Steve Jobs malato: che ne sarà di Apple?

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L'assenza forzata del fondatore e leader carismatico della Mela spinge a chiedersi quale sarà il destino dell'azienda. Gli analisti rassicurano sul breve e medio periodo. Sul lungo, però, i dubbi rimangono

di Raffaele Mastrolonardo

E ora? La domanda rimbalza sui blog, nei forum e nei commenti degli appassionati della Apple. Ma anche nelle stanze degli analisti e nelle teste degli investitori. L'annuncio che Steve Jobs si prenderà una pausa “per ragioni di salute” ha fatto calare improvvisamente un'ombra sulle sorti di un'azienda che, successo dopo successo, sembrava inarrestabile.
E' difficile infatti, nel mondo degli affari, trovare un legame più stretto e simbiotico di quello che lega l'amministratore delegato e fondatore di Apple alla sua creatura. E dunque è comprensibile che questo nuovo periodo di assenza forzata (dopo quello del 2004 per un'operazione al pancreas, e il più recente del 2009 per un trapianto di fegato) faccia sorgere delle perplessità sul futuro di un'azienda che, grazie a prodotti come iPod, iPhone e iPad, è diventata il punto di riferimento dell'elettronica di consumo di questo decennio. Potrà continuare su questa strada, si chiedono tutti?

Oggi - Le preoccupazioni più immediate riguardano la risposta delle borse all'annuncio dell'assenza di Steve Jobs. I mercati, si sa, sono volubili e non amano le sorprese negative. Per questo, secondo gli analisti, una flessione del titolo Apple è ipotizzabile (in Germania c'è già stata: meno 6,4 %) ma, è il consenso che prevale tra gli esperti, non deve preoccupare. Anzi, secondo Kathy Huberty, analista di Morgan Stanley, una discesa del titolo, rappresenta “un'opportunità di acquisto prima dei risultati trimestrali (pubblicati nella serata di martedì, i ricavi della Apple sono aumentati del 71% e i profitti hanno ormai raggiunto i 6 miliardi di dollari, ndr)”. E dunque aggiunge: “Suggeriamo di comprare in caso di significative cadute del titolo Apple. Ci aspettiamo che l'azienda comunichi di avere realizzato un forte trimestre di dicembre”. Dello stesso parere il suo collega Brian White di Triconderoga che ha invitato gli investitori alla calma di fronte a prevedibili sbalzi borsistici: “Steve Jobs – ha detto l'analista – è probabilmente il Ceo più carismatico del mondo e generalmente riconosciuto come 'il cuore e l'anima' della Apple. Ci aspettiamo che il titolo subisca una pressione alla vendita martedì”. Ma il futuro prossimo della Mela, ha aggiunto, resta roseo: “Crediamo che il 2011 sarà un grande anno per i fondamentali della Apple grazie alla continua crescita dell'iPhone che comincerà anche a inserirsi nei mercati caratterizzati da reti CDMA (il sistema alternativo al Gsm, ndr) in giro per il mondo. Ci aspettiamo che l'iPad diventi un prodotto di massa”.

Domani - Ma se le bizze umorali delle borse non preoccupano molto, un po' più complesso valutare il futuro della società sul medio periodo. Il valore economico del numero uno della Mela per la sua azienda è stato una volta stimato dalla rivista Barron's in 25 miliardi di dollari e dunque il suo apporto è considerato fondamentale.
“Quanto è importante Steve Jobs per la Apple?” si domanda al proposito Brett Arends nella sua rubrica ROI sul Wall Street Journal. E la risposta è: molto. “Chiedetevi: se vi foste svegliati un giorno e aveste scoperto che Steve Jobs ha lasciato la Apple per andare a dirigere Sony, con una grande quota nella società, sareste indotti a comprare azioni Sony? Scommetto di sì”. Anche per quanto riguarda il medio periodo, però, gli esperti inclinano alla fiducia. Secondo i più Tim Cook, il Chief operating officer a cui Jobs cederà il controllo delle operazioni quotidiane come aveva fatto nel 2004 e nel 2009, sarà in grado di non far rimpiangere il capo. “E' più che capace di gestire l'azienda in modo efficace. Non è uno stagista che è stato appena assunto”, afferma Michael Gartenberg di Gartner.  Tra gli ottimisti sulle capacità di Cook e del resto del gruppo di comando Apple c'è anche Charles Wolf, analista di Needham & Company. A suo parere, “in questo momento Apple ha una delle più grandi squadre di manager d'America. Qualunque sia la traiettoria attuale della società, proseguirà per i prossimi due o cinque anni, indipendentemente dal ritorno di Steve”.

Dopodomani - Oltre però è più difficile prevedere. Le sensazioni degli analisti si fanno più sfumate e le tonalità di rosa più tenui quando si tratta di capire quanto peserà l'assenza di Jobs sulle strategie a lungo termine di Apple. E, soprattutto, quanto inciderà sulla capacità di innovare che l'azienda ha dimostrato da quando, alla fine degli anni '90, è tornato alla guida. La sfida infatti, secondo gli esperti, è proprio questa: “trovare il modo -  afferma Gartenberg - di innovare i prodotti, differenziarsi sul mercato e introdurre gadget che catturino i cuori e le menti del consumatore”. Il fatto è che non c'è nessuno più bravo del numero uno della Mela in questo. Dentro gli uffici di Cupertino ma anche fuori: “E' un problema di Apple ma non solo”, afferma Wolf. “Si tratta probabilmente del più grande innovatore degli ultimi 100 anni. Sarebbe una perdita per tutto il mondo degli affari americano se non dovesse tornare”.

Tutto ciò gli appassionati e gli investitori della Apple lo sanno (anche senza bisogno che glielo dicano gli analisti, per la verità). E' anche per questo che si augurano - e augurano a Jobs (persino via video) - di tornare presto al suo posto.

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