Charlie Hebdo, Vincino: "Oggi la mia matita è spezzata"

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Pietro Pruneddu

Un mucchio di matite per commemorare l'attacco a Charlie Hebdo (Getty Images)

L'attacco alla redazione di Charlie Hebdo ha colpito un simbolo della satira. I vignettisti di tutto il mondo hanno omaggiato i colleghi uccisi a modo loro: continuando a disegnare. Michele Serra: "Metterò una matita nel taschino". VIDEO

La matita è spezzata. Dai proiettili del fondamentalismo. L'attacco contro la redazione di Charlie Hebdo è stato un attentato contro il potere della fantasia. Chi imbracciava gli Ak-47 voleva colpire persone, uccidere artisti, punire simboli soprattutto. Prima di sparare hanno fatto l'appello. Nomi e cognomi scanditi ad alta voce, per essere sicuri che certe mani, quelle mani, smettessero di riempire pagine bianche con i loro disegni. Terroristi terrorizzati da un tratto di matita.

La matita di Vincino - Il vestito a lutto dei disegnatori, oggi, è un'iconica matita frantumata. Come quella di Vincino, uno dei più pungenti vignettisti italiani, che il giorno dopo la strage tira fuori dalla tasca una lapis rotta a metà. Con la voce increspata dalla commozione ha dato la spiegazione più brutale: "Ci hanno fatto una violenza indescrivibile, è peggio che se fosse morto un parente".



Saviano: nel nome di chi muore per una penna
- Che sia una matita o una penna è il simbolo quello che conta. Roberto Saviano ha twittato: "Nel nome di chi è minacciato, di chi muore per aver usato la penna #inaltolepenne", accompagnando il messaggio con una sua foto mentre ne impugna una.
E ha aggiunto a SkyTG24: "il problema della libertà di espressione è stato sempre sottovalutato".

Michele Serra: "Una matita nel taschino" -E di oggetti simbolici da difendere ha parlato anche il giornalista e scrittore Michele Serra, che della satira in Italia è uno dei padri: "Non si depone la penna o la matita. Questi sono i simboli della strage, come un macroscopico e infinito grattacielo. Bisogna tenere la matita in pugno. Io ne metterò una nel taschino. Non bisogna avere paura".



Vignette di solidarietà - Le matite, insomma, non possono essere fermate. Migliaia di parigini si sono ritrovati in piazza poche ore dopo l'attacco a Charlie Hebdo. Rigorosamente con le matite in mano. Sui social è partita una campagna di solidarietà a colpi di hashtag: tutto il mondo ha voluto urlare #jesuischarlie. E sul web sono state condivise centinaia di vignette, un modo per dire che per una matita spezzata ce ne sono infinite altre pronte a disegnare. Una su tutte è stata quella attribuita per molte ore al celebre artista Banksy, opera invece della disegnatrice Lucille Clerc.


Anche i vignettisti italiani hanno creato dei piccoli gioielli. Staino ha voluto omaggiare l'amico e collega Georges Wolinski, una delle vittime della strage, nello spazio della Piccola Posta di Adriano Sofri sul Foglio:


Così, invece, ha disegnato Vauro sulle pagine del Fatto Quotidiano. Una matita spezzata da cui esce del sangue:


Uno degli omaggi più belli, forse, è quello di Albert Uderzo, papà di Asterix e Obelix. Aveva annunciato il suo addio alla matita nel 2011, dicendo che non avrebbe più disegnato. Invece è tornato a farlo, per salutare i colleghi di Charlie Hebdo. Una vignetta dai tratti leggerissimi, con i due celebri eroi che si inchinano e Asterix posa un fiore per terra. Niente di più semplice e commuovente. L'antidoto alla violenza, molte volte, sta in una pagina bianca da riempire.

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