Netanyahu: ritiro da Gaza dopo distruzione di tutti i tunnel

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Tel Aviv sarebbe intenzionata a porre fine alle operazioni militari senza negoziati. Hamas: "Questo non ci impegna a nulla". E nega il sequestro del militare israeliano Harad Goldin. Oltre 1600 i morti palestinesi dall'inizio della guerra

Segnali di ritiro da Gaza. Sul campo le prime forze israeliane sembra stiano arretrando dall'interno della Striscia verso il confine, mentre altre già  lo hanno varcato. Ma Benyamin Netanyahu in un discorso alla nazione assicura che "l'esercito continuerà ad agire a tutta forza" a Gaza "fino al completamento della sua missione" cioè la “distruzione” di tutti i tunnel verso lo Stato ebraico. E che quelle stesse forze "saranno dislocate secondo le esigenze di sicurezza".

Netanyahu: "Ricostruzione Gaza legata a sviluppo Hamas" - Per Netanyahu la distruzione dei tunnel "colpisce il progetto strategico di Hamas che gli avrebbe consentito di rapire e uccidere molti cittadini israeliani". Su un punto Netanyahu è stato anche più  preciso: "Chiederemo - ha avvisato - che ogni ricostruzione e sviluppo di Gaza sia legata al disarmo di Hamas e alla smilitarizzazione della Striscia".

Verso ritiro unilaterale senza negoziati
- Nel 25esimo giorno di guerra a Gaza, il premier è apparso essersi lasciato le mani libere non confermando  - ma neppure smentendo  - le indiscrezioni di stampa secondo cui Israele avrebbe scelto di non trattare più un cessate il fuoco con Hamas, ma penserebbe ad un ritiro unilaterale dalla Striscia, una volta ripristinata la "deterrenza" nei confronti della fazione islamica.
Una strategia - se questa sarà - in qualche modo avvalorata dal fatto che l'esercito si appresta a distruggere, come hanno rivelato fonti militari, entro 24 ore gli ultimi tunnel "conosciuti". L'arretramento delle forze israeliane è stato confermato anche in serata da fonti locali e dal fatto che oggi l'esercito ha avvisato la popolazione di alcune zone del nord della Striscia che poteva rientrare nelle proprie case.        

Hamas smentisce rapimento di un soldato israeliano
- L'accelerazione alla decisione israeliana sarebbe stata data ieri 1 agosto dal Gabinetto di sicurezza (durato cinque ore) convocato dal premier Benyamin Netanyahu sulle mosse da prendere dopo la notizia del possibile rapimento di un ufficiale israeliano Harad Goldin. "Faremo di tutto per riportarlo a casa", ha sottolineato oggi il premier, dopo che l'atto è stato condannato da tutta la comunità internazionale.
Anche il premier italiano Matteo Renzi - in visita nella capitale egiziana dal presidente Al-Sisi - ha chiesto l'immediato rilascio del soldato israeliano confermando la scelta di pieno appoggio alla proposta di mediazione egiziana.( VIDEO)
Le Brigate Ezzedin al-Qassam, ala militare di Hamas, continuano però a ribadire di non essere coinvolte nella presunta cattura del militare. "Non disponiamo d'informazioni su quel soldato", afferma la formazione armata in un comunicato - abbiamo perso i contatti con uno dei nostri gruppi combattenti, che era in azione nel settore dove il soldato è scomparso, ed è possibile che sia i nostri miliziani sia il militare siano rimasti uccisi".

Hamas: "Ritiro unilaterale non ci impegna" - Su un possibile ritiro unilaterale di Israele, Hamas ha fatto sapere di non sentirsi "impegnata": il portavoce dell'organizzazione Sami Abu Zuhri ha sottolineato che Hamas "e' pronta a continuare a combattere se necessario", ma si regolerà a seconda di quello che succedera' sul terreno. "Proseguiremo la  nostra resistenza fino a quando i nostri obiettivi saranno raggiunti", gli ha fatto eco Fawzi Barhum, negando che Israele abbia vinto sul campo.

Oltre 1600 morti nella Striscia
- Anche oggi nella Striscia si è combattuto, seppur con minore intensità rispetto ai giorni passati, mentre i razzi da Gaza sono continuati a piovere nel Sud di Israele ed anche su Tel Aviv, dove alle 6 locali sono risuonate le sirene di allarme e sono stati intercettati tre razzi dal sistema di difesa antimissili Iron Dome. I morti nella Striscia - dove la situazione umanitaria resta molto pesante - tra la notte scorsa e oggi sono arrivati, secondo i media palestinesi, a 78, con un totale complessivo di oltre 1600 vittime e 8000 feriti. Cresce inoltre sempre più il numero di sfollati, come riferisce l'Ufficio Onu per il coordinamento degli Affari umanitari (Unocha).

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