Padre Dall’Oglio, 4 anni fa la scomparsa. Mattarella: Si cerchi verità

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Il 29 luglio 2013 il prete gesuita, impegnato nel dialogo fra comunità in Medio Oriente e apertamente critico verso il governo siriano, spariva a Raqqa senza lasciare tracce. Gentiloni: “Continuiamo a sperare”. Il fratello: “Continuo a pensare che sia vivo”

Sono passati quattro anni da quando Paolo Dall'Oglio, il prete gesuita che per oltre trent'anni ha consacrato il suo impegno al dialogo fra comunità in tutto il Medio Oriente, è scomparso a Raqqa, in Siria, il 29 luglio del 2013, ancor prima che la città sull'Eufrate divenisse la capitale dello Stato islamico nel Paese. Il primo ministro Paolo Gentiloni l’ha voluto ricordare con un messaggio su Twitter, mentre il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha chiesto che si continui a “cercare la verità”.

Nessuna notizia certa in quattro anni

Dopo la scomparsa si era parlato subito di rapimento, ma nessuno ha mai rivendicato la sua cattura e da allora non si sono mai avute notizie certe: nessuna prova in vita ha accompagnato le tante dichiarazioni di sedicenti testimoni, informatori, negoziatori o disertori di vari gruppi armati. Chi afferma di averlo visto per l'ultima volta nel luglio del 2013 sostiene che di Padre Paolo si siano perse le tracce dopo che si è recato volontariamente nell'allora sede dell'Isis a Raqqa "per tentare di mediare per il rilascio di alcuni ostaggi".

Il ricordo di Gentiloni e Mattarella

"4 anni dopo un pensiero a padre Paolo Dall'Oglio scomparso a Raqqa e alla sua famiglia. Continuiamo a lavorare e a sperare", ha scritto Gentiloni su Twitter. Mattarella ha invece espresso, in una nota, la sua “vicinanza e la solidarietà ai suoi familiari, così provati da una lunga e dolorosa attesa”, e si è augurato che “il tempo non attenui la volontà di cercare la verità sulla sorte del padre gesuita, simbolo del dialogo tra religioni”. Ieri anche la presidente della Camera Laura Boldrini lo ha ricordato, citandone "l'impegno per dialogo" e affermando che "continuiamo a sperare nella sua liberazione e pace in Siria".

L’impegno in Siria sin dagli anni Ottanta

Padre Paolo era arrivato in Siria negli anni '80 e dagli anni '90 aveva promosso incontri di dialogo islamo-cristiano tra le comunità siriane e mediorientali, intessendo rapporti privilegiati con autorità religiose e civili non solo della Siria centrale ma di tutto il Medio Oriente e il Mediterraneo orientale. Con lo scoppio delle proteste popolari anti-governative nel 2011 e la conseguente sanguinosa repressione delle autorità di Damasco, il gesuita aveva assunto un atteggiamento esplicitamente critico del governo siriano, che gli costò l'espulsione nel giugno del 2012, un anno e mezzo prima della scomparsa. Nel suo periodo di esilio dal Paese si era impegnato in Italia, Europa, Nordamerica e Medio Oriente per sensibilizzare le opinioni pubbliche arabe e occidentali sulla tragedia siriana.

“Mio fratello è vivo”

Intanto la famiglia del prete romano non si arrende e il fratello Pietro afferma: "Mio fratello è vivo e continuerò a pensarlo finché non vedrò la sua salma o non ascolterò le parole di qualcuno di cui mi fido ciecamente. Purtroppo, fino ad oggi, non ci è stato confermato nulla. Quindi viviamo nell'attesa".

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