Egitto: decine di morti in scontri tra pro Morsi e militari

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Nel giorno in cui l'esercito celebra per le strade l'anniversario della guerra del Kippur contro Israele, i Fratelli musulmani sono scesi in piazza per contestare le forze armate. Vittime al Cairo e in varie località del Paese, più di 200 i feriti. VIDEO

Nuova giornata di sangue in Egitto. Scontri violenti sono esplosi soprattutto al Cairo quando i Fratelli musulmani sono scesi in strada per contrastare i festeggiamenti organizzati dalle forze armate per il quarantesimo anniversario della guerra del 1973 contro Israele, quella conosciuta come la guerra del Kippur. L'ultimo bilancio parla di oltre 40 morti, dei quali la gran parte al Cairo e altri in varie località del Paese, oltre a 209 feriti.

Mentre sulla televisione di Stato scorrevano le immagini di bandiere sventolanti, manifestanti festosi, musica e gruppi folkloristici sui palcoscenici nelle piazze della festa, in particolare quella di Tahrir, simbolo della rivoluzione contro Hosni Mubarak, scelta oggi per festeggiare la 'vittoria' del 1973, nelle zone accanto infuriava la battaglia.

Almeno una decina di marce di pro Morsi si sono mosse nel primo pomeriggio, puntando proprio su piazza Tahrir blindata come non mai per evitare che i sostenitori dei Fratelli musulmani potessero mescolarsi ai manifestanti pro esercito. In mattinata squadroni acrobatici di F16 hanno sfrecciato a bassa quota sui cieli della capitale e i blindati a presidio di Tahrir avevano issato bandierine nazionali e la foto del comandante delle Forze armate Abdel Fattah el Sissi.

Ma nel pomeriggio la tensione è salita soprattutto in due quartieri del Cairo, Dokki e Ramses, dove le forze dell'ordine sono intervenute per impedire ai manifestanti di avvicinarsi a piazza Tahrir. Per tutto il pomeriggio sono risuonati spari e lanci di lacrimogeni nelle peggiori violenze nella capitale egiziana da quando le piazze delle protesta islamica sono state sgombrate con la forza a meta' agosto, provocando un migliaio di morti fra i pro Morsi, ma anche fra le fila delle forze di sicurezza.

Un avvertimento chiaro era venuto ieri 5 ottobre dal portavoce della presidenza Ahmed Meslemani, che aveva affermato che le autorità avrebbero considerato non attivisti ma 'agenti' coloro che fossero scesi in piazza contro l'esercito, in occasione del quarantesimo anniversario della guerra del 1973, che in Egitto si celebra come una vittoria. "Rovinare la gioia degli egiziani in questa occasione è un crimine", aveva ammonito.
Il partito della Fratellanza, Giustizia e Libertà, ha addossato ai dirigenti "golpisti" la responsabilità "diretta per i crimini, le violenze e gli omicidi commessi oggi contro manifestanti pacifici", sollecitando "tutte le organizzazioni per i diritti dell'uomo a condannare questi atti".

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