WSJ: sotto controllo il 75% delle comunicazioni Usa

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Datagate: un'inchiesta del Wall Street Journal rivela che la quantità di informazioni a cui il governo ha accesso nei suoi programmi di sorveglianza è molto più ampia di quanto si sospettasse

di Raffaele Mastrolonardo

Prima erano solo i server delle grandi società Internet. Poi i cavi sottomarini ai confini degli Stati Uniti. Ora si scopre che sotto l'occhio indagatore del governo Usa ci sarebbero anche infrastrutture di telecomunicazione ben dentro il territorio a stelle e strisce. E questo nonostante l'obiettivo dei programmi di sorveglianza in questione ci siano, per legge, cittadini stranieri. Insomma, ogni giorno che passa la dimensione dell'attività di monitoraggio elettronico della National Security Agency americana (NSA) si rivela sempre più grande. Tanto grande che, secondo il Wall Street Journal, autore dell'ultimo scoop sulla vicenda, interesserebbe potenzialmente il 75% delle comunicazioni elettroniche che passano nelle reti statunitensi. Tale ampiezza di monitoraggio è raggiunta grazie alla collaborazione dei maggiori operatori di telecomunicazione americani, sostiene il quotidiano finanziario che per la sua inchiesta ha intervistato funzionari governativi e dipendenti delle società coinvolte nelle operazioni di intercettazione.

Filtro dopo filtro - Secondo il WSJ, nelle società di telecomunicazione Usa sarebbero attivi sistemi in grado di effettuare un primo filtro delle comunicazioni Internet a seconda delle richieste del governo. E' a questi contenuti filtrati in modo abbastanza largo (per esempio escludendo i video oppure selezionando solo le informazioni che provengono da una determinata area geografica) che la NSA ha accesso e sui quali effettua poi ulteriori scremature e analisi. Sotto il setaccio combinato del governo e delle tlc passano sia i contenuti delle email sia i cosiddetti metadati, vale a dire informazioni come il mittente, il destinatario o gli indirizzi Ip degli utenti. Questi programmi di monitoraggio, denominati Blarney, Fairview, Oakstar, Lithium e Stormbrew arrivano, come detto, a coprire i tre quarti delle comunicazioni che scorrono nei cavi Internet sul suolo statunitense.
La circostanza, almeno in teoria, rende più probabile che nel flusso di dati che finiscono sotto il controllo della NSA restino impigliate anche comunicazioni di cittadini americani. Un rischio amplificato dalla vaghezza della normativa. Come rivela il Wall Street Journal, la “discussione tra il governo e le società di telecomunicazione su cosa costituisce comunicazione estera 'va avanti da qualche anno' e alcuni nell'industria ritengono che la legge sia poco chiara”.

Il cerchio si allarga - Quel che c'è di nuovo nelle rivelazioni della testata finanziaria riguarda soprattutto la pervasività della sorveglianza. Se i documenti resi pubblici dall'informatore Edward Snowden avevano rivelato come la Nsa avesse una qualche forma di accesso ai server delle grandi aziende Internet, un'inchiesta dell'Associated Press era andata oltre: il governo americano – diceva l'indagine dell'agenzia di stampa - raccoglie dati direttamente dai grandi cavi sottomarini che arrivano fino ai confini nazionali. Ora con la denuncia del quotidiano finanziario il cerchio si allarga (o si restringe) ancora di più: i dati sotto potenziale controllo governativo infatti passano ben dentro il territorio americano. Un fatto che rischia di far apparire lo zio Sam un po' troppo impiccione anche ai suoi compatrioti.

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