Attentato Londra, la madre di Zaghba: "L'Islam non è questo"

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La madre di Youssef Zaghba intervistata dalla stampa (Ansa)

La donna ha incontrato i giornalisti nella sua casa di Fagnano. Per lei il figlio, uno degli autori dell'attentato del 3 giugno, si è avvicinato all'Islam mentre si trovava nel Regno Unito. E racconta: "Pretendeva molto da se stesso, era molto rigido"

"Nell'ultimo anno quando sono andata in Inghilterra era più rigido, poi dal suo sguardo ho capito che c'era stata una radicalizzazione sui principi e sulla fede dell'Islam. E questo è avvenuto in Inghilterra. Aveva uno sguardo più cupo". A parlare è Valeria Collina, la madre Youssef Zaghba, l’italo-marocchino che ha preso parte all’attentato di Londra del 3 giugno. La donna ha ricevuto i giornalisti nella sua casa di Fagnano, sulle colline bolognesi, per parlare del figlio e per dire che non vuole "chiedere perdono a nome dell’Islam, perché l’Islam non è questo".

"Pretendeva molto da se stesso"

La madre di Zaghba ha raccontato che il giovane "pretendeva molto da se stesso, era molto rigido, non riusciva ad essere quello che voleva e gli serviva una struttura esterna che gli desse sicurezza, penso che sia stato quello che l'ha spinto" verso la radicalizzazione. Inoltre, la donna ha spiegato che avrebbe voluto che il giovane proseguisse gli studi universitari ma, una volta arrivato in Gran Bretagna, dopo uno stage di tre mesi, lui aveva trovato lavoro in una televisione islamica "moderata".
Valeria Collina ha ha poi commentato l'ipotesi, circolata negli ultimi giorni, che alcuni imam si rifiutino di celebrare i funerali di suo figlio: "Mi turba moltissimo, perché sono una persona religiosa, però capisco che sia giusto e doveroso, in questi momenti, dare questi segni forti", ha detto la donna dalla sua casa, dove si è trasferita di ritorno dal Marocco, dopo aver lasciato il padre del ragazzo, che risiederebbe a Fez e sarebbe legato alla rete missionaria Tablig Eddawa.

I rapporti con la polizia e l'ultima telefonata

La donna ha voluto anche ringraziare le forze dell’ordine italiane: "Io sono grata alla polizia per il lavoro che faceva: ogni volta che mio figlio veniva qui c'era uno della Digos che lo seguiva. Credo che abbiano fatto un lavoro incredibile. Sapevano benissimo quanto io fossi preoccupata e attenta a quello che succedeva". Collina sostiene di aver detto alle autorità di trattenere il figlio anche quando dall’Italia il giovane avrebbe tentato di raggiungere Istanbul. L’ultimo contatto tra madre e figlio risalirebbe a due giorni prima dell’attentato, cioè a giovedì 1 giugno. "È stata una telefonata dolcissima, io dovevo partire il 16 e passare con lui gli ultimi giorni di ramadam. Quella telefonata mi ha colpito perché c'era una dolcezza particolare nella sua voce", ha spiegato la donna.

L'intervista integrale

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Zaghba: fermato in Italia e lasciato passare a Stansted

Zaghba, neutralizzato dopo l’attacco al London Bridge la sera del 3 giugno, era stato fermato in Italia, all’aeroporto di Bologna, il 15 marzo 2016, mentre cercava di raggiungere la Turchia per poi tentare di proseguire, molto probabilmente, verso la Siria. Il 7 giugno, inoltre, è emerso che il giovane sarebbe stato lasciato passare al controllo passaporti dell'aeroporto londinese di Stansted, lo scorso gennaio, nonostante il suo nome fosse indicato nel sistema di Schengen come quello di un potenziale sospetto, sulla base delle segnalazioni delle autorità italiane che risalivano al marzo 2016. A rivelare la notizia è stato Danny Shaw, un corrispondente di affari interni della Bbc. Come è emerso nelle ultime ore, sia i britannici che gli 007 marocchini sarebbero stati al corrente della pericolosità del soggetto.  

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