India, bomba al tribunale di New Delhi

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L'attentato a New Delhi

Un ordigno è esploso nel momento di massimo affollamento dell'edificio. Una decina di vittime, oltre 60 i feriti. Tre mesi fa un altro attentato aveva colpito il palazzo. Il primo ministro Singh parla di "atto di codardia". VIDEO

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Una potente bomba ha provocato una carneficina stamane davanti all'ingresso dell'Alta Corte di New Delhi, un grande complesso giudiziario che sorge nel centro della metropoli. Da un bilancio ancora parziale, risultano 12 morti e 62 feriti, alcuni gravi. E' la seconda volta in tre mesi che il tribunale viene colpito da una deflagrazione dopo quella avvenuta lo scorso 25 maggio in un parcheggio e di cui non si hanno ancora indizi sulla matrice. Si tratta dell'attentato più sanguinoso nella capitale negli ultimi tre anni.

La deflagrazione è avvenuta alle 10.15 (ora 6.45 in Italia) in un momento di massimo affollamento quando circa 200 persone erano in fila alla reception per ottenere i permessi di entrata nel tribunale, dove oggi, come ogni mercoledì, è giorno delle udienze pubbliche. Da quanto risulta dalle prime indagini, la bomba era nascosta in una valigetta 24 ore abbandonata all'ingresso. Le televisioni hanno mostrato diverse immagini di persone sotto shock, con i vestiti chiazzati di sangue, davanti al complesso che sorge in un'area trafficata vicino a dei cantieri edili. "Ho visto decine di corpi in terra, un vero orrore, è il peggiore attentato a Delhi", ha detto un avvocato che si trovava nel cortile interno, intervistato dalla tv Cnn Ibn. Dopo l'esplosione, è stata sospesa una seduta del Parlamento in corso, mentre il ministro indiano degli Interni P. Chidambaram ha condannato, in un intervento al Parlamento, l'attentato esplosivo contro il tribunale di New Delhi come "atto terroristico".

Intanto, lo stato di allerta è scattato in tutte le maggiori città indiane. Anche l'ambasciata statunitense ha diffuso un comunicato in cui invita i connazionali a una maggiore precauzione. Sul luogo dell'attentato sono al lavoro gli investigatori dell'agenzia antiterrorismo Nia, ma la pioggia caduta dopo lo scoppio potrebbe aver cancellato indizi sulla composizione chimica dell'ordigno. Il primo ministro indiano Manmohan Singh ha definito l'attentato come "un atto di codardia" aggiungendo che il suo paese "non si piegherà al terrorismo ma è importante che tutta la nazione rimanga unita".

Il gruppo islamico pakistano Harkat-ul-Jihad Islami (HuJI), ha rivendicato la paternità dell'attentato tramite una mail. Potrebbe trattarsi di una vendetta per la morte di Ilyas Kashmiri, leader del gruppo terrorista, che secondo fonti americane sarebbe stato ucciso lo scorso 4 giugno nel Waziristan meridionale. Per ora il governo indiano non ha confermato l'autenticità della rivendicazione.

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