Il Brasile cerca emigrati europei

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Brasile, credit foto:Getty Images
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Il paese sudamericano si prepara ad accogliere giovani che cercano nuove possibilità di lavoro lontano dalla crisi che investe il Vecchio Continente. Tra le categorie professionali più richieste ci sono medici e ingegneri

di Emiliano Guanella

A volte la storia gira e oggi, nelle relazioni fra il Brasile e l’Europa, sembra proprio che sia così. Un tempo terra di emigrazione il gigante sudamericano, che da anni vive una profonda crescita economica, si prepara ad accogliere e regolare un flusso migratorio sempre più importante, quello di giovani europei che cercano nuove possibilità di lavoro lontano dalla crisi che investe il Vecchio Continente. Questo il tema della lunga giornata di incontri che il governo brasiliano, guidato dalla presidente Dilma Roussef ha tenuto a Madrid con il premier Mariano Rajoy e i colleghi dell’esecutivo spagnolo.

Apertura delle frontiere, ma regole rigide - L’idea non è quella di un’apertura indiscriminata delle frontiere, che in Brasile sono invece abbastanza rigide e regolate dal principio della reciprocità. Un cittadino europeo deve sottostare alle stesse regole a cui si sottopongono i brasiliani desiderosi di vivere oltreoceano, un permesso di soggiorno di tre o sei mesi al massimo durante un anno che non viene rinnovato automaticamente. Le uniche possibilità per restare oltre il limite sono i motivi famigliari (matrimonio o nascita di un figlio in Brasile), un permesso di lavoro o l’aver fatto un investimento in un’attività commerciale che non deve comunque essere inferiore ai 150.000 reais, 60.000 euro. Il paese, però, cresce ed ha bisogno di coprire posti di lavoro vacanti in diversi settori; da qui l’idea di un’apertura con quote fissate per determinate categorie professionali.

Il Brasile cerca medici e ingegneri - Si inizia dalla Sanità: il rapporto fra medici e abitanti è di 1,8 ogni 1.000 abitanti e si vuole arrivare alla soglia di 2,5 ogni mille entro il 2020, in Spagna siamo a quota 3,5 e molti oggi hanno difficoltà a trovare un impiego. È allo studio un trattato che permetterà l’equiparazione dei titoli di laurea ottenuti in Spagna e Portogallo. Altra richiesta forte è relativa agli ingegneri, per le grandi infrastrutture previste per i Mondiali di calcio del 2014 e le Olimpiadi di Rio de Janeiro nel 2016, agli esperti nel campo petrolifero (tecnici, biologi, oceanografici, chimici) per il boom della ricerca offshore, ai farmaceutici, fisici e ricercatori universitari. E poi ancora il turismo, la gastronomia, l’artigianato, il settore del design o della moda.

Non sarà, comunque un percorso facile; la burocrazia è ancora tanta e farraginosa, ma le possibilità ci sono in un paese grande quanto un continente, con duecento milioni di abitanti ed  una tendenza di crescita sostenuta negli ultimi anni, anche se con gli alti e bassi dovuti dalla recessione globale. Se per il 2012 si stima una crescita contenuta del PIl del 1,5% per il 2013 gli esperti prevedono un ben più confortante +3,5%.  Numeri che fanno sperare, anche per i possibili futuri emigrati europei.

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