Ebola, Oms: sì a cure non testate. Canada offre vaccino

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Le vittime del virus salgono a più di mille. L'Organizzazione mondiale della Sanità dà l'ok, "purché siano soddisfatte determinate condizioni", a terapie sperimentate su scimmie ma non sull'uomo. Le dosi, però, scarseggiano: mesi per crearne altre

“Nelle particolari circostanze di questa epidemia, e purché siano soddisfatte determinate condizioni, il panel è giunto al consenso che è etico offrire interventi non ancora testati, e la cui efficacia ed effetti secondari non sono conosciuti, come potenziale trattamento o a titolo di prevenzione”. Alla fine l’Organizzazione mondiale della Sanità, per cercare di bloccare l’avanzata del virus ebola, ha ceduto: come richiesto da molti ricercatori internazionali e dai governi dei Paesi colpiti, ha dato il via libera a sieri e altre terapie sperimentali testati sulle scimmie ma non ancora sugli uomini. L’ok, quando le vittime sono ormai più di mille, è arrivato da una commissione di esperti.
Il problema delle dosi - Il rischio, però, è che il lasciapassare dell’agenzia dell’Onu non possa tradursi a breve in atti concreti. Le dosi di vaccini e farmaci sperimentali, infatti, scarseggiano e per crearne di nuovi ci vorranno mesi. La società americana che produce il siero ZMapp, quello che è stato somministrato ai due missionari Usa che stanno guarendo e allo spagnolo che invece è morto, ha fatto sapere di avere spedito tutte le dosi disponibili in Africa. “Le scorte sono ormai esaurite”, si legge in un comunicato. E i tempi per crearne altre sono lunghi.

Il vaccino dal Canada - Stesso discorso per un altro vaccino sperimentale, non ancora testato sulle persone, che dovrebbe arrivare dal Canada. A offrirlo è l’Agenzia per la Sanità pubblica del Paese. Le autorità starebbero trattando con i partner internazionali per definire l'esatto numero di dosi: a disposizione ce ne sarebbero 1.500 e, secondo indiscrezioni, il governo sarebbe disposto a inviarne all’estero 800-1.000. Un numero, comunque, esiguo. E per sviluppare grandi quantità del vaccino, spiega il Canada, ci vorranno dai 4 ai 6 mesi.

I test sugli animali - In tutto, al momento sarebbero tre farmaci e un vaccino quelli che avrebbero dato buoni risultati sugli animali e potrebbero entrare velocemente nella fase clinica dei test. Il farmaco più famoso è il siero ZMapp. Prodotto nelle piante di tabacco ingegnerizzate, è costituito da tre anticorpi monoclonali, proteine che si legano alle cellule infette favorendo la reazione del sistema immunitario. Un'altra terapia, basata su piccoli frammenti di Rna che si legano al virus impedendogli la replicazione, era entrata nella fase dei test sull'uomo, ma l'Fda l'aveva interrotta per l'emergere di alcuni effetti collaterali. Ora l'agenzia statunitense ha eliminato in parte il blocco. Scimmie trattate con il farmaco dopo l'infezione hanno mostrato un tasso di guarigione dell'82 per cento se curate entro le prime 48 ore. Un farmaco simile è sviluppato dalla statunitense Sarepta, ed è già all'inizio della fase di sperimentazione sull'uomo. Tra i vaccini, quello più avanzato è prodotto dalla Profectus BioSciences, che ha dato risultati soddisfacenti sulle scimmie ma non è mai stato sperimentato sull'uomo. Una versione simile, messa a punto da ricercatori universitari canadesi, è stata usata nel 2009 per una collega che si era punta con una siringa contenente il virus, che non si è infettata. Pochi giorni fa l'Nih statunitense ha annunciato per settembre l'avvio di un proprio studio sull'uomo di un vaccino, prodotto dalla multinazionale britannica Gsk.

Puntare sulla prevenzione - In attesa dei farmaci, ha sottolineato il Direttore generale dell'Oms Margaret Chen, bisogna puntare sulle classiche misure di prevenzione e, soprattutto, aiutare Guinea, Liberia e Sierra Leone, le cui risorse già limitate sono ormai al limite.

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