Usa 2016, contro Hillary spunta il socialista Sanders

Mondo

Liliana Faccioli Pintozzi

Bernie Sanders
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Per Bernie Sanders, nato a Brooklyn da genitori ebrei immigrati dalla Polonia, “l’America ha bisogno di una rivoluzione politica”. Difficilmente darà anche solo fastidio a Clinton, ma potrebbe costringerla a chiarire le proprie posizioni su alcuni temi

Che nella corsa alla nomination democratica qualche problema per Hillary Clinton potesse arrivare dall’ala sinistra del Partito Democratico, era stato previsto da molti. Elizabeth Warren era il nome più accreditato, qualcuno si era divertito anche a sussurrare una possibile candidatura di Bill De Blasio. E invece, è lo stato del Vermont a regalare agli Stati Uniti il primo e, almeno per adesso, unico avversario dell’ex Segretario di Stato – anche perché gli scontri di Baltimora hanno diminuito (ulteriormente) le percentuali di gradimento di quello che per molti avrebbe dovuto essere l’anti-Hillary, ovvero l’ex governatore del Maryland Martin O’Malley.

E invece arriva Bernie Sanders, classe 1941, nato a Brooklyn da genitori ebrei immigrati dalla Polonia, per 8 mandati membro della Camera dei Rappresentati e dal 2006 Senatore, Indipendente affiliato al Partito Democratico. Avversario “di sinistra”, appunto; o meglio, seguendo la sua stessa definizione, un “socialista democratico” – e si definisce così da oltre 60 anni.

Sfida la macchina da guerra targata Bill&Hillary senza grandi finanziatori, nella speranza di costruire un movimento dal basso; e con la volontà di “non fare soap opera”, ma di “aprire un dibattito serio su questioni serie”. Con una dichiarazione di intenti che più chiara non si potrebbe: “l’America”, dice, “ha bisogno di una rivoluzione politica”, ed “è pronta per una nuova strada verso il futuro”; “questo paese appartiene a noi, non ai miliardari”.


Il dossier più importante, scandisce Bernie annunciando la sua decisione, è quello economico: “bisogna creare un sistema che aiuti tutti gli americani”, perché “la disoccupazione reale è all’11%” e serve “un programma di finanziamento delle infrastrutture” che potrebbe portare, la sua stima, 13 milioni di posti di lavoro. Tra i temi citati, anche la necessità di maggiori regole per Wall Street, e la volontà di affrontare in modo più deciso il global warming.

Anche se molto amato nel suo collegio, nessuno crede che Bernie possa anche solo infastidire Hillary. E con ogni probabilità non lo crede neanche lui. Ma la sua candidatura ha uno scopo molto preciso; quello di portare determinati dossier sul tavolo dei dibattiti, costringendo la Clinton a chiarire le proprie posizioni e, se necessario e possibile, a scendere a patti con – almeno - l’ala più liberal.

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