Caos Ucraina, l'opposizione rifiuta l'offerta di Yanukovich

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Un manifestante lancia una molotov nel centro di Kiev

Dilaga la rivolta nel Paese. Gli insorti hanno occupato i palazzi del potere in diverse città. Il presidente tenta la mediazione e propone di cedere la poltrona di premier e vicepremier agli avversari, che non accettano. Ma il dialogo va avanti

L'Ucraina è sull'orlo del baratro e c'è chi teme una guerra civile. Incalzato dagli eventi, il presidente Viktor Ianukovich cerca di salvare la poltrona con una mossa a sorpresa, sacrificando il fedele premier Mikola Azarov per affidare il governo ai suoi avversari politici. Oggi, sabato 25 gennaio, ha infatti proposto un esecutivo guidato da Arseni Iatseniuk, capogruppo del partito della Timoshenko, con Vitali Klitschko vice premier per gli affari umanitari. A rimanere apparentemente fuori dai giochi sarebbe stato così il terzo leader dell'opposizione: l'ultranazionalista Oleg Tiaghnibok, il cui partito 'Svoboda' è stato sempre in prima fila in questi due mesi di proteste. La proposta di Ianukovich - che non ha intenzione di mollare la presidenza, come chiesto dai manifestanti – non è stata però accettata dall’opposizione che ha comunque sottolineato che le trattative con il capo di Stato per mettere fine alla crisi politica comunque continuano.

Ianukovich ha accettato molte delle nostre richieste - ha detto il leader del partito d'opposizione 'Udar', Vitali Klitschko -, ma su altre continueremo a cercare un compromesso". Secondo il campione di pugilato, I'opposizione continuerà a insistere su due punti: l'abrogazione delle controverse leggi anti-protesta e le elezioni presidenziali anticipate. "Non faremo nessun passo indietro - ha proseguito Klitschko - manterremo le nostre posizioni a Maidan e nelle regioni. Le negoziazioni proseguiranno e non cederemo ad alcuna provocazione".

Scontri e vittime - Gli scontri tra insorti e polizia a Kiev sono ripresi violenti nella notte tra il 24 e il 25 gennaio (FOTO) e l'uccisione di un poliziotto a colpi di armi da fuoco alla testa e il presunto rapimento di altri tre da parte dei dimostranti (che però negano ogni coinvolgimento) ha fatto salire la tensione alle stelle. Il ministero dell'Interno ha accusato gli insorti di aver "ferito e rapito" tre poliziotti a Kiev e di aver accoltellato uno di loro, mentre gli altri due sarebbero stati liberati in serata ma avrebbero dei segni di tortura sul corpo. E' morto anche un manifestante, ricoverato in ospedale nei violenti scontri di questi giorni

Occupati i palazzi del potere - La rivolta intanto dilaga in tutto il Paese, soprattutto nell'ovest filo-occidentale, e sono già 11 su 25 (includendo la repubblica autonoma di Crimea) le regioni in cui i palazzi del potere locale sono in mano ai manifestanti, con la polizia che a volte si è anche schierata dalla loro parte o non è intervenuta. A questi si aggiunge il ministero dell'Energia (prima occupato, poi solo presidiato) e quello dell'Agricoltura, in cui hanno fatto irruzione i militanti di 'Spilna Sprava'. La facilità con cui gli insorti penetrano nei palazzi del potere mostra come governo e presidente non abbiano il controllo della situazione, tantomeno a ovest, mentre l'est, nonostante alcune manifestazioni antigovernative, resta il feudo elettorale di Ianukovich e oggi a Donetsk migliaia di persone hanno manifestato in suo favore "contro la guerra civile". L'occupazione dei palazzi del potere è però un grosso problema per il capo dello Stato, che per cercare di venirne fuori ha promesso un'amnistia per tutti quelli che hanno partecipato alle proteste, ma in cambio della liberazione degli edifici.

Governo: “I manifestanti saranno considerati estremisti” - Oggi intanto il ministro dell'Interno ucraino, Vitali Zakharcenko, ha alzato il tono dello scontro definendo "vani" gli sforzi per risolvere la crisi in modo pacifico e dichiarando che i dimostranti che si trovano in piazza Maidan (centro delle proteste 'europeiste' ormai più che altro antigovernative) e nei palazzi pubblici occupati verranno considerati dalla polizia come esponenti di "gruppi estremistici". Non è stata meno dura la risposta dell'ex ministro della Difesa Anatoli Gritsenko, che ha chiesto ai manifestanti che hanno armi regolarmente registrate di portarle con se' per difendere piazza Maidan. "Io sarò il primo - ha aggiunto - Ho una pistola con me adesso".

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