Tunisia, il voto non cancella i problemi: scontri in piazza

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Rached Ghannouchi, leader di Ennahdha

Guerriglia urbana a Sidi Bouzid, dove migliaia di manifestanti hanno dato fuoco agli edifici pubblici. Il ministero dell'Interno impone il coprifuoco. Ma Ghannouchi, leader del partito più votato, accusa: "I rivoltosi sono vicini a Ben Ali". VIDEO

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La Tunisia si è svegliata dal sogno di essere un Paese libero, pacificato e democratico, precipitando di nuovo nell'incubo della violenza. I blindati sono tornati nelle strade di Sidi Bouzid a contrastare migliaia di persone, soprattutto giovani, che hanno attaccato i simboli del potere: il governatorato, il tribunale, il municipio e l'edificio della guardia nazionale. Ma anche la sede del potere che verrà, quello di Ennahdha, i vincitori delle elezioni, proprio nelle ore in cui i vertici del partito stavano stilando un'agenda operativa indicando in una decina di giorni il tempo necessario per il varo del nuovo governo.

Una violenza cieca, quella scoppiata a Sidi Bouzid, che solo in apparenza può essere giustificata dal fatto che la protesta è stata innescata dalla cancellazione di alcune liste di Petition Populaire (PP), il partito di Hachmi Hamdi, che proprio a Sidi Bouzid ha avuto la sua base elettorale più solida e che si sta sbriciolando dopo la scelta del suo leader di non entrare nell'Assemblea nazionale.

La protesta, partita in modo pacifico per replicare a Hammadi Djebali, prossimo premier e numero 2 di Ennahdha, che aveva bollato come "ignoranti" gli elettori di PP (costringendo Rached Gannouchi a metterci una pezza), è diventata un fiume in piena che si è abbattuto su tutto ciò che agli occhi dei manifestanti poteva essere un obiettivo. Una protesta che non si è fermata davanti a nulla e che, in un tam tam alimentato forse da sms, forse sul web, o per una precisa regia, è dilagata investendo altre città (Meknassi, Menzel BouzayŠne, Regueb, Bir Lahfey e Mazouna), sia pure con minore violenza.

La risposta dello Stato è arrivata. Secondo alcuni in modo tardivo e con scelte discutibili o addirittura sospette. Ad esempio, mentre le forze di polizia e i soldati erano schierati, è stato consentito ai manifestanti di devastare la sede della guardia nazionale, in un episodio che riporta a gelosie mai sopite che risalgono al periodo della dittatura di Ben Ali.
Il ministero dell'Interno si è mosso anche per prevenire: è stato imposto un coprifuoco molto lungo (dalle 19 di sera alle 7 del mattino) e a tempo indeterminato. In quelle ore le strade saranno presidiate dalle pattuglie armate. Intanto uffici, negozi e scuole sono chiusi.

Il leader di Ennahdha Rached Gannouchi ha subito puntato il dito contro "forze legate all'ex dittatore Ben Ali". Il timore insomma è che sulle proteste del dopo elezioni si stia proiettando l'ombra di coloro che non si vogliono rassegnare a perdere il potere, ovvero gli elementi più duri dell'Rcd, partito ormai fuorilegge perché vicino a Ben Ali.

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