Occupy Wall Street, la protesta che nasce anche sul web

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Foto di Occupy Wall Street pubblicata su Facebook – Credits: Adam Nelson
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Ecco come il movimento americano che si batte contro il sistema finanziario utilizza Twitter, Facebook e Flickr per informare: guida alle risorse online

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di Raffaele Mastrolonardo

Dalla primavera araba a quello che alcuni hanno definito l'autunno americano. Riferimento al periodo dell'anno ma anche al declino dell'egemonia Usa che la rivolta nel cuore del sistema finanziario di queste settimane contribuisce a enfatizzare.

E se i tratti somatici dei manifestanti di “OccupyWallStreet”, i numeri e gli atteggiamenti non ricordano quelli dei loro omologhi di Piazza Tahir, l'uso creativo del Web per fare da cassa di risonanza alle istanze e alle gesta dei ribelli risulta fondamentale anche dall'altra parte dell'Atlantico. Dopo tutto, Internet è nata qui, le nuove tecnologie sono pervasive e dunque la rete pullula di luoghi e strumenti attraverso cui è possibile seguire le imprese degli aspiranti rivoluzionari a stelle e strisce. Eccone alcuni.

CINGUETTII RIBELLI – Come già per le rivolte del sud del Mediterraneo anche OccupyWallStreet ha scelto Twitter come veicolo di elezione per l'aggiornamento immediato sugli eventi. A cominciare da @OccupyWallSt, l'account “ufficiale” della rivolta che conta  più di 40 mila follower e funziona da aggregatore e propagatore di informazioni dalla costellazione di account locali che stanno proliferando in ogni angolo del Paese. Primo per nascita e numero di seguaci (quasi 30 mila) @OccupyWallStNYC viene utilizzato anche come strumento di servizio: “C'è qualcuno che ci può portare pennette digitali?”, recitava un messaggino del 4 ottobre. Sull'esempio della Grande Mela sono nati in pochi giorni oltre cento “presidi” Twitter (una lista qui), alcuni piuttosto seguiti, come Los Angeles (oltre 5 mila follower), altri con poche decine di interessati, vedi Gainsville in Florida (70 abbonati) e altri ancora (come ad esempio Pensacola sempre in Florida), che al momento in cui andava online questo articolo dovevano ancora cominciare a emettere i loro cinguettii. Sms rivoluzionari che hanno invece cominciato a provenire anche da fuori dagli Stati Uniti. Dal Canada, per esempio, o dal Regno Unito e anche dal Giappone. Per conservare un cappello unitario al movimento mentre globalizza c'è, accanto al sito originario della rivolta, OccupyTogether in cui campeggia, in alto a sinistra, una mappa dei focolai di protesta nel mondo che, insieme al nome del sito, è un'indicazione programmatica. Da non perdere anche il sito dell'Assemblea generale di New York, l'organismo democratico composto dalla totalità degli occupanti di Zuccotti Park, che offre aggiornamenti sulle prospettive politiche e le istanze del movimento. Qui è stata pubblicata la prima dichiarazione articolata di una ribellione che, soprattutto all'inizio, era stata accusata di vaghezza di obiettivi

LA RIVOLTA IN DIRETTA – Le informazioni sincopate in pochi caratteri non sono l'unico mezzo attraverso cui la lotta contro Wall Street si diffonde sul web. Facebook ovviamente non può mancare e la pagina di Occupy Wall Street conta quasi 100 mila fan (54 mila per Occupy Together). Intanto, vari focolai di OccupyWallStreet in giro per gli Stati Uniti si sono attrezzati per offrire immagini in diretta attraverso il live-streaming. Nella città di New York una videocamera fissa piazzata in Liberty Park a Manhattan permette ai partecipanti di dire la loro contro il capitalismo finanziario e la debolezza dello stato sociale in America. Una soluzione analoga messa in piedi da OccupyBoston, che ha offerto la possibilità di seguire l'esperimento di democrazia messo in piedi sul campo attraverso le assemblee generali. Analoghe dirette – che per lo più colgono opinioni, pensieri e sentimenti dei manifestanti - provengono da Chicago, New Orleans, Los Angeles e Portland. Sempre sul fronte immagini in movimento, su YouTube e Vimeo i video che documentano le protese sono ormai centinaia. Tra questi quello che ha permesso l'identificazione e la controversa denuncia pubblica di un poliziotto che ha usato spray urticante contro i manifestanti. Mentre il canale YouTube Occupy TVNY offre sintesi video delle giornate a Zuccotti Park e dintorni.

SCENE (E VOLTI) DA UNA RIVOLUZIONE
– Dall'immagine che si muove a quella statica, su Flickr decine di utenti condividono istantanee delle manifestazioni. Per lo più si tratta di fotografie che documentano scene di quotidiana occupazione, come nel caso degli utenti _Pauls_, Mat McDermott o Breet Casper. Altri frequentatori della rete vanno invece alla ricerca di elementi particolari e creano veri e propri reportage tematici. E' caso della galleria realizzata dall'utente Facebook Adam Nelson che si è dedicato a ritrarre in bianco e nero cartelli e volantini degli indignados americani: da “The people are to big to fail” (“il popolo è troppo grande per fallire”), un riferimento ironico ai piani di salvataggio delle banche, fino al casereccio manifesto della “Granny Peace brigade”, la brigata delle nonne per la pace. Ma l'esperimento forse più interessante, tra documentazione, attivismo e partecipazione, è stato realizzato dal blog We Are the 99 percent dove gli utenti sono invitati a inviare una foto del proprio volto accompagnata da un messaggio di solidarietà alle ragioni della protesta. Le immagini raccolte, al momento, sono più di 700 e restituiscono un prezioso spaccato delle motivazioni di una ribellione, snobbata all'inizio, e che ora qualcuno comincia a paragonare a una sorta di Tea Party di sinistra.
Se stare dietro agli eventi e alle segnalazioni che provengono dai media sociali risulta troppo faticoso, il consiglio è di sfruttare il lavoro antologico realizzato dal collettivo AdBusters che ogni giorno usa il servizio Storify per realizzare delle sintesi delle giornate di protesta attraverso la raccolta delle reazioni sui vari social network.

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