Venezuela, Maduro minaccia di ritirarsi dall’Osa

Mondo

L’Organizzazione degli Stati americani ha chiesto una riunione sulla crisi in atto a Caracas, ma il presidente venezuelano non ammette ingerenze. Secondo la Procuratrice generale ci sono molte vittime dall'inizio dell'ondata di proteste anti-governative

Il ministro degli Esteri del Venezuela ha minacciato il ritiro dall'Osa, l'Organizzazione degli Stati americani, dopo che 16 Paesi membri hanno chiesto la convocazione di una sessione straordinaria per esaminare la situazione di Caracas dove sono già almeno 26 i morti, alcune fonti parlano di 30 vittime, dall’inizio delle proteste anti-governative di fine marzo.

Maduro vuole sostegno al suo governo

La ministra degli Esteri venezuelana Delcy Rodriguez ha detto alla Tv di Stato di avere ricevuto istruzioni dal presidente Nicolas Maduro di avviare la procedura per il ritiro di Caracas dall'Osa, ritenuta braccio di Washington, se i ministri degli Esteri dell'area terranno una riunione sulla crisi in atto nel Paese senza dichiarare sostegno al suo governo. Lo scorso 3 aprile il presidente di turno del Consiglio, il boliviano Diego Pary, il cui governo è alleato con quello del presidente Nicolas Maduro, si è rifiutato di convocare una sessione del Consiglio richiesta da 20 Paesi, che però si è tenuta lo stesso, e durante la quale è stata approvata una dichiarazione nella quale si denunciava una "grave alterazione incostituzionale dell'ordinamento democratico" in Venezuela.

L’antefatto

Sedici paesi dell'Organizzazione degli Stati Americani (Osa) hanno chiesto per oggi, mercoledì 26, la convocazione urgente di una sessione straordinaria del Consiglio permanente. I rappresentanti di Argentina, Barbados, Brasile, Canada, Cile, Colombia, Costa Rica, Stati Uniti, Honduras, Giamaica, Guatemala, Messico, Panama, Paraguay, Perù e Uruguay hanno inviato una nota in tale senso a Diego Pary, ancora presidente di turno. Nella nota, i diplomatici chiedono che all'ordine del giorno della sessione sia iscritto un progetto di risoluzione per convocare un vertice di ministri degli Esteri dell'Osa, a causa della "crescente preoccupazione" sulla situazione a Caracas.

Le vittime degli scontri

La Procuratrice generale del Venezuela, Luisa Ortega Diaz, ieri ha comunicato ufficialmente che sono 26 le persone morte nel Paese dall'inizio dell'ondata di proteste anti-governative promosse dall'opposizione. "Voglio chiarire che respingo tutti gli episodi di violenza che sono avvenuti nel paese, perché sono una donna di pace", ha detto Ortega Diaz, aggiungendo che "ci fa male la morte di qualsiasi persona, che sia del governo o dell'opposizione". La violenza, ha sottolineato la Procuratrice, deve essere eliminata in quanto arma politica, e il governo e l'opposizione di Caracas devono tornare al dialogo, interrotto alla fine dell'anno scorso.

I motivi delle proteste

La tensione in Venezuela è iniziata il 31 marzo scorso quando il Tribunale Supremo di Giustizia, fedele al presidente Maduro, ha esautorato il Parlamento e si è auto-attribuito le sue funzioni. L’opposizione ha definito la mossa come "un colpo di Stato in piena regola" e ha chiamato i cittadini in piazza. Ne sono seguite giornate di scontri, con manifestazioni che hanno visto scendere in piazza più di 100mila persone solo a Caracas.

Mondo: I più letti