Lapidazione, chi sono le altre Sakineh che rischiano la vita

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Sakineh Mohammadi Ashtiani
IRAN JUSTICE

In occasione della Giornata Mondiale contro la pena di morte, un dossier di Nessuno tocchi Caino denuncia i casi delle donne (e degli uomini) condannati in Iran all'esecuzione

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Oltre a Sakineh sono tredici i condannati alla lapidazione in Iran. Lo afferma un dossier di Nessuno tocchi Caino,  presentato domenica 10 ottobre in occasione della Giornata mondiale contro la pena di morte.
Inclusa la donna presa come simbolo dalla comunità internazionale, i condannati sono tre uomini e undici donne, e la pena loro comminata è legata all'accusa di adulterio, elemento che distingue i loro casi da quello di Teresa Lewis, la donna giustiziata negli Stati Uniti che Mahmoud Ahmadinejad ha indicato come esempio di ipocrisia dell'Occidente, a suo dire pronto a giudicare il regime degli ayatollah e dimentico della propria ferocia.
Tra le donne condannate vi sono Kobra Babaei, come Sakineh detenuta nel carcere di Tabriz, madre di una bambina di 13 anni e il marito, Rahim Mohammadi, anche lui condannato alla lapidazione, è stato poi impiccato a Tabriz il 5 ottobre 2009.
Era stato anche sottoposto alla fustigazione alcuni giorni prima dell'esecuzione ed è stato appeso alla forca con il corpo martoriato per le frustate ricevute.
Rahim Mohammadi e la moglie Kobra, sposati da circa 16, vivevano in condizioni di estrema povertà ed erano costretti a ricorrere all'assistenza economica di organizzazioni statali. Alcuni impiegati di queste organizzazioni avrebbero offerto ulteriore denaro all'uomo per poter avere rapporti sessuali con Kobra, e lui avrebbe accettato.

Il rapporto di Nessuno tocchi Caino indica anche Azar Bagheri, 19 anni, condannata alla lapidazione per adulterio all'età di 15 anni, e Iran Eskandari, 31 anni e madre di un bambino di 13 anni, condannata a 5 anni di prigione per complicità nell'omicidio del marito e alla lapidazione per adulterio. Fatemeh, invece, è stata condannata a morte due volte: dovrà essere impiccata per omicidio e lapidata per adulterio.
Ha 30 anni, mentre Maryam Ghorbanzadeh, 25 anni e incinta, potrebbe per questo vedersi commutata la pena della lapidazione, comminata per l'adulterio, in quella della fustigazione. Non prima, però, di aver partorito.

Le "altre Sakineh" sono, ancora, Hashemi-Nasab, detenuta nel carcere Vakilabad di Mashad; Ashraf Kolhari, 37 anni, madre di quattro bambini; una donna identificata solo come M. Kh., detenuta nel carcere Vakilabad di Mashad; Sarimeh Sajjadi (o Ebadi), 31 anni e madre di due bambini, detenuta nel carcere di Orumieh; Kheyrieh Valania, 42 anni e madre di diversi bambini, detenuta nel carcere di Ahvaz.
Quest'ultima è stata condannata nell'aprile 2002 alla lapidazione e a una pena detentiva per complicità nell'omicidio del marito, accusa che ha sempre negato. Vittima di violenze domestiche, avrebbe ammesso la relazione con l'uomo che ha ucciso il marito. Kheyrieh afferma: "Non mi importa di essere giustiziata, ma non voglio essere lapidata! Ti mettono un cappio al collo e muori subito, ma è insopportabile essere presa a sassate ripetutamente sulla testa!" I tre uomini sono: Seyed Naghi Ahmadi, detenuto nel carcere di Sari, condannato per adulterio nel giugno 2008; Vali Janfeshani, 33 anni, detenuto nel carcere di Orumieh. E' stato condannato alla lapidazione nello stesso caso di Sarimeh Sajjadi; Mohammad Ali Navid Khamami, detenuto nel carcere di Rasht. E' stato condannato alla lapidazione nel giugno 2008 per aver commesso "adulterio essendo sposato".
Dal 2006 a oggi in Iran, unico Paese che pratica la lapidazione, sono stati uccisi a sassate cinque uomini e una donna.

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