Egitto, la protesta contro Mubarak corre (anche) sul web

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La crisi politica nel paese nord africano raccontata in tempo reale su blog, siti, forum, Facebook e media tradizionali. Ecco come rimanere aggiornati senza perdersi nel diluvio di notizie. VIDEO E FOTO

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di Raffaele Mastrolonardo

Probabilmente il web le ha incoraggiate, di certo la rete può aiutare a seguirle passo dopo passo. Le proteste di piazza che dal mattino del 25 gennaio stanno attraversando l'Egitto sono infatti raccontate su Internet dai giornalisti ma anche da semplici cittadini in un flusso ininterrotto di informazioni. Ecco allora qualche suggerimento per seguire gli eventi, senza perdersi nulla di importante ma anche senza perdere l'orientamento nel diluvio di notizie.

We are all Khald Said. E'la sorpresa giornalistica di questi giorni. Per gli egiziani ma anche per il mondo. In arabo ma anche in inglese. Aggiornamenti su quello che accade in piazza e suggerimenti tecnici per evitare la censura. Video, foto, appelli e commenti.  Minuto dopo minuto, praticamente 24 ore su 24. I pochi che ancora nutrissero dei dubbi su quanto il web abbia rivoluzionato l'informazione contemporanea non hanno che da dare un'occhiata alla pagina Facebook di We are all Khald Said, uno dei gruppi che ha promosso le proteste di questi giorni. Sbocco sul social network di un sito che si batte per fermare la tortura nel Paese delle piramidi, la pagina si è imposta come uno dei più completi luoghi di informazione sugli eventi egiziani. Centinaia di aggiornamenti hanno accompagnato l'evolversi degli eventi a partire dal 25 gennaio. Il sito offre notizie sugli assembramenti, sulle cariche della polizia e anche sulle condizioni degli arrestati. Ospita pure, con le dovute avvertenze circa la durezza delle immagini, il video che mostra il cadavere (e il foro del proiettile nel suo corpo) di uno dei manifestanti uccisi durante le dimostrazioni. Tra le informazioni che divulga, anche le liste dei server che consentono agli egiziani di aggirare la censura della rete. Ma il vero valore aggiunto sono i commenti degli utenti, che aggiungono informazioni dal cuore degli eventi e segnalazioni di servizio. Se, come ha detto qualcuno, l'informazione dal basso sul Web è diventata grande in occasione degli attentati di Mumbai, qui si può dire che ha raggiunto la piena maturità.

Twitter.
Il modo più rapido (ma anche forse più caotico) per restare informati minuto dopo minuto sugli eventi egiziani è seguire il flusso di cinguettii targati #25Jan, l'hashtag scelto per identificare i messaggi relativi alla programmata “rivoluzione del 25 gennaio”. Due problemi: la quantità dei tweets e, per chi non parla la lingua, il fatto che molti di questi siano in arabo.

MuckRack. Per chi ama l'immediatezza di Twitter ma solo se temperata da uno sguardo mainstream c'è MuckRack.com, servizio che aggrega esclusivamente informazioni postate su Twitter da giornalisti. Il servizio copre tutti gli argomenti più caldi dell'attualità e dunque, in questi giorni, anche le proteste egiziane. Sulle rivolte all'ombra delle piramidi, si possono per esempio seguire, fra decine di altri, gli aggiornamenti di Ben Wedeman, corrispondente dal Cairo della CNN, o di Ayman Mohyeldin, corrispondente di Al Jazeera,

The Guardian. Facendo un altro salto nella scala che va dall'informazione decentrata e anarchica a quella del giornalismo in senso stretto, si arriva al live blogging realizzato dal quotidiano inglese The Guardian. Come già era accaduto recentemente per il cablegate e il successivo arresto di Julian Assange, la testata inglese ha messo in piedi un impeccabile (e innovativo) servizio di aggiornamento continuo sulla vicenda nel quale confluiscono segnalazioni prese da siti esterni e social media, ma anche esclusivi punti di vista da parte dei corrispondenti in loco del giornale come Jack Shenker. Uno sforzo, anche organizzativo, in cui il “live update” diventa il fulcro dell'informazione del sito web sull'argomento del giorno, facendo da collettore delle risorse della testata e sfruttando così al massimo l'immediatezza dell'informazione web.

Al Jazeera. Ovvero quando media tradizionali e media dal basso si uniscono per offrire il meglio dei due mondi. L'emittente del Qatar ha messo a punto sul suo sito una sezione dove utilizza il suo fiuto per selezionare e pubblicare gli aggiornamenti dal campo provenienti dai social media: video, immagini, tweet e post di blog.


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