Cina, maxi-rissa tra operai: Foxconn chiude una fabbrica

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Uno stabilimento della Foxconn in Cina

Circa 40 persone sono finite in ospedale a causa dei tumulti scoppiati, per cause ancora da accertare, nello stabilimento di Taiyuan. L’azienda, che assembla i prodotti Apple, era già finita sotto i riflettori per una serie di suicidi tra i dipendenti

Torna alla ribalta un impianto della Foxconn, la fabbrica taiwanese che in Cina assembla i gadget più amati del momento, i tablet di Apple. Già nell'occhio del ciclone per le durissime condizioni di lavoro e un'oscura serie di suicidi tra i suoi dipendenti, l'azienda è stata costretta ad ammettere che uno dei suoi impianti è stata teatro di una maxi-rissa dai contorni ancora non chiari che ha portato una quarantina di persone in ospedale.

L'azienda taiwanese è stata costretta a chiudere lo stabilimento di Taiyuan, 79mila operai, uno dei più importanti tra i 20 che la Foxconn possiede in Cina: la lite tra gli operai è scoppiata in un dormitorio intorno alle 23 di domenica sera ed è sfociata in una rissa che ha coinvolto 2mila persone. La polizia ha faticato 4 ore per riportare la situazione sotto controllo. Diversi gli operai arrestati. 

La Foxconn Technology Group, di proprietà della taiwanese Hon Hai Precision Industry Co., impiega oltre 1,3 milioni di persone con diversi impianti di produzione in Cina e in altri paesi, lavorando per primarie società mondiali come Apple, Sony, Nokia e altri. Negli anni scorsi è stata scossa da una serie di suicidi fra i suoi dipendenti a causa delle pessime condizioni di lavoro.

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