non riuscivo più a dormire, restavo sveglia per la paura", ricorda Raashida, 13 anni, scappata assieme alla sua famiglia. E suo padre Aoun denuncia: "Non esiste più l'infanzia, i bambini hanno dimenticato cosa significhi".

Cosa fare per i bambini di Raqqa

"I bambini – ha detto Sonia Khush, direttrice di Save the Children in Siria – devono essere messi nella condizione di poter lasciare Raqqa senza dover temere di andare incontro alla violenza o alla morte e senza essere costretti a camminare per giorni attraverso campi minati, in cerca di sicurezza". Una volta al sicuro, il percorso non sarà terminato: "Questi bambini – continua – possono sembrare normali all'esterno, ma dentro sono tormentati da ciò che hanno visto. Rischiamo di condannare una generazione a una vita di sofferenza, a meno che la questione della loro salute mentale non sia affrontata in modo adeguato".  

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