Elezioni in Francia, si alzano i toni fra i candidati all'Eliseo

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I candidati alle elezioni presidenziali in un confronto televisivo (da sinistra: François Fillon, Emmanuel Macron, Jean-Luc Mélenchon, Marine Le Pen, Benoît Hamon)

Marine Le Pen chiede la rimozione della bandiera europea durante un'intervista, Fillon e Mélenchon si scambiano accuse in un botta e risposta a distanza, mentre Macron riceve l'endorsment del Primo ministro Valls  

È un dibattito politico sempre più incandescente quello che accompagna la vigilia del primo turno delle elezioni presidenziali del prossimo 23 aprile in Francia. Tra dichiarazioni al veleno e attacchi pubblici agli sfidanti, i candidati in corsa per L'Eliseo, Marine Le Pen, Emmanuel Macron, François Fillon e Jean-Luc Mélenchon (Benoît Hamon sembra ormai fuori dai giochi), stanno inasprendo i toni delle rispettive campagne elettorali.

 

Niente bandiera europea

Continua la sua campagna antieuropeista la candidata del Front National, Marine Le Pen, che il 18 aprile in un'intervista alla trasmissione televisiva 'Demain Président' di TF1, ha preteso di essere inquadrata senza la bandiera dell'Europa sullo sfondo. Una scelta che ha portato il presentatore del programma Gilles Bouleau ad aprire la puntata con una precisazione: “Per accettare di partecipare a questa trasmissione, madame Le Pen ci ha chiesto di togliere la bandiera europea che doveva stare dietro di lei”. Alla richiesta di spiegazioni sul perché di quella scelta, avanzata da Bouleau e dall'altra giornalista del programma Anne-Claire Coudray, la candidata di FN ha risposto: “Voglio essere presidente della Repubblica francese, non della Commissione europea, visto che ritengo che l'Ue abbia fatto parecchio male al nostro Paese, al nostro popolo, in materia economica e sociale”. Nel proseguio dell'intervista Le Pen, che attualmente i sondaggi danno poco sotto il 23% delle preferenze, ha anche espresso la sua intenzione di “restituire le frontiere ai francesi”, in caso di elezione all'Eliseo.

 

La lotta di Mélenchon

Dal suo comizio di Digione, nel centro della Francia, il candidato di La France insoumise, Jean-Luc Mélenchon, ieri ha invece affrontato il tema della minaccia terroristisca che da mesi tiene il Paese in uno stato di allerta perenne. “Dobbiamo rifiutare il totalitarismo che i terroristi ci vogliono imporre, e la migliore risposta è continuare il nostro duro confronto”, ha detto il candidato della sinistra radicale in collegamento olografico con altri sei luoghi, tra cui l'isola de La Réunion, una Regione d'Oltremare situata nell'Oceano Indiano.

Davanti a 35mila partecipanti al comizio "di persona", Mélenchon ha poi ribattuto agli attacchi dei suoi avversari politici assicurando agli elettori di non voler uscire dall'Europa né dall'euro, ma di desiderare una rinegoziazione dei trattati per frenare le politiche di libero scambio. Dopo aver ribadito la “solidarietà repubblicana” ai suoi avversari minacciati, a cominciare da Marine Le Pen e Francois Fillon, Mélenchon ha chiuso il suo intervento chiedendo ai suoi sostenitori di "non mollare in questi ultimi giorni", perché si rischia che “manchi una manciata di voti” per passare al secondo turno. Proprio un sondaggio pubblicato nelle ultime ore da Le Monde vede il candidato di sinistra arrivare a quota 19%, in recupero di 4 punti percentuali in due settimane, e assestarsi poco dietro Fillon.

 

“Nostalgico di Cuba e Fidel”

Forse proprio per la pressione creata dal recupero di Mélenchon segnalato dai sondaggi, il candidato repubblicano François Fillon ha attaccato l'avversario dal suo comizio di Lille, nel Nord del Paese, definendolo un “nostalgico” del regime comunista di Cuba e di Fidel Castro. Poi, rivolgendosi ai suoi elettori, il leader dei Repubblicani ha aggiunto: “Io preferisco il generale De Gaulle”. A queste provocazioni lo stesso Mélenchon ha ribattuto a distanza con un appello agli elettori affinché impediscano che Fillon distrugga 500mila posti di funzionari pubblici, riferendosi alla proposta del candidato conservatore sulla pubblica amministrazione. Ma Fillon sembra tenere testa sia agli attacchi da sinistra che agli strascichi dello scandalo "Penelope-gate" (riguardante l'assunzione della moglie e delle figlie come assistenti parlamentari) e per ora si attesta al 19,5% delle preferenze, in piena corsa per il secondo turno.

L'endorsement di Valls a Macron

Infine Emmanuel Macron, candidato centrista e pro-europeo di En Marche!, nelle ultime ore ha ricevuto l'appoggio del Primo ministro socialista, Manuel Valls. Il politico ha infatti scritto una lettera aperta ai cittadini di Evry, città in cui aveva ricoperto l'incarico di sindaco, per esortarli a votare il candidato centrista al primo turno di domenica 23 aprile. Macron, attualmente in testa nel sondaggio di Le Monde con il 23% dei voti, sarebbe il candidato che per Valls “offre più garanzie per evitare il pericolo, oggi reale, di un secondo turno tra Marine Le Pen e Francois Fillon, una catastrofe per il nostro Paese e i suoi valori”. Nella sua missiva, l'ex premier ha poi criticato Jean-Luc Mélenchon che, si legge, “sogna solo una rivoluzione e dei bracci di ferro con tutti fino a uscire dall'Europa” con un "programma economico che non è credibile e ci condurrebbe in un'impasse”. Quindi Valls chiude con un elogio a Macron che, secondo il socialista, avrebbe il merito di voler "liberare le formidabili energie del nostro paese privilegiando il lavoro per tutti e l'attività delle imprese”.

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