Chavez gravissimo, il vice: "Infettato come Arafat"

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Nicolas Maduro, delfino del presidente venezuelano, accusa: "La malattia gli è stata inoculata da nemici imperialisti che vogliono destabilizzare il Paese". Espulsi due funzionari dell'ambasciata americana a Caracas

Il cancro che sta consumando Hugo Chavez, ormai in condizioni disperate, è opera dei nemici "imperialisti" del Venezuela, che vogliono "destabilizzare" il Paese e che hanno inoculato la malattia al leader bolivariano così come è già successo al capo palestinese Yasser Arafat. E' stato il vice presidente venezuelano e delfino di Chavez, Nicolas Maduro, ad adombrare la teoria del complotto, lanciando stasera accuse in primo luogo contro gli americani, al termine di una giornata drammatica in Venezuela, apertasi con un comunicato diramato dal governo in cui si definivano le condizioni del presidente "molto delicate" a causa di un aggravamento dei problemi respiratori provocati da "una nuova e grave infezione".

Per tutta la mattinata si sono susseguiti rumor su un annuncio imminente delle autorità venezuelane. Voci che sembravano prendere corpo nel pomeriggio, quando è stato convocato al Palazzo presidenziale di Miraflores una riunione d'urgenza degli alti vertici politico-militari del Paese e annunciato un messaggio in diretta tv di Maduro. Ma davanti alle alte gerarchie del Paese, il numero due del governo venezuelano ha sferrato il suo pesantissimo j'accuse, condito con l'espulsione di due funzionari dell'ambasciata americana a Caracas.

“Non abbiamo nessun dubbio" sul fatto che il presidente "è stato attaccato con questa malattia" da "nemici che tentano di eliminarlo", ha tuonato in un discorso durato oltre un'ora e nel quale ha denunciato complotti interni ed esterni contro la stabilità del Paese. "Non abbiamo nessun dubbio che arriverà il momento giusto nella storia in cui si creerà una commissione scientifica che proverà che e' stato attaccato con questa malattia", ha rincarato Maduro, parlando in presenza del governo, dei comandi militari e dei governatori delle regioni in mano al 'chavismo'.

"Stiamo seguendo le piste degli elementi che configurano questo complotto velenoso", ha avvertito poi, paragonando il caso di Chavez a quello del leader palestinese Yasser Arafat e attribuendolo al "nemico storico della Patria".
Il complotto per inoculare il cancro a Chavez non è stata l'unica cospirazione denunciata da Maduro, che ha annunciato personalmente di aver ordinato l'espulsione dal Venezuela entro 24 ore di un addetto militare dell'ambasciata Usa a Caracas, David Del Monaco, reo di aver cospirato con "i nemici della patria". Più tardi è stato il ministero degli Esteri a comunicare l'espulsione di un secondo funzionario dell'ambasciata statunitense, Debling Costal, accusato anch'egli di ingerenza e cospirazione.

Davanti a milioni di venezuelani che si erano sintonizzati  di fronte alla tv in attesa di conoscere finalmente la verità sulle condizioni del loro presidente, Maduro è tornato poi a spiegare che la recente e pesante svalutazione del bolivar è dovuta anch'essa ad "attacchi speculativi" con i quali "l'oligarchia che cospira con l'imperialismo" sta cercando di "danneggiare la nostra economia". Per garantire "la protezione economica del nostro popolo", ha aggiunto, è necessario che "l'alto comando rivoluzionario" combatta contro altre iniziative destabilizzanti, come il "sabotaggio delle reti elettriche" che spiegherebbe i costanti black-out che si registrano in varie zone del Paese.

Quanto alla salute di Chavez, Maduro si è limitato a rileggere una parte del comunicato diffuso in nottata dal ministro dell'Informazione, ammettendo che "queste sono le ore più difficili" dall'operazione dello scorso 10 dicembre, segnata da "una nuova complicazione, nel quadro della battaglia contro una nuova infezione molto grave". Niente di più, se non che il presidente è seguito dai migliori medici nell'ospedale militare a Caracas.

"Il comando politico e militare della rivoluzione - ha assicurato però il vice presidente – è unito e coeso, e chiama il popolo alla disciplina assoluta, a serrare le fila con il comandante della rivoluzione" contro "l'imperialismo statunitense" e l' "oligarchia dei senza patria".

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