Regeni, da Roma arriverà investigatore. Madre: al Cairo il 3 ottobre

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Proseguono le polemiche dopo le rivelazioni del New York Times sulle responsabilità dell'intelligence egiziana per la morte del ragazzo italiano. Il 4 settembre informativa del Governo 

"A noi interessa capire veramente perché e chi ha dato l'ok a prendere Giulio torturarlo e ucciderlo". Parla Paola Deffendi, la madre di Giulio Regeni il ricercatore italiano brutalmente torturato e ucciso al Cairo all'inizio del 2016 da uomini degli apparati di sicurezza egiziani, parla e annuncia di essere anche pronta ad andare a Cairo, già dal prossimo 3 ottobre, con o senza il nostro ambasciatore in carica. Non si placa il disappunto e la contrarietà della famiglia Regeni alla decisione di far tornare l'ambasciatore Gianpaolo Cantini in Egitto, la cui assenza per i Regeni, era "l'unico strumento di pressione" sul paese per assicurare i colpevoli di quest'efferato delitto alla giustizia. Secondo quanto riportano i media e le agenzie di stampa, Cantini arriverà in Egitto insieme a un investigatore che affiancherà la procura generale egiziana. Intanto le Commissioni Esteri di Camera e Senato saranno convocate lunedì 4 settembre alle 14 per lo svolgimento di un'informativa del Governo sui rapporti tra l'Italia e l'Egitto.

Le rivelazioni del New York Times

Le polemiche per la riattivazione a pieno della nostra sede diplomatica fanno il paio con le rivelazioni del New York Times secondo cui l'amministrazione Obama entrò in possesso di "prove di intelligence" che mostravano come il ricercatore fosse stato rapito, torturato e ucciso dagli 007 egiziani e soprattutto che di questo fu avvertito il governo Renzi. Rivelazioni che spingono l'opposizione, il Movimento 5 Stelle in testa a chiedere la riapertura immediata e anticipata del parlamento e una convocazione urgente del presidente Gentiloni per riferirne in aula.

Palazzo Chigi chiarisce che Washington non trasmise mai "elementi di fatto né prove esplosive". E lo conferma nero su bianco anche il Nyt che scrive "per non bruciarsi le fonti" gli 007 americani non fornirono documenti d'intelligence né furono rivelati i nomi di chi diede l'ordine al rapimento e alle torture subite da Regeni ne a quale apparato appartenesse il carnefice nel variegato mondo dell'intelligence egiziana. A tentare di stemperare le polemiche anche l'Egitto che sul caso Regeni sostiene d'aver cambiato passo negli ultimi tempi e di fornire ora ogni forma di aiuto nelle indagini congiunte. Ma la decisione di far tornare l'ambasciatore Cantini in un quadro così complesso fa temere alla famiglia di non arrivare mai ad una verità.

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