Pussy Riot, Mosca non ci sta: "Troppe critiche ai giudici"

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manifestazione a supporto delle Pussy Riot a Varsavia (17 agosto 2012 - credits foto: Getty Images)

Dopo le polemiche seguite alla condanna delle ragazze del gruppo punk, in Russia non si esclude l’ipotesi di introdurre una legge che limiti gli attacchi ai magistrati. Intanto il movimento di opposizione contro Putin è tornato in piazza per protestare

In seguito alle polemiche in patria e all'estero per la condanna della band punk femminista Pussy Riot, la Russia potrebbe introdurre una legge che limita la possibilità di criticare i giudici. A non escludere la prospettiva di un'iniziativa legislativa in questo senso è Ilya Kostunov, deputato del partito di governo Russia Unita, come riporta il quotidiano Rbc. Secondo il politico, è diventato "costume comune" criticare le sentenze dei giudici, ma possono farlo solo "altri giudici o professionisti, che conoscono la legge".
Nadezhda Tolokonnikova, 22 anni, Ekaterina Samutsevich, 30 anni, e Maria Alekhina, 24 anni sono state condannate dal tribunale Khamovnichesky di Mosca a due anni di reclusione per aver cantato il 21 febbraio scorso, incappucciate e con chitarre elettriche e amplificatori, una "preghiera punk" nella cattedrale moscovita di Cristo Salvatore, nella quale chiedevano alla Vergine di cacciare Putin dalla Russia. Il verdetto è stato giudicato come "eccessivo" dai difensori dei diritti umani e da governi stranieri. Scatenando un vespaio di polemiche.

Pronto l'appello. Nessuna richesta di grazia - Le tre Pussy Riot faranno appello, come ha annunciato il legale, Nikolai Polozov, riferendo all'agenzia Interfax che l'appello verrà presentato entro la prossima settimana presso la Corte suprema e la Corte costituzionale russa e presso la Corte europea dei Diritti umani. Polozov ha anche riferito che il tribunale di Mosca che ha condannato le ragazze non ha ancora fornito alla difesa una copia del verdetto. Infine, l'uomo ha escluso che le ragazze chiederanno la grazia al presidente Vladimir Putin. "Letteralmente - ha detto l'avvocato parlando con l'Afp - le loro parole sono state: 'che vadano all'inferno con la loro grazia'".

L'opposizione è tornata in piazza - Lo sdegno internazionale, però, per ora non è servito a rianimare il movimento di opposizione contro il presidente russo Vladimir Putin. La prima protesta organizzata dopo la sentenza-scandalo ha raccolto appena cinquecento persone, secondo stime di giornalisti indipendenti presenti sul posto. L'unica fermata dalle forze dell'ordine è stata una ragazza che indossava un passamontagna bianco, simbolo della band punk femminista cui appartengono le imputate.
"Il controverso caso Pussy Riot", ha spiegato dal canto suo al quotidiano “Vedomosti” Alexei Grazhdankin, vice direttore del Centro “Levada”, importante istituto demoscopico, "non servirà a dare nuova vita alle proteste nate questo inverno, e che hanno unito cittadini di credo politico e religioso differente. Le persone sono pronte a scendere in prima linea solo per ciò che si ripercuote direttamente sulla loro vita presente e sulle prospettive future": e non è questo il caso, ha aggiunto Grazhdankin.

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