Islanda, consegnata la bozza di Costituzione “partecipativa”

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Consegnato al presidente della Camera la nuova legge fondamentale scritta collaborativamente sul web. Libertà di espressione, trasparenza amministrativa e tutela dell’ambiente le modifiche più richieste dai wiki-cittadini. Il Parlamento esaminerà la bozza a ottobre. Poi, ci sarà un referendum
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Venticinque Costituenti hanno consegnato al presidente della Camera la nuova legge fondamentale scritta collaborativamente sul web. Libertà di espressione, trasparenza amministrativa e tutela dell’ambiente le modifiche più richieste dai wiki-cittadini

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di Federico Guerrini

L'Islanda è un piccolo Paese, appena 320.000 abitanti, ma questo  non  è necessariamente un limite; anzi, le dimensioni esigue, unite alla diffusione della banda larga (l'isola è uno degli Stati con la maggiore alfabetizzazione informatica del mondo) hanno consentito di trasformare questa piccola nazione in un laboratorio politico di rilievo internazionale.

Di recente, i 25 membri dell'Assemblea Costituente, sulla scia di una richiesta di trasparenza e rinnovamento seguita al collasso finanziario del 2008, hanno presentato al Parlamento la prima bozza di Costituzione al mondo realizzata parzialmente in crowdsourcing, ovvero con il contributo e i suggerimenti dei comuni cittadini. Qualcosa di simile è in corso in Egitto, ma la diversa dimensione e popolosità del paese arabo e le difficili condizioni geo politiche dello stesso rendono tale progetto assai più utopico.

In Islanda, il processo era in corso da alcuni mesi. Da aprile, ogni settimana i costituenti avevano sottoposto i testi su cu stavano lavorando al giudizio dei loro connazionali, utilizzando, oltre al sito istituzionale del Parlamento, piattaforme di condivisione popolari come Facebook (due islandesi su tre hanno un account sul sito di Zuckerberg), Twitter, Flickr e YouTube. Il Parlamento esaminerà la bozza di Costituzione a partire dal prossimo primo ottobre. Il testo finale verrà poi sottoposto a referendum.

I suggerimenti raccolti fra oltre 1600 commenti pervenuti sul sito dell'Althingi, l'organo legislativo islandese, sono i più disparati e spaziano dal modello di sviluppo economico più appropriato per il Paese, alle procedure di elezione dei rappresentanti del popolo. Tuttavia, è possibile individuare due grandi filoni di proposte che vanno a innovare in maniera sostanziale quanto contenuto nella costituzione al momento in vigore, adottata in tutta fretta nel 1944, subito dopo l'indipendenza dalla Danimarca.

Libertà di espressione e trasparenza
- Il primo riguarda la  libertà di espressione e la tutela del diritto di accesso alla Rete. “E’ proibito tagliare la connessione a Internet – recita il testo – se non dietro ordine di un giudice e alle stesse condizioni che regolano le limitazioni della libertà di espressione”. In questo modo si pensa di scongiurare leggi anti-pirateria come quelle presentate in Francia. Il successivo articolo 15 sul diritto all'informazione stabilisce poi che dati e provvedimenti del governo debbano essere accessibili a tutti e la loro consultazione possa essere inibita solo per ragioni di sicurezza nazionale o privacy. Un passo avanti nella logica degli Open Data, che va diffondendosi in un numero crescente di nazioni al mondo.

Ambiente - L'altro grande filone scaturito dalla partecipazione dei cittadini, è quello che pone l'accento sulla tutela delle risorse naturali del Paese: l'articolo 33 inserisce fra i diritti costituzionalmente garantiti, quello a un ambiente salubre e a una natura incontaminata. Per la prima volta in un testo di questo livello, viene posto l'accento sui diritti della generazioni future, a cui deve essere consegnato un mondo in cui sia possibile vivere un'esistenza dignitosa e in armonia con l'ambiente.
Il tema è molto sentito in Islanda, un paradiso naturale che negli ultimi anni ha dovuto subire alcune ingiurie, come la distruzione nel 2006 di un vasto spazio incontaminato a seguito della costruzione di un grande complesso idroelettrico voluto dalla multinazionale dell'acciaio Alcoa per alimentare la sua fonderia. Durante il grande sviluppo economico di inizio millennio, queste e altre concessioni erano viste come un male necessario per portare lavoro e occupazione; la recessione degli ultimi anni sembra però aver convinto gli islandesi della necessità di un approccio più sostenibile nel lungo termine.

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