Datagate, Snowden bloccato all'aeroporto di Mosca

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Edward Snowden

A causa dell'annullamento del suo passaporto l'ex collaboratore della Nsa non potrebbe né acquistare un biglietto aereo né lasciare lo scalo. Intanto continuano le pressioni degli Usa sulla Russia: pronti a rallentare le collaborazioni tra i due paesi

A causa dell'annullamento del suo passaporto americano, Edward Snowden non dispone di un documento valido e quindi non può acquistare un biglietto aereo, né superare i controlli di frontiera all'aeroporto Sheremetevo, ed è costretto a rimanere nella zona transiti dello scalo di Mosca. Lo ha riferito all'agenzia Interfax una "fonte vicina" alla talpa del caso Nsagate. "In mano non ha nessun altro documento di identità", ha spiegato la fonte, "per questo è obbligato a rimanere nella zona transiti di Sheremetevo".

Chiesto asilo politico a diversi paesi - Sprovvisto di passaporto, la talpa del Datagate potrebbe essere in attesa di un lasciapassare da rifugiato da parte dell'Ecuador, a cui ha chiesto asilo politico. Ma al riguardo non tutte le compagnie aeree hanno le stesse regole - fanno notare i media russi - e non è da escludere che in queste ore si stia discutendo su come farlo viaggiare verso la destinazione finale. Ecuador, Venezuela e Islanda rimangono le mete possibili, anche se non le uniche. Il fondatore di Wikileaks, Julian Assange - il cui team sta dando supporto a Snowden - ha detto pochi giorni fa che il cittadino statunitense ha chiesto asilo politico a "diversi paesi".

La decisione del governo russo
- "Il suo destino ora dipende soltanto da Mosca - ha riferito una fonte del Dipartimento di Stato Usa al giornale russo Kommersant - si può presumere che i servizi segreti lo stiano appositamente trattenendo nella capitale russa, mentre le autorità valutano come rispondere alle richieste degli Stati Uniti". Washington ha chiesto a gran voce l'estradizione dell'ex collaboratore dell'Agenzia di sicurezza nazionale, atterrato da Hong Kong in Russia domenica scorsa. Dopo due giorni di mistero su dove si trovasse, ieri il presidente Vladimir Putin ha confermato che Snowden è a Sheremetevo, ma che Mosca non lo consegnerà agli Stati Uniti, perché tra i due Paesi non vi è un accordo di estradizione. Pur bollando come "deliranti e sciocche" le accuse americane di complicita' con la 'talpa', il capo del Cremlino ha auspicato che la vicenda non intacchi i rapporti bilaterali.

Pressioni americane su Mosca
- Una fonte del dipartimento di Stato Usa ha spiegato che in questi giorni il capo uscente dell'Fbi, Robert Muller, ha chiamato almeno due volte il direttore dei servizi russi dell'Fsb, Aleksander Bortnikov, e il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov  è in costante contatto con il vicesegretario di Stato, William Burns, e l'ambasciatore Usa a Mosca, Michael MacFaul. Martedì il segretario di Stato John Kerry ha sottolineato che negli ultimi due anni sono stati consegnati alla Federazione sette cittadini russi, condannati per diversi reati, e che ora Washington "ha diritto di aspettarsi reciprocità". Secondo Ariel Cohen, dell'Heritage Foundation, la Casa Bianca potrebbe decidere di ampliare la cosiddetta "Lista Magnitsky" - che già prevede restrizioni per una serie di funzionari russi, implicati in casi di violazione dei diritti umani - o rallentare la collaborazione delle major petrolifere statunitensi che collaborano con i russi nell'Artico.

Tra Usa e Russia disputa su scambio di prigionieri - Ma per la Russia i sette ricercati non valgono quanto Vicktor Bout, il mega trafficante di armi, arrestato in Thailandia dagli americani, i quali da anni rifiutano di consegnarlo a Mosca. "Il Cremlino vuole Bout, quanto la Casa Bianca Snowden", scrive The New Republic. E secondo alcuni analisti, probabilmente si sta trattando anche su questo. Per Dmitri Trenin - direttore del Carnegie Center, Snowden potrebbe rimanere a lungo in Russia, Paese che sembra aspirare sempre più alla condizione di "offshore politico" per gli agenti dei servizi segreti in fuga e per tutti quelli che hanno problemi con le autorità occidentali (vedi caso Depardieu). "E' l'unico Paese al mondo in questo momento che può permetterselo, o pensa di poterselo permettere", ha spiegato l'analista. Per altri commentatori russi, come Anton Orekh, che ha un blog sul sito della radio Eco di Mosca, il Cremlino sta mettendo i bastoni tra le ruote agli Usa "per il semplice gusto di litigare", senza un vero tornaconto "né politico, né pratico". Atteggiamento che, a detta di molti, è completamente in linea con la mentalità dei servizi segreti russi.

Vecchie ruggini tra Washington e Mosca - Andrew Rykvin del Guardian ha messo in evidenza un aspetto psicologico della vicenda legato al complesso di superpotenza sconfitta, che affligge Mosca dalla fine della Guerra Fredda. "Un desiderio, quasi adolescenziale, di rispetto" sostiene Ryvkin, esperto di Russia. Non è la prima volta che il Cremlino si presenta sulla scena internazionale come paladino delle vittime delle ingiustizie americane. The New Republic ricorda la storia di una delle icone della propaganda sovietica degli anni '70, Angela Davis. La femminista radicale incarcerata per alcuni mesi negli Usa e per la cui liberazione si mobilito' il partito comunista.

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