La Russia si prepara al voto. E l'esito appare scontato

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Domenica 4 dicembre 110 milioni di elettori sono chiamati a rinnovare la Duma. Russia Unita, il partito di Putin di cui è capolista Medvedev, va verso una vittoria scontata. Ma, secondo i sondaggi, potrebbe perdere consensi rispetto alle ultime elezioni

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La Russia domenica 4 dicembre va alle urne per il rinnovo della Duma, la Camera bassa del Parlamento. L'esito appare scontato: Edinaja Rossija (Russia Unita), il partito di Vladimir Putin di cui è capolista il presidente Dmitrij Medvedev, secondo i sondaggi otterrà la maggioranza dei consensi, così come è accaduto dal 2003 a oggi. Tuttavia quest'anno qualcosa sembra cambiato: la crisi economica, la dilagante corruzione e l'inefficienza dell'amministrazione pubblica hanno contribuito a diffondere un senso di insoddisfazione verso il governo e per la prima volta Russia Unita potrebbe sperimentare un brusco calo di consensi che la farebbe scendere dal 63% del 2007 al 53% degli ultimi sondaggi, perdendo la maggioranza costituzionale dei due terzi dei seggi.

Secondo il 46% il voto è manipolato - La campagna elettorale, terminata venerdì 2 dicembre per consentire la tradizionale giornata di silenzio, è stata debole, priva di un
vero dibattito politico, con internet come unico megafono delle voci critiche del potere. Visto lo scarso interesse dell'elettorato un dato da seguire sarà quello dell'astensionismo. Il 46% degli elettori - stando all'istituto demoscopico Levada Centre - è convinto che il voto sia manipolato in partenza.

L'opposizione che non contrasta il Cremlino -
Secondo i sondaggi, il malcontento verso Russia Unita - diffuso soprattutto tra pensionati e classe media - verrà riassorbito dal Partito Comunista che potrebbe salire al 21% e dai liberaldemocratici (Ldpr) dell'ultranazionalista Zhirinovsky dati all'11-12%.
Tutti vengono definiti partiti dell'opposizione ma in realtà, non contrastando l'azione del governo sono funzionali al Cremlino per legittimare una parvenza di democrazia.
Difficilmente gli altri tre partiti in lizza - Giusta causa, Jabloko (mela, in italiano) e Patrioti di Russia passeranno la proibitiva soglia del 7%, la più alta in Europa.
Parnas, il partito dell'opposizione extraparlamentare che riunisce l'ex primo ministro, Mikhail Kasianov, l'ex delfino di Boris Eltsin, Boris Nemtsov, e l'ex deputato indipendente, Vladimir Rizhkov, non ha neppure ottenuto la registrazione dal ministero di Grazia e giustizia.

Putin, le critiche e il nervosismo -
Quello del 4 dicembre, per il premier e già due volte presidente, è un test importante in vista delle elezioni di marzo che dovrebbero riportarlo al Cremlino.
Consapevole delle crescenti critiche, diventate palesi nel coro di fischi che lo hanno accolto dopo una recente manifestazione sportiva a Mosca, Putin ha mostrato nervosismo nel promuovere il suo partito: ha fatto leva sul sentimento antioccidentale, patriottico e nazionalista, mentre le autorità hanno dato un giro di vite a opposizione, media indipendenti e Ong. Come l'organizzazione anti-frodi Golos (Voto) oggetto di una vera persecuzione giudiziaria e mediatica. L'ultimo episodio ha visto la sua leader, Lilija Shibalova, fermata all'aeroporto di Mosca dove doganieri hanno cercato di confiscarle il computer.

La minaccia dell'astensionismo -
Un'alta percentuale di astensionismo delegittimerebbe il Parlamento gettando ombre lunghe sulle presidenziali di marzo e sul futuro di Medvedev, il quale potrebbe facilmente essere usato come capro espiatorio e sparire gradualmente dalla scena. Allo stesso tempo una vittoria bulgara del partito di governo potrebbe scatenare forti proteste di piazza, come avverte l'opposizione. Tra il 3 e il 5 dicembre sono già cinque le manifestazioni previste da diversi gruppi per contestare quello che è ritenuto un risultato stabilito a tavolino.

A monitorare le 96.000 cabine elettorali e lo spoglio, uno stuolo di osservatori: 650 quelli stranieri e 400.000 quelli inviati dall'opposizione.

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